L’ex calciatore del Milan e della Fiorentina, tra le altre, parla a Il Quotidiano di Puglia (intervista di Antonio Imperiale) dell’emergenza sanitaria, del futuro della massima serie e, in chiusura, anche del cammino del Lecce fino allo stop forzato.
EMERGENZA SANITARIA. “Siamo ingabbiati in un’esperienza da incubo dalla quale non sappiamo quando ne usciremo. Il calcio è cambiato come cambiava la vita. Sino a qualche tempo fa le società erano aziende e noi calciatori eravamo solo dipendenti. Adesso una società di calcio è una multinazionale e i calciatori sono a loro volta delle aziende al servizio di quelle multinazionali, ognuno è retto da strutture complesse. E si fa più complesso tutto”.
SERIE A. “Sento parlare delle difficoltà a gestire una eventuale proroga competizioni oltre il 30 di giugno. I campionati in corso devono essere portati a termine, se il caso, scivolando anche oltre l’estate, nei tempi solitamente di avvio delle nuove stagioni. Non è pensabile attribuire scudetti e retrocessioni sulla base di un campionato che deve percorrere ancora 12 tappe, completare l’impegno delle gare di andata e ritorno. Solo la corretta conclusione dell’intero percorso è la giusta legittimazione dei risultati finali. Play off e play out, non erano previsti. Carta di riserva? E come? Grava l’ombra dei ricorsi che sarebbero infiniti. Si devono rispettare i regolamenti. Ma le decisioni comunque possono essere solo unanimi, messe in atto da uno che sappia ascoltare e decidere. Ci è mancato questo in un momento così delicato. In certe fasi si sono pagate incertezze, contraddizioni”.
CONTRATTI DEI CALCIATORI OLTRE IL 30 GIUGNO. “Mi pare che lo si stia amplificando. Intanto una grossa parte dei con- tratti è già pluriennale e garantisce lo scivolamento delle stagioni. Per gli altri casi si può e si dovrà trovare una soluzione concordata. C’è una sola priorità su tutto: la salute dei cittadini. Viviamo una situazione senza precedenti che si sta abbattendo e che peserà sulle diverse realtà del Paese. Non sappiamo quando ne usciremo, perché non sappiamo ancora cose certe sul virus, non sappiamo cosa accadrà per le eventuali ricadute. Il calcio non può piangersi addosso, il problema è universale. Ciascuno è toccato per la sua parte. Penso ai problemi delle piccole e medie imprese. Se si riesce a ripartire dopo il 30 di aprile, dalla ripresa degli allenamenti ci vorranno almeno quindici giorni per rimettere i calciatori in condizione. Saranno tempi lunghi. E restano tutte le incertezze sul futuro”.
CALCIO GIOCATO. “In testa il campionato è più avvincente, le inseguitrici della Juve hanno un elevato tasso tecnico e di valori. Meravigliosa l’Atalanta, Milan e Napoli hanno fallito l’obiettivo. In coda Brescia e Spal sono seriamente in difficoltà, il Genoa è in splendido recupero”.
LECCE DI OGGI. “Il Lecce è partito in difficoltà, al giro di boa ha cambiato volto e marcia. Mi pare di vedere nei giallorossi di Sticchi Damiani, la Spal di due anni fa che nel “ritorno” fece una grande impresa. II Lecce ha una società che sa gestire i momenti importanti. La Sampdoria paga le incertezze societarie, ha venduto troppo rispetto all’anno scorso, a Firenze il lavoro della nuova proprietà lo si vedrà l’anno prossimo, il Torino in un ruolo non suo deve cambiare assetto mentale. Io che nel Torino ho giocato, so però che vale sempre il Cuore Toro”.
RIENTRO INFORTUNATI. “Falco è prezioso, Farias è uno molto importante, Babacar lo ha portato Corvino a Firenze, cercando di farlo sfondare. Ha grandi mezzi, forza atletica, fisicità, qualità tecnica. Quattro allenatori però non sono bastati a fargli dare quello che può. A Lecce ha il vantaggio di lavorare con Liverani, un tecnico che fa grandi cose da tre stagioni e che sa esaltare i suoi calciatori. Mi piace molto Lapadula, l’ho conosciuto quando era nel Pescara. Forse l’esperienza del Milan era arrivata troppo presto per lui. A Lecce ha l’ambiente giusto, sente il calore della gente”.
