La vittoria dell’Italia oggi contro il Galles porta la firma di Matteo Pessina, talento grezzo nella sua cortissima esperienza al Lecce divenuto diamante di immenso valore per il calcio italiano.
Vedere segnare Pessina con la maglia azzurra fa davvero piacere. Dopo l’iniziale esclusione e il “ripescaggio” seguito all’infortunio di Sensi, per il centrocampista dell’Atalanta essere a Euro 2020 sembrava già una vittoria al 90′. Non è finita qui però. Con il numero 12 sulle spalle, storicamente assegnato al portiere di scorta, la riserva per antonomasia, Pessina ha regalato gli ultimi 3 punti del Girone A alla truppa di Mancini. Il gol, giunto con un guizzo su calcio di punizione, ha sorpreso l’estremo difensore gallese Ward facendo esaltare ancora una volta i sempre più innamorati tifosi della Nazionale.
Qui, a Lecce, nel profondo Sud d’Italia, Pessina giocò (soltanto) per sei mesi, nella prima parte del campionato di Serie C 2015-2016. Per lui, il Salento era la prima esperienza lontano da Monza, dove è cresciuto e dove si è formato come calciatore fino al terzo livello nazionale. Pessina arrivò in prestito dal Milan, che lo acquisì dopo il fallimento dei brianzoli, ma giocò soltanto 4 gara. Col pragmatico Piero Braglia, condannato a vincere come tanti predecessori ai tempi della Serie C, Pessina non trovò spazio e a gennaio fu addio.
Il ragazzo, professionale oltre che talentuoso, scalò le gerarchie del calcio, firmando per l’Atalanta, e si trovò a festeggiare il primo gol in Serie A, con la maglia del Verona, proprio contro il Lecce. In un attimo indimenticabile per la carriera, Pessina decise di non festeggiare. Lecce-Verona 0-1 doveva essere uno scontro salvezza, ma il rendimento degli scaligeri di Juric fu di ben altra pasta. L’anno scorso, poi, la vetrina della Champions League, con l’esame prestigioso contro il Real Madrid dell’idolo Kroos. Ora, l’Europeo, acciuffato all’ultimo e suggellato con il solito sorriso un po’ schivo di un ragazzo che, lavorando, non si stanca di stupire.
Era troppo giovane all’epoca, poi il mister non gli diede nemmeno spazio, se si punta sui giovani bisogna rischiare.