Il responsabile dell’area sanitaria del Lecce parla a La Gazzetta del Mezzogiorno (intervista di Antonio Calò) dell’impatto che l’emergenza sanitaria sta avendo sul mondo del calcio e delle conseguenze di una possibile ripresa.

NO ALLA RIPRESA. “Non ci sono i presupposti per riprendere il campionato, né per permettere agli atleti di allenarsi. Ho dovuto fare i conti con tre tumori, spero superati. Conosco, quindi, sia la visuale del medico che quella del paziente. So quanto sia importante la salute, quale valore immenso abbia la vita. Ci sono presidenti che spingono per rimettere in moto il giocattolo. Ebbene, solo ipotizzarlo in una fase nella quale le vittime sono quotidianamente tante, mentre colleghi ed infermieri sono in prima linea nella lotta alla pandemia e pagano un pesante tributo di morti, mi sembra blasfemo”.

OGGI RIUNIONE COMITATO TECNICO-SCIENTIFICO FIGC. “La posizione della stragrande maggioranza dei medici sportivi coincide con la mia e con quella espressa, di recente, dal professore Gianni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. Rammento che tre colleghi di club di serie A sono risultati positivi al covid-19”.

PROTOCOLLI PER LA RIPRESA? “Ho letto cose fuori dalla realtà. C’è chi invita ad eseguire un tampone a ciascun calciatore ogni 3-4 giorni. I kit, però, non si acquistano in farmacia, ma vengono forniti dall’unità di crisi. Sappiamo che non sono disponibili in quantità illimitata. Mi chiedo come si possa supporre di riservarne un grande numero per il monitoraggio dei giocatori, sottraendoli alle necessità degli altri cittadini che hanno pari dignità. Ripeto, si potrà tornare in campo solo quando la situazione sarà sotto controllo. Oggi non lo è. Siamo nella fase-1 e siamo in attesa di conoscere le disposizioni da rispettare nella fase-2, quando questa arriverà”.

POSSIBILE IL DISTANZIAMENTO NEL CALCIO? “Si parla di allenamenti scaglionati, per avere la certezza che ci sia un metro e mezzo di distanza tra gli atleti, il che è già complicato. Ma come sarà possibile svolgere le esercitazioni tattiche specifiche senza contatto fisico? In partita, inoltre, i contatti sarebbero inevitabili”.  

TERMINARE LA STAGIONE? “Nelle condizioni attuali no. Più in là vedremo. Magari a settembre. Un aiuto a comprendere meglio gli scenari potrebbe arrivare dai test immunologici, quando saranno validati dagli organismi competenti e poi eseguiti. Non è possibile dimenticare che siamo dinanzi ad un fenomeno che sino a pochi mesi fa era totalmente sconosciuto, che stiamo scoprendo giorno dopo giorno. Con l’arrivo del caldo comprenderemo se anche questo virus respiratorio, come altri, vedrà diminuire la propria virulenza”.

PERPLESSITA’. “Cosa accadrà nel caso in cui si riprendesse e un calciatore risultasse positivo al covid-19? Il suo team e quello da poco affrontato dovrebbero andare in quarantena. Verrà fermato di nuovo tutto? Comunque, la decisione ultima sulla ripresa spetta alla politica che ha la responsabilità di avere ridotto all’osso il sistema sanitario nazionale, salvo accorgersi oggi di quali siano le priorità autentiche, e che ha mandato soprattutto i medici di medicina generale in guerra, in occasione di questa pandemia, senza dotarli delle munizioni necessarie a combatterla”.