Il presidente dell’UEFA ha rilasciato un’intervista a La Repubblica, descrivendo l’attività e le posizioni del massimo organo calcistico europeo sulla gestione dell’emergenza Coronavirus nel settore calcio.
L’EUROPEO. “In questo momento drammatico la cosa più importante è la salute, uscire da questa crisi. Il calcio interrotto simboleggia che l’Europa e il mondo si sono fermati. La decisione di rinviare Euro 2020? Giusta. Sacrificare l’Europeo ha mostrato che ogni emergenza è la nostra e che ogni club è il nostro”, ha osservato il dirigente sloveno”.
DOPO LA PANDEMIA. “Nulla sarà più lo stesso, dopo questo anno terribile, nel mondo intero, spero che nessuno dimentichi che cosa è successo: non solo nel calcio, ma nel mondo. E’ una lezione: in futuro dovremo comportarci diversamente”.
PIANI. “Il calcio europeo è unitissimo e solidale. Nessuno sa quando la pandemia finirà. L’UEFA ha il piano A, B o C: siamo in contatto con le leghe, con i club, c’è un gruppo di lavoro. Dobbiamo aspettare, come ogni altro settore”.
IDEE.“Le opzioni sono ricominciare a metà maggio, a giugno o anche a fine giugno. Se non ci riusciamo probabilmente la stagione sarà persa. C’è anche la proposta di finire questa stagione all’inizio della prossima, che comincerebbe un po’ più tardi”. E poi: “Se non ci fosse alternativa, sarebbe meglio finire comunque i campionati. Posso dire che non penso alle finali delle coppe europee a porte chiuse”.
LEGHE NAZIONALI. “I problemi nazionali spettano alle singole leghe. A livello internazionale io penso che non siano necessarie nuove competizioni per club: le abbiamo già. Il calendario è già pieno”.