In mattinata, è venuto a mancare a 78 anni l’ex leggenda dell’Inter. Nella sua carriera da allenatore c’è stata anche la parentesi leccese ad inizio anni Ottanta.
Mario Corso, fenomenale mancino della Grande Inter campione euromondiale negli anni Sessanta è morto. La notizia è giunta in mattinata. Corso, che avrebbe compiuto 79 anni il prossimo 25 agosto, era ricoverato da giorni in ospedale.
Il suo nome è legato alla famosissima punizione a “foglia morta”, imprendibile per tanti portieri nella sua carriera in campo segnata per la quasi totalità dalla militanza nell’Inter, dal 1957 al 1973, prima di passare al Genoa.
Massimo Moratti, ex presidente dell’Inter, lo ha ricordato così ai microfoni dell’ANSA: “Mario Corso era l’unico calciatore che Pelè dichiaratamente avrebbe voluto nel suo Brasile: questo per far capire ai giovani la portata della classe del mio amico. Era il mio preferito della Grande Inter, ma anche mio padre lo adorava, e lui rimase sempre vicino alla nostra famiglia. Tecnica sopraffina, gioco in controtempo, le punizioni cosiddette ‘a foglia morta, era un piacere vederlo giocare…”
Corso lega il suo percorso calcistico anche al Lecce. Nel Salento ci fu, infatti, la sua prima esperienza da primo allenatore, dopo aver guidato l’anno prima il Napoli Primavera. L’ex azzurro allenò i giallorossi nella stagione 1981/1982, in Serie B, succedendo a Gianni Di Marzio. Durante la sua guida esordirono i salentini Claudio Luperto e Salvatore Nobile, primi perni del Lecce che poi arrivò in A. Il campionato, fatto di alti e bassi, si concluse con il quattordicesimo posto a 34 punti, 2 in più della zona retrocessione.
R i p ?
Fu un Lecce agile e divertente per tutto il girone d’andata, concluso ad un soffio dalla “zona promozione”. Purtroppo, come mi aveva anticipato un amico, centravanti delle giovanili ed aggregato alla prima squadra, la preparazione estiva era stata a dir poco lacunosa. Il girone di ritorno ne risenti’ molto e ci salvammo con qualche preoccupazione.
In sostanza Corso aveva mostrato, da allenatore, lo stesso limite atletico che gli aveva impedito di diventare uno dei calciatori più grandi della storia (motivo che induceva il suo mister Herrera a chiederne la cessione ripetutamente).
Ora riposa in pace Mariolino, grazie di tutto.