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Le Monde intervista Pinuccio Milli/2: “Calcio e tifo oggi? Dicotomia. La repressione è un drago a cento teste”

Il prestigioso quotidiano francese ha intervistato l’avvocato leccese, tra i fondatori del gruppo Commando Ultrà Curva Nord nel 1981. Il legale, nel colloquio con Sebastien Louis, ha affrontato la situazione del calcio professionistico italiano e le possibili reazioni dei tifosi alle decisioni sull’eventuale ripresa.

Qui la prima parte dell’intervista

COESIONE ULTRAS IN ITALIA. “La loro risposta è categorica, nessuno vuole riprendere il campionato. Tutti i gruppi di ultras dalla serie A alle categorie amatoriali, hanno pubblicato comunicati stampa, quindi esiste un fronte unito. Per gli ultras, il problema etico è fondamentale, come dimostrano i diversi messaggi che hanno esposto”.

DURA REALTA’. “Nel 2020, gli ultras vedono ancora il calcio professionistico come uno sport quando questa attività è diventata un’industria da diversi decenni. La visione degli ultras non è anacronistica? (si riporta per intero la domanda, ndr) Sì, sono fuori dal tempo e la loro visione è quella dei sognatori. Il calcio è un’industria, un’attività redditizia e finanziaria. Gli ultras sono interessati alla maglia, ai valori, all’attaccamento ai loro colori, alla passione, all’aggregazione, alla collettività. C’è un abisso tra i due mondi, è una vera dicotomia. Ma è sempre stato così, quando accendono le bombe fumogene, mostrano i loro colori negli stadi, cantano novanta minuti sotto la pioggia, percorrono migliaia di chilometri… ed è anacronistico”.

SCONTRO TRA I DUE MONDI. “I calciatori, quando sono sotto i riflettori, fanno finta di baciare il logo del club, gettano le magliette sugli ultras, ma poi li considerano pazzi. E i giocatori non sono i peggiori perché per i leader di club, campionati e federazioni, gli ultras sono visti come un peso. C’è quindi un abisso tra i tifosi, gli ultras che aspettano l’autobus dei giocatori dopo una grande vittoria in un derby e questi sportivi che pensano solo al bonus che riceveranno dopo questa vittoria”.

ULTRAS DAGLI ANNI OTTANTA A OGGI. “Gli striscioni a Lecce hanno portato a indagini? Se è un crimine esporre tali messaggi? Come avvocato, ho difeso gli ultras a Lecce ma anche in tutta la regione Puglia per vent’anni. Quindi ho studiato il fenomeno per difendere i miei clienti. Molto spesso sono le persone non hanno commesso alcun crimine per cui sono state perseguite. La repressione è come un drago a cento teste. È stato implementato burocraticamente. Una repressione eccessiva? Negli anni ’80 il potere era compiacente con gli ultras perché c’erano ancora manifestazioni politiche in Italia e gli stadi erano come valvole di sicurezza per la società. Quindi, dopo, gli ultras divennero fastidiosi. Molte persone non lo vogliono più”.

STADIO LABORATORIO DI REPRESSIONE. “Dal 2007 a Lecce, ci sono multe per coloro che non rispettano il posto che è registrato sul loro biglietto allo stadio. A Lecce, come in altre città, lo stadio è un laboratorio di repressione. C’è un’escalation di testi legali e questo a volte va al limite della costituzionalità. Esistono mostri legali che esistono nella legge italiana come il flagrante reato differito o il fatto di essere in grado di bandire qualcuno da uno stadio per un presunto pericolo (Daspo, ndr). Le garanzie costituzionali sono compromesse. Un crimine che si svolge allo stadio è giudicato molto più severamente che nella vita di tutti i giorni. Se accendi un fumo durante una processione sindacale, nessuno ti dirà nulla, fallo allo stadio o vicino allo stadio e rischi almeno un divieto dello stadio di diversi anni”.

IL COMUNICATO DEGLI ULTRAS EUROPEI UNITI (qui la nota): “Questa è la prima volta che c’è stato un comunicato stampa internazionale. Va già sottolineato che le ragioni non sono le stesse a seconda del paese. I problemi di Germania, Francia o Italia sono diversi, ma i motivi sono gli stessi. Le autorità sportive dei diversi paesi vogliono riprendere le competizioni solo per motivi economici. L’etica è il collegamento che unisce questi ultras. In Spagna, Germania, Francia, Italia, ci sono stati molti decessi. Più di trecento gruppi che si uniscono è eccezionale.

CONCLUSIONE. “Nessuno prenderà in considerazione il loro consiglio. Inoltre, le partite a porte chiuse impediranno qualsiasi forma di protesta dagli ultras sugli spalti, così come il fatto che i raduni rimangano proibiti nella maggior parte dei paesi. Sarebbe bello poterlo dimostrare, perché è certo che ci sarebbe stata una grande manifestazione a Roma e, lì, le autorità calcistiche dovrebbero reagire.”

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