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Corini riceve “il suo” Chievo: favola sino all’Europa in campo, e salvezze in panchina

La partita di sabato rappresenta un ritorno al passato per Eugenio Corini. Il Lecce sarà opposto ai clivensi, nella cui storia è impresso a fuoco il nome del tecnico di Bagnolo Mella.

Il legame tra Corini e il Chievo che parte nell’ottobre del 1998 quando, a stagione iniziata, lascia l’Hellas per passare ai cugini meno nobili, dall’altra parte dell’Adige. Con il Verona Corini era retrocesso dalla A due anni prima, ed ora aveva voglia e bisogno di rilanciarsi per non restare un talento incompiuto. Ed è lì, nel club della Paluani, che trova finalmente la sua dimensione, quella di un regista di assoluta qualità che con la B non c’entra nulla.

L’inizio non è incoraggiante, visto il ginocchio rotto che gli fa saltare tutto il 1998/99. Ma, dopo il già promettente 1999/00, nella stagione seguente il miracolo è compiuto, e la banda Delneri porta per la prima volta nella storia il Chievo in Serie A. Ma siamo solo all’inizio.

E’ il 2001/02 il campionato in cui l’Italia si innamora di quel gruppo di sconosciuti che incantano, se la giocano alla pari con le big e lottano per la Champions. L’estroso Lupatelli tra i pali, i cross di Moro e Lanna (vice di Corini al Lecce), gli inserimenti degli imprendibili Eriberto (poi Luciano) e Manfredini, i gol di Corradi e Marazzina, l’esperienza difensiva di D’Angelo e D’Anna, la grinta di Perrotta. Il tutto orchestrato perfettamente dal Genio, come viene ormai chiamato Corini. Nella settimana d’avvicinamento alla gara d’andata, Eugenio ha sintetizzato in poche battute in un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport prima dell’andata: “È sempre una favola, il Chievo ha quel senso di magia, creata grazie alla passione della famiglia Campedelli e alimentata per tanto tempo dal d.s. Sartori, che ora fa le fortune pure dell’Atalanta.

All’inizio si sogna addirittura lo Scudetto, ma il sogno è già far tremare Juve e Inter. Alla fine sarà quinto posto, che vuol dire una clamorosa qualificazione in Coppa Uefa. Per Corini sono addirittura 9 gol in 30 gettoni: un’enormità, anche se poi con il Palermo farà meglio. Lascerà il Bentegodi dopo una nuova annata super nella stagione successiva, chiusa con il settimo posto e con un piazzamento Uefa perso solo all’ultimo turno. E’ tempo di andare a far grande il Palermo, lasciando un Chievo ben radicato ora in Serie A.

L’amore tra Corini e i Mussi Volanti rinasce però con Eugenio nelle vesti di allenatore. La liaison esattamente dieci stagioni più tardi, quando il regista spostatosi ora in panca sarà autore di due altri successi di fila. Chiamato al timone dei clivensi, tra le principali candidate alla retrocessione in Serie B sempre a stagione in corso (12esima e 16esima giornata), è protagonista di due rimonte che portano ad altrettante salvezze. Il debutto con gol di Di Michele, per stessa ammissione di Corini, resterà una delle più grandi emozioni vissute in carriera. Nel 2014/15 si guadagna così la prima chance da tecnico scelto ad inizio stagione, che non riuscirà a sfruttare.

Ad oggi, nel curriculum di Corini, non figura ancora una stagione percorsa nella sua interezza al timone di una squadra dall’inizio alla fine. L’arrivederci tra Corini e il Chievo, però, non sarà mai addio, per una favola tra le più belle della storia del calcio italiano, da ricordare ogniqualvolta i due destini s’incrociano. Anche se, come in ogni storia, c’è sempre la leggera vena amara. “Da allenatore, il Chievo mi ha portato al debutto in A, dopo brevi esperienze tra B e C -dichiarò Corini-. Da tecnico, forse ho sbagliato a restare dopo le due salvezze in A, non c’era la prospettiva per proseguire”. Un motivo in più per spingere al successo il suo Lecce, senza però mai dimenticare le intense emozioni di una storia epica.

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