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GdS – Lapadula: “Io in un top club? Penso solo alla salvezza del Lecce. I tifosi mi fanno sentire importante e poi amo questa città”

L’attaccante giallorosso parla a La Gazzetta dello Sport (intervista di Giuseppe Calvi) facendo un bilancio della sua carriera.

LA MIA QUARANTENA. «Avevo noleggiato da tempo pianoforte e pianola, perché mi piace suonare sin da quand’ero ragazzino. Papà Gianfranco, che con mamma faceva il fioraio e organizzava in tutto i vari eventi, mi ha trasmesso le sue passioni, lui che nelle cerimonie proponeva musica. Bravissimo con pianoforte e chitarra, ora pure al sax: al mio matrimonio con Alessia, quattro anni fa, ovviamente ha fatto anche il cantante. In questi giorni di clausura, gli ho chiesto consigli per tagliare l’erba e curare le piante nel giardino, diventato il mio campo d’allenamento».

COMPAGNO SPECIALE. «Black, il mio labrador, mi segue nelle flessioni e nei vari esercizi, però non ha un buon rapporto con i palloni, ne ha forati già quattro. Ho al mio fianco pure le bimbe Regina, Bianca e Sole, di 6, 5 e 2 anni, che si divertono con l’idro pulitrice a lavare le nostre auto. In casa sto benissimo, mi godo la famiglia. Ma prego perché il mondo torni alla normalità: tanti morti. Anche tra medici e infermieri, straordinari eroi, e milioni di contagi. La vita non sarà più come prima».

IL CALCIO RIPARTIRA’? «Posso solo sperare. Ma il calcio verrà dopo, perché conta la salute. Certo, anche in casa ci prepariamo, pensando alle 12 partite che mancano. Scienziati e istituzioni valuteranno i rischi. Comunque, sarà un calcio stravolto, con gli stadi vuoti, per mesi: un’assenza pesante soprattutto per il Lecce, che può contare su quasi 19.000 abbonati, praticamente il nostro giocatore in più».

OBIETTIVO 10 GOL? «Non mi pongo limiti. I più belli sono quelli realizzati contro Samp e Sassuolo. Ho trovato un ambiente ideale e Liverani sa toccare le corde giuste, proponendo un gioco offensivo nel quale esalto le mie caratteristiche: attaccare la profondità, fare pressing sino a metà campo, per supportare la fase difensiva. Liverani è unico nella scelta dei tempi, per gestire il gruppo con il sorriso e con i messaggi, forti. Con lui ho un grande rapporto, negli allenamenti sa pungolarmi; entrambi rosichiamo quando perdiamo nelle partitelle e lui ha decisamente ancora un piedino elegante».

CHI HA INCISO DI PIU’ IN CARRIERA? «A livello giovanile, Stefano Serami, nel Collegno Paradiso, e Tiziano De Patre, nella Primavera del Parma. Poi Petrone, Vivarini e Oddo, prima di Liverani. Da bambino, nel vivaio della Juventus, ero portiere, intrigato dai racconti di mio padre, che aveva quel ruolo nei campionati dilettantistici; poi trequartista e seconda punta, con Del Piero mio campione preferito».

E’ ARRIVATO TARDI IN SERIE A. «Avrò avuto le mie colpe, però nel Parma, dieci anni fa, ho perso un’intera stagione per la scelta di Leonardi di mandarmi all’Atletico Roma, dove neppure fui utilizzato. Peccato, sotto la guida del responsabile Palmieri, nella Primavera del Parma, mi misi in evidenza, con Defrel. E Guidolin mi convocò per il match con l’Inter, rinviato per neve a fine gennaio 2010. Chissà, forse era destino…».

UN ALTRO GRANDE CLUB?  «Penso solo alla salvezza con i giallorossi. Sono ambizioso, sapevo che Lecce sarebbe stata per me una tappa fondamentale. I tifosi mi fanno sentire importante, amo la città, con il suo barocco che ti ipnotizza, Lapadula e il mare di Punta Prosciutto…».

SE SI RIPARTE MILAN E JUVE ALLA FINESTRA. «Penso alla sfida da ex contro i rossoneri e Gigio Donnarumma, il compagno più forte che ho avuto. Pesa il fattore incertezza, per tutti, non sapendo quando davvero il campionato ricomincerà. Sarà decisiva la preparazione che faremo due settimane prima di ripartire, dovremo arrivare con gambe sciolte e coraggio. Io e capitan Mancosu continueremo a segnare, sapranno essere determinanti pure Farias e Babacar, ormai recuperati, e Saponara e Falco, i nostri inventori di gioco».

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