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Condizione, ampiezza di alternative e identità trovata con pazienza: così il Lecce è tornato al top

Dopo una lunga fase di comprensibile assestamento i giallorossi hanno trovato la propria dimensione.

C’è voluto del tempo, ma ne è valsa la pena. Così, dopo un periodo durato diversi mesi di riassestamento nella categoria ed ambientamento per i tanti giovani e stranieri, il Lecce si è trovato sotto vari punti di vista. I giallorossi sono tornati ad esprimersi sui propri livelli ed a vincere, ma lo hanno fatto con maggiore identità di quanto avvenuto in precedenza. Il percorso intrapreso da Corini e dai suoi ragazzi ha infatti raggiunto un punto fondamentale per permettere loro di giocarsela al pieno delle proprie possibilità. E, a prescindere da come andrà a finire, di giocarsela con le proprie carte.

PAZIENZA. L’ingrediente fondamentale per aver reso possibile un sano e maturo miglioramento collettivo sotto vari punti di vista è stata la pazienza avuta dal club, tradottasi concretamente in fiducia incondizionata nel lavoro di Eugenio Corini. Così mentre parte (tanti, ma per fortuna non troppi) della piazza giallorossa borbottava richiedendo goffi esoneri (ignorando le idee dichiarate dalla dirigenza), il lavoro del tecnico e del suo staff andava avanti spedito. Analizzando nel dettaglio tecnico-tattico, le difficoltà ci sono state ma la confusione di idee mai, fatta eccezione per quel post-Pisa coinciso con l’assenza causa malattia dell’allenatore con tanto di esperimenti di difesa a 3. L’idea di gioco è stata però solo intaccata di striscio, per crescere di settimana in settimana fino a raggiungere i migliori esempi quando tutti i fattori sono coincisi. In primis calciatori ambientanti e spogliatoio finalmente unito.

CONDIZIONE FISICA. Con l’innalzarsi di tasso tecnico e qualità di gioco sono arrivati i risultati, ma questo non sarebbe stato possibile senza il netto miglioramento della forma fisica. Il lavoro di preparazione (formato mini) fatto in estate e ripetuto a inizio gennaio è stato rivolto ad arrivare al top della forma nella fase clou, ovvero quella iniziata a marzo. Il lavoro di intensità chiesto da Corini soffre se non c’è adeguata corsa, così risulta fondamentale essere arrivati a questo punto in questa condizione. Ora sì che il Lecce può viaggiare.

ROSA LUNGA. Sin da ottobre il Lecce ha avuto ampiezza di alternative, ma solo sulla carta. L’effettività della rosa mostrava infatti una coperta corta per il mister, costretto a fare i conti con tanti, troppi infortuni. Ad inizio annata sono spesso mancati uomini riscoperti come cardine, ovvero Rodriguez, Pettinari e Majer su tutti. Anche Mancosu e diverse tra le alternative hanno avuto a che fare con molteplici tipologie di defezioni, mentre nelle ultime settimane Corini ha potuto avere finalmente ampiezza di scelte, permettendosi il lusso di lasciar fuori big come Pisacane, Dermaku, lo stesso Mancosu, Tachtsidis e Stepinski. Una panchina così, in B, non ce l’ha davvero nessuno. Probabilmente nemmeno quel Monza che, con pazienza e duro lavoro, è stato messo sotto in classifica. Ora arriva il difficile: confermarsi.

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