Abbiamo messo a confronto il cammino del Lecce 2019/2020 con le squadre capaci di centrare l’obiettivo nell’era dei tre punti.

Alla ricerca…della settima. Eugenio Corini, dopo la promozione festeggiata con il Brescia due anni fa, cercherà di emulare degli illustri predecessori. Dalla stagione 1994/1995, quando in Italia è stata introdotta la regola dei tre punti per ogni vittoria, norma che, fisiologicamente, ha cambiato anche l’atteggiamento delle squadre in campo e la loro programmazione, specialmente negli scontri diretti, il Lecce ha raggiunto la massima serie in sei occasioni. Nella grafica abbiamo messo a confronto i rendimenti delle formazioni guidate dai vari tecnici. I giallorossi, in attesa dello scontro diretto con la Salernitana, sono secondi a 52 punti.

1996/1997. L’avvio sprint di Giampiero Ventura fece volare il Lecce dove spiccavano i gol di Palmieri e Francioso. L’andata fu strabiliante, il ritorno un po’ meno, ma soli cinque successi dal giro di boa in poi bastarono per festeggiare anche grazie ai 15 pari. Cinque partite senza vincere prima del doppio successo con Torino e Cesena pesarono un po’ a livello numerico, ma, alla fine, la distanza dal Brescia capolista fu solo di 3 punti.

1998/1999. La sostanza al potere. Nedo Sonetti si riscattò dopo la prima infausta esperienza nel 1993 e guidò il Lecce al ritorno in A dopo un solo anno di purgatorio. Tanta bagarre al vertice: la altre promosse Verona (prima a +2 dai giallorossi), Torino (+1) e Reggina (pari punti) lottarono anche con Pescara e Atalanta. Lo scontro diretto perso con gli abruzzesi a due giornate dalla fine e l’assenza di vittorie contro Verona e Torino (la Reggina invece fu battuta duevolte) non spinsero la squadra, dove nessuno raggiunse la doppia cifra di reti (Casale 9, Margiotta 7 e Sesa 7) verso l’Olimpo. Fu festa grande lo stesso.

2002/2003. “Solamente” 63 punti bastarono al talentuosissimo Lecce di Delio Rossi. La squadra che poté contare insieme su Ledesma, Chevanton, Vucinic, Vugrinec, Cimirotic, Stovini e Giacomazzi chiuse a 63punti dietro al duo Sampdoria-Siena (67). Triestina e Palermo, sconfitto in una finale di fatto posta all’ultima giornata dal calendario, contesero il successo alle squadre di vertice. Solo 5 sconfitte e un buon accumulo di pareggi spinsero in alto una squadra dall’altissimo talento.

2007/2008. Un cammino mostruoso allungato soltanto dalla presenza di due altre big come Bologna (84pt) e Chievo (85). Il Lecce di Papadopulo, ricordato per la compattezza tramutata in reti da Tiribocchi e Abbruscato vanta oggi la migliore media punti dell’era moderna: 2 punti a gara in una B a 22 dove il solco dalle inseguitrici, affrontate dai salentini nei playoff, fu evidente: +5 dall’Albinoleffe, +11 dal Brescia e +12 dal Pisa.

2009/2010. Una media punti minore rispetto a quella di Papadopulo bastò a Gigi De Canio per alzare al cielo del Via del Mare la Coppa Ali della Vittoria. Partita in sordina senza grandi ambizioni, la formazione del materano beneficiò dei flop delle favorite (sulla carta) Torino e Reggina, si prese la vetta a fine andata e non la mollò fino alla fine, superando di un soffio Cesena e Brescia, costretto ai playoff.

2018/2019. 19 squadre in campo in una B atipica e media punti seconda solo all’incredibile e paradossale campagna di Papadopulo. Fabio Liverani, partita dopo partita, costruì il suo successo con una crescita costante frutto di un’oculatissima campagna acquisti. Nel ritorno, i gol in serie di La Mantia permisero al Lecce la coabitazione con il Brescia di Corini, sconfitto al Via del Mare in una gara da dentro o fuori, e la vittoria nel confronto a distanza con il Palermo, precipitato a metà classifica e poi sul fondo per problemi extra-campo dopo la regular season.