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GdM – Francioso ricorda la stagione 1995-96: “Eravamo una grande squadra. Ventura si rivelò un allenatore proiettato nel futuro…”

L’ex attaccante giallorosso parla a La Gazzetta del Mezzogiorno (intervista di Antonio Calò) dei ricordi di quella trionfale stagione agli ordini dell’ex allenatore della Nazionale.

Mino Francioso, che attualmente lavora nel settore giovanile del Sassuolo insieme a Francesco Palmieri, ricorda il ritorno nella serie cadetta centrato dal Lecce al termine della stagione 1995/1996.

RICORDI DELLA STAGIONE.Avevamo festeggiato il salto dalla C alla B, la domenica precedente, al Via del Mare, con i nostri tifosi, pareggiando per 1-1, in casa, contro l’Acireale, in quanto avevamo 3 lunghezze di margine sul Castel di Sangro, nostro rivale diretto, ed una differenza reti di +22 contro quella di +13 degli abruzzesi. La promozione matematica, però, arrivò solo il 26 maggio 1996, con il pareggio per 1-1 conquistato sul terreno della Lodigiani. Sul piano puramente teorico, infatti, se nell’ultimo turno avessimo perso con 9 gol di scarto e la vice capolista avesse vinto, saremmo stati raggiunti a quota 60 e scavalcati».

RICORDO DELLA PARTITA. «Nel match con la Lodigiani, i compagni di squadra fecero di tutto per permettermi di vincere la classifica dei marcatori. L’intero collettivo giocò con l’intento di mettermi nelle condizioni di realizzare una o più reti. Le cose, però, non andarono per il verso giusto, perché io incappai in una giornata storta, sbagliando tanto. Lo scettro di re dei bomber se lo aggiudicò Walter Mirabelli, dell’Ascoli, che a 90′ dal termine del torneo mi precedeva in classifica».

UNA GRANDE SQUADRA. «In estate, la società rifondò del tutto l’organico che, dodici mesi prima, era retrocesso in C. Della rosa del 1994/1995 rimasero in pochissimi. Furono ingaggiati calciatori di prim’ordine per la categoria. Il resto lo fece Ventura, che si rivelò un allenatore proiettato nel futuro, con concetti calcistici, che ancora oggi fanno la fortuna di alcuni suoi colleghi. Applicammo il modulo 3-5-2 ed all’inizio faticammo ad apprenderne le dinamiche, tant’è che nei primi turni i risultati non furono esaltanti. Ma poi ingranammo alla grande. Eravamo in grado di creare la superiorità numerica in tutte le zone del campo. Gli avversari erano sempre in difficoltà».

MA LA PROMOZIONE IN B ARRIVO’ SOLO ALLE BATTUTE FINALI. «Mollammo un po’ negli ultimi turni, in vista del traguardo, ma nel calcio nessuno regala nulla e così il Castel di Sangro rosicchiò qualche punto. Fece scalpore soprattutto lo stop per 2-1, che subimmo a Savoia, al 90′, dopo essere stati in vantaggio per 1-0. Ma il margine, che avevamo accumulato in precedenza, ci permise di raggiungere comunque la meta».

NEL 1996/1997 PROMOZIONE DALLA B ALLA A. «Fu la conferma della caratura del nostro team. Tra i cadetti non eravamo una corazzata come in C, ma la coesione dello spogliatoio, i meccanismi oliati, che avevamo costruito nell’annata precedente, e l’entusiasmo della piazza ci permisero di confezionare una gran bella impresa, con un organico appena ritoccato».

Rileggi qui la nostra intervista esclusiva a Mino Francioso.

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