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Democrazia Coriniana: pazienza e rotazioni in casa giallorossa

Tra i tratti fondanti del campionato del Lecce ci sono le rotazioni nella formazione titolare. Quasi tutti gli effettivi della rosa hanno accumulato un minutaggio tali da esprimersi e dare il contributo alle sorti della squadra. Certi casi, poi, sono emblematici.

Partiamo da un dogma. L’assonanza tra il Lecce di Eugenio Corini e l’utopica favola della Democrazia Corinthiana di Socrates si ferma al nome. Qualunque appassionato di calcio non merita di essere chiamato tale se non conosce la Democrazia Corinthiana. La squadra del Corinthians non aveva l’allenatore, i calciatori si autogestivano e lo spogliatoio era come il Parlamento. Ciò accadeva in un Brasile dove stava per cadere la dittatura militare di Figuereido. Socrates era il portavoce del Timao, che non lesinava di essere portavoce, ad ogni conferenza stampa, di messaggi di pace, uguaglianza, non solo politici: il Corinthians all’epoca era una lente d’ingrandimento sociale. Ognuno aveva diritto al voto, le decisioni del gruppo erano legge. Allenamenti ma anche libri, musica, cultura, disciplina, i menù per la cena e la colazione, la filosofia, il sesso e anche (i frequenti) esuberi alcolici. Tutto deciso dal gruppo.

Finita la prefazione in cui si spera di aver dato la possibilità ai lettori più giovani d’informarsi, e approfondire, una delle pagine più belle del calcio come fenomeno di aggregazione sociale e non solo sport distaccato dal popolo, veniamo a noi. Ovviamente, in casa Lecce una guida tecnica, anche ben salda, c’è. Corini, con l’avvicendarsi delle gare di questo campionato, sta dimostrando di dare i giusti spazi a tutti i suoi effettivi, ricercando sempre la scelta secondo un criterio coerente non solo con le recenti prestazioni, esaminando a tutto tondo anche il quotidiano.

Fatta eccezione per Gabriel e Lucioni, le due vere colonne della squadre per minutaggio accumulato (più di 2400′ per entrambi, 400 minuti in più degli inseguitori Coda e Henderson), in quasi tutti gli slot della formazione titolare, complici anche i cinque cambi, non si sono visti titolari sempre presenti. Anche il bomber Massimo Coda, faro del reparto avanzato, ha conosciuto le sue due apparizioni partendo dalla panchina. Allargando in pratica il ventaglio delle eccezioni anche al numero 9, si denotano le alternanze nel resto della formazione.

In difesa, a destra, l’esperimento Zuta (3 gare da terzino destro in avvio) ha preceduto l’arretramento di Adjapong. Dietro la continuità dell’ex Sassuolo, Corini lavorava all’adattamento di Paganini, inizialmente giunto per fare l’esterno offensivo del 4-3-3 (come anche Adja?) concepito nel primo mese da tecnico del Lecce. La rottura del tendine d’Achille di Adjapong ha di fatto costretto la società alla “sostituzione” con Maggio, la cui condizione fisica sta dando garanzie. Al centro della difesa, Dermaku è stato la prima scelta nelle poche volte in cui è stato disponibile. La coppia con Lucioni si è vista solo tre volte. Meccariello, sulla carta la quarta scelta, con la solita voglia di lavorare a testa bassa ha dato continuità al suo rendimento sostituendo prima l’albanese e poi scalzando Pisacane, giunto a gennaio per rimpolpare le fila. Democrazia coriniana è anche rispetto delle leggi, anche non scritte: il tecnico ha concesso spazi in Coppa Italia anche a Rossettini e Lo Faso, in uscita da tempo, e ai portieri Bleve e Vigorito.

Emblematico è il caso della fascia sinistra. Calderoni, partito ovviamente titolare, ha dato forfait a causa dei problemi al polpaccio. Zuta lo ha sostituito, ma, allenamento dopo allenamento, Corini ha monitorato la crescita di Gallo, mai sceso in campo con il Lecce nella sua prima parentesi prima del prestito alla Virtus Francavilla. Le congetture hanno indotto il tecnico a inserire il siciliano prima a partita in corso e poi, in pianta stabile, anche dall’inizio. Il monito sembra chiaro: se si lavora l’occasione arriva.

A centrocampo, Tachtsidis doveva essere il terzo perno dell’ossatura centrale insieme a Gabriel e Lucioni. Dopo l’accantonamento dell’esperimento Majer regista e il ritorno al 4-3-1-2, il greco ha preso il mano le chiavi della regia del Lecce dopo la risoluzione della querelle-Dhamak. L’arrivo di Hjulmand, ad oggi, può già sapere di passaggio di consegne. Il danese, colpo di Pantaleo Corvino, sta collezionando in serie buone prestazioni. Dal cambio Hjulmand/Tachtsidis al 45′ di Lecce-Brescia 2-2, l’ellenico ha visto il campo solo nei 5′ finali di Pescara. Verosimilmente, attenderemo un rilancio di Panagiotis, non al meglio fisicamente, magari in coabitazione con l’ex Admira Wacker.

Massima espressione di democrazia coriniana si è avuta poi sulle mezzali. Solo l’eclettico Henderson, impiegabile anche sulla trequarti, ha sforato i 2000′ in campo. Majer, Listkowski e Paganini, adattato anche da interno, hanno avuto sufficienti occasioni per esprimersi in campo, mentre per Bjorkengren vale il discorso della pazienza nell’attesa di una crescita capitalizzata con la titolarità conquistata nel girone di ritorno. Fiducia si è palesata anche nei confronti del cagnaccio Nikolov, lanciato in campo da titolare a pochi giorni dal suo arrivo, e Maselli, prodotto del settore giovanile ormai in pianta stabile nel gruppo della prima squadra.

In attacco, infine, Corini ammette spesso di avere cinque punte che godono di eguale considerazione. Stepinski, partner di Coda per quasi tutta l’andata dopo l’iniziale ambizione tridente Falco-Coda-Listkowski, ha goduto di maggior spazio anche per assenza di concorrenza a pieno ritmo prima dell‘esplosione di Rodriguez, ai margini all’inizio a causa di una condizione fisica da recuperare. Particolare per motivi non tecnici la posizione di Falco, incancrenitasi già a novembre, è inedita invece quella di Pettinari. In uscita nelle due sessioni di mercato, il romano è sempre stato contemplato pienamente da Corini, che, oltre ad averlo interpellato a gara in corso, lo ha schierato a sorpresa da titolare a Salerno fino all’ultima maggior frequenza di minutaggio data anche dall’assenza di Rodriguez. L’arrivo di Yalçın ha poi cambiato il volto, almeno numericamente, del reparto offensivo. Solo Felici, uscito finalmente da un lungo periodo di riabilitazione dopo l’intervento al piede, deve ancora esordire quest’anno.

Lo abbiamo già accennato, ma possiamo parlare di democrazia coriniana anche in un non integralismo, palesato già a poche giornate dal via dal campionato. Corini, di concerto anche con la direzione tecnica, non ha avuto problemi a tornare sui propri passi dopo l’idea estiva di costruire il suo Lecce sul 4-3-3. E nello stesso modo si deve leggere la ricerca massima dell’integrazione nel gruppo di tutti gli elementi, complicata per diverse nazionalità e numerosità di partite a cavallo di gennaio, mese della sessione trasferimenti invernale.

 

 

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Giorgio Cheva
Giorgio Cheva
3 anni fa

Bo io non comprendo però quando si impunta su un giocatore lasciando perdere altri per un tot tempo……ora Rodriguez tornerà o giocherà ancora Pettinari? Per diversi mesi non mi è piaciuto affatto a livello di formazione e di turnover e infatti abbiamo fatto peggio proprio giocando ogni tre giorni…….quindi chi dice un grande bo per me dovrebbe argomentare

Giannii
Giannii
3 anni fa

Corini è un grande

Carlo
Carlo
3 anni fa

Complimenti per l’articolo. Vorrei vedere una volta Majer dietro le punte.

EMI
EMI
3 anni fa
Reply to  Carlo

Condivido (se manca Cap. Mancosu)! Che è sempre una garanzia!

Dario
Dario
3 anni fa
Reply to  Carlo

Ma per piacere dai… Gli manca completamente l’ultimo passaggio (come anche a Henderson) e la tecnica non è da trequartista.

papas
papas
3 anni fa

Bell’articolo! Complimenti

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