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A tanto così da un “-1”, ma le poche vittorie certificano un salto ancora da compiere

Dopo il secondo pareggio consecutivo con la Virtus Entella, aumenta il rammarico in casa giallorossa. Partendo dall’assunto, sacrosanto, che “con i se e con i ma non si va da nessuna parte” è inequivocabile che al netto di Busellato-gol in fuorigioco e delle numerose occasioni gettate al vento, ieri sarebbe potuta nascere una classifica ben diversa.

Una partita da sbloccare il prima possibile restata poi inchiodata sullo 0-0 fino alla fine. Il mezzo stop, inatteso, di Lecce-Entella 0-0 fa male dopo l’accelerata impressa con le vittorie su Cremonese e Cosenza. I giallorossi non hanno sfruttato i rallentamenti in zona medio-alta di queste due giornate e rimangono al sesto posto, in compagnia del Cittadella, a 40 punti. Il Venezia, vittorioso lunedì sera con la Reggiana, prossimo avversario del Lecce domenica sera alle 21, dista cinque punti.

Fatta eccezione per l’Empoli, la cui costanza la rende uno scalino sopra le altre, il campionato fotografa tanto equilibrio. Tante vittorie di misura e scalini conquistati, oltre che con la tecnica, con la fame e la voglia di giocare ogni partita come una finale. Ultimamente, ne abbiamo parlato anche quando abbiamo analizzato il dato sui duelli in campo vinti o persi dai calciatori giallorossi, non si riesce a vedere un Lecce intenso per lunghissimi tratti e, specialmente in attacco, “camaleontico“, ossia capace di adottare più metodi per far male alle compagini avversarie.

Contro l’undici di Vivarini, per tutta la durata della ripresa, fatta della difesa strenua da parte dell’Entella, Mancosu e compagni hanno tenuto il pallone con tanta pazienza in proiezione offensiva, nel tentativo di aprire le maglie della difesa ospite, optando però sovente per cross su cross dove Pellizzer, Chiosa, Poli e Costa hanno giganteggiato. E nelle pochissime occasioni in cui è mancata la chiusura, o Henderson ha ritardato l’appuntamento con l’assist vincente o ci ha pensato il portiere. Discorso diverso nel primo tempo, dove Pettinari (pesantissimo il suo errore),  Mancosu e Rodriguez hanno anche tentato la giocata da fuori.

La sensazione è che la squadra non abbia ancora espresso il massimo delle proprie potenzialità. I fattori non sono soltanto ascrivibili a delle “colpe” di alcune componenti, vuoi per la metamorfosi progressiva imposta sin dalla retrocessione agostana, vuoi per la presenza di due anime (senatori e nuove leve) che pian piano dovranno darsi il cambio. Altrimenti non staremmo a parlare di un progetto pluriennale finalizzato soprattutto alla sostenibilità.

Attenzione, l’affermazione precedente non declassifica la qualità di rosa e staff tecnico messo a disposizione da società e direttore tecnico. Tutt’altro. Corini si sta destreggiando in una Babele di lingue e background di crescita calcistica diversa. A gennaio, dopo un periodo difficile, il focus è incentrato sull’inserimento progressivo di nuovi elementi (Hjulmand, maturazione di Bjorkengren, Gallo, Rodriguez) che costruiranno l’ossatura della squadra di domani. Senza operare analogie, figura retorica non sempre applicabile al calcio ma utile per dei confronti, specialmente quando si tratta di analizzare l’operato di squadre retrocesse dalla A alla B, serve focalizzare quale debba essere il salto che, magari al più presto, il Lecce debba compiere. E’ comprensibile che in un processo tale il rendimento sia, recentemente, spesso la semplice risultanza dei colpi geniali di qualche singolo per rompere partite inchiodate, specialmente quando il Lecce deve costruire. Lo è stato per Mancosu contro il Vicenza ad esempio, oppure con Rodriguez. Per dare costanza e magari puntare in alto, però, serve di più.

Dall’altra parte però c’è la sentenza dei freddi numeri. Ok la massiccia produzione di tiri in porta di ieri sera contro l’Entella, ok la giornata di grazia del giovanissimo Alessandro Russo, ma non si può rimanere impassibili alla lettura di altri dati aggregati. 4 vittorie nelle ultime 17 partite (seguite a Chievo-Lecce 1-2, fine del filotto di novembre) non possono testimoniare il rendimento di una squadra pienamente in salute, indipendentemente dagli obiettivi prefissati in estate.

Siamo soliti dire che il risultato è (anche) casuale pur essendo ovviamente figlio della prestazione fatta e, lo ripetiamo, la nostra opinione non declassa totalmente il lavoro di alcuna componente, non è il nostro stile. Di fronte però c’è una squadra che non riesce ancora ad affermarsi nonostante il capitale umano d’indubbio valore. Non riuscire a farlo sempre per poco è un’attenuante, ma sfiorare sempre il livello superiore rischia di creare un moto perpetuo da cui bisogna uscirne per affrontare al meglio gli appuntamenti senza possibilità di appello del finale di stagione. Il Lecce, Corini e i calciatori hanno tutte le carte in regola per riuscire nel salto, probabilmente più di approccio mentale che tecnico. Al di là di come andrà il campionato, servirà per proseguire la crescita, anche pluriennale.

 

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Poi dicene
Poi dicene
3 anni fa

Quanto è vero dio se rimaniamo in serie B me tagghiu li pampaciuni.
Corini idi cce faci sai? Ca poi dicene ca ieu castimu.

Arrigo
Arrigo
3 anni fa
Reply to  Poi dicene

Vabbè meglio farsi una pippa

Bar BIGGI
Bar BIGGI
3 anni fa

Mancano quei 5 punti che farebbero fare un grande salto di qualita e classifica e autostima, persi perche il calcio e questo e sicuramente perche la sorte ci ha girato le spalle anche in A , VEDI LA PARTITA DI GENOVA E BOLOGNA,,,,

Direttore1982
Direttore1982
3 anni fa
Reply to  Bar BIGGI

Eravamo una squadra con un identità ben precisa anche se squilibrata.. Ora è una squadra con tanto potenziale inespresso per scelte tecnico tattiche molto discutibili e forse per alcuni è finito un ciclo ?‍♂️. Questo anno è così ma dobbiamo crescere molto per arrivare ad obbiettivi importanti spero già dalla prossima stagione

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