Il colpo di testa di Armellino valse il successo sugli azzurrostellati e, soprattutto, la matematica vittoria del campionato di C. Con ritorno tra i cadetti dopo la più lunga astinenza dell’epoca d’oro del club salentino.
Le ultime stagioni sono state caratterizzate, in casa Lecce, da traguardi prestigiosi. Su tutti, in termini di oggettiva importanza, il ritorno in Serie A ed i risultati importanti ottenuti contro le squadre più blasonate in Italia. Eppure chiedendo a Sticchi Damiani, o a capitan Mancosu, o a qualsiasi tifoso che non abbia lasciato sola la sua squadra nemmeno un istante da Cuneo a Monopoli, quale sia stata la promozione più emozionante, nessun dubbio. La risposta è stata, è, e sarà sempre unanime: quella dalla C alla B. Troppo forte il senso di ingiustizia di trovarsi tra i semi-pro. Troppo alta la pressione per dover scappare via quanto prima.
Ecco perché per ogni tifoso del Lecce il 29 aprile non è un giorno come un altro. E’ il giorno che rappresenta la fine di un incubo, l’uscita dal limbo per non dire da quell’inferno fatto di battaglie a modesta caratura tecnica ma altissimo tasso agonistico. In stadi caldi come nemmeno la maggior parte di A, su terreni di gioco da Eccellenza. E poi, la storia. Quella diceva che, da quando hanno per la prima volta assaporato la Serie A nel 1985, i giallorossi non erano mai stati così tanto lontano dalle prime due categorie. E come ci erano finiti, poi! E ancora le finali perse beffardamente, con il culmine nella paradossale eliminazione di Alessandria. Nemmeno nel più contorto kolossal d’avventura sarebbe stata immaginata una trama simile.
Ecco perché quelle urla di gioia al gol di Marco Armellino, che dopo 17 minuti del match con la Paganese scongiurò una sofferenza che sembrava ormai nel dna del rapporto tra il Lecce e la Serie C. Ecco perché, soprattutto, quelle urla liberatorie al fischio finale del signor Maggioni di Lecco. Per il Via del Mare, per il capoluogo salentino, per il territorio tutto era tempo di meritati festeggiamenti. Rimasti sospesi come in un purgatorio per cinque lunghi anni, sin dal pomeriggio con il Carpi in cui i tifosi giallorossi si sentirono depredati di qualcosa che sembrava scontato, ma che non lo era per nulla.
Ma tutto ciò era ormai passato. Il presente diceva festa, diceva lasciarsi andare in quel pianto rimasto incastrato troppo a lungo, come a non volerla dare vinta alla crudeltà delle atroci sconfitte. Ma nulla di questo ormai importava più. Forza Lecce, torna a ruggire sui campi che più ti appartengono. E a pensare che era solo l’inizio di una rinascita ancora più splendente per i colori del Salento, lì sì, sono brividi forti. Per quel che è stato, è e, si spera quanto prima, tornerà ad essere.
Quel pomeriggio ho pianto nonostante da piccolo mi hanno insegnato che gli uomini non piangono mai!! I lucciconi c’erano e mio nipote al quale ho insegnato cos’è il LECCE ha preso il testimone che io presi nel 1976 grazie a mio Zio che mi ha portato allo stadio dai 5 anni in poi. Il LECCE è AMOREper chi lo adora come in ordine di età mio Zio,Io e mio Nipote. AVANTI IL PROSSIMO E FORZA LECCE 100 %.
Nel titolo dovreste scrivere “nella storia recente” del Lecce, perchè, per chi l’ha vissuta, la promozione del 75/76 è stata molto più attesa e liberatoria visto che erano 27 anni che l’aspettavamo e che gli ultimi campionati li avevamo condotti quasi tutti in testa per poi perderli nelle ultimissime giornate con delusioni enormi. Il Lecce non è solo quello dai Semeraro in poi. Sono storia tutti e 113 gli anni della nostra squadra, non sminuite il passato per favore.
Gianni…il mondo è dei giovani…come eravamo noi ai tempi che tu, giustamente, ricordi con orgoglio. Di Carlo, Lorenzo,Loseto…
Ovviamente Lorusso, maledetto correttore automatico
Caro lettore, credo che chiunque legga CalcioLecce sappia l’importanza che abbiamo sempre dato al lontano passato con approfondimenti, curiosità, precedenti e schede risalenti a epoche ben lontane da quelle attuali. Un titolo in cui specifica qualsiasi cosa non si può fare, altrimenti non sarebbe un titolo e noi non saremmo giornalisti. L’importante è specificare, far comprendere e puntualizzare negli ampi spazi successivi che compongono il corpo del pezzo. Il discorso sul perché sono stati utilizzati certi termini nel titolo è stato esplicato: era la prima volta da quando il Lecce è approdato in Serie A che si trovava per così tanto tempo in Serie C (e in che modo poi, tra Masiello, Carpi, Frosinone e Alessandria!). Un mix del genere non si era mai verificato nella storia. Per chi scrive nulla è più liberatorio dire addio alla C dopo anni di così atroci beffe e dopo i precedenti 30 vissuti più in Serie A che in B, nemmeno tornare tra i cadetti dopo 27 anni d’assenza. Possiamo non essere d’accordo sul peso da dare ai 27 anni o ai postumi della Serie A, ma certo questo non vuol dire sminuire il passato, anzi.
La serie C è davvero tostissima forse il campionato più tosto dei professionisti, guardate anche oggi squadre di blasone impelagate in serie C e i play off sono una vera e propria lotteria molto molto peggio di quella della B, è davvero l’inferno non lo auguro a nessuno, però quanta strada abbiamo fatto in questi 3 anni….Forza ragazzi continuiamo così
Che ricordii