L’allenatore del Perugia, amatissimo a Lecce per la sua parentesi nel 2011/12, ha colloquiato con il direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni in un’intervista video. Ecco un estratto delle sue dichiarazioni.
QUARANTENA. “Questo periodo mi è servito per dare un senso alla casa che ho preso, è molto ampia, ha grandi spazi. Se penso a chi vive in 60 mq? Certo, perché quando mi sono sposato eravamo in quattro in 55 mq: io, mia moglie e due bambini. Comunque, in generale, credo che questa clausura sia stata presa all’inizio come qualcosa di gestibile. Adesso sta diventando dura. In questo momento il calcio mi manca più di quando non allenavo”.
VISIONE. “Non bisogna arrendersi, ma neanche essere troppo ottimisti. Bisogna fare i conti con la realtà, che non significa non dover programmare un futuro immediato. Insomma, da una parte non mi piace l’idea di chi dice che è finito tutto, ma neanche di chi sostiene che a metà aprile si torna in campo e ci si può allenare in due, tre alla volta. Quando il tempo sarà giusto, si potrà finire il campionato nella normalità, cioè non porte chiuse e con la gente allo stadio: allora sì che sarà una liberazione. Se c’è da aspettare, aspettiamo, giocare a luglio non sarebbe un problema. L’evento sportivo deve essere attendibile”.
IL PRECEDENTE. “L’anno scorso, nel mio piccolo, ho vissuto una situazione simile con il mio Venezia, dovendo giocare il play-out dopo 25 giorni di stop. Uno spareggio ridicolo dal punto di vista sportivo. Lo sport deve essere sempre attendibile”.
LA RIPRESA. “Bisogna ricominciare nella maniera giusta, non solo per dare una classifica. Qui, forse lo dimentichiamo, ci sono città devastate con 12mila morti. Servono garanzie alle squadre. Ho sentito cose singolare dai presidenti, guarda caso chi sta in alto vuole per forza ricominciare, quelli in basso vogliono chiudere e a quelli in fascia media vanno bene entrambe le cose”.
IL PENSIERO DI GIULINI. “Mi è piaciuta la divagazione-provocazione di Giulini, patron del Cagliari: facciamo decidere ai tifosi”.