L’undici giallorosso ottiene per la prima volta il più classico dei successi ottenendo il massimo con il minimo sforzo, o quasi.
La storia del calcio, ed ancor meglio le statistiche, spiegano quanto siano importanti gli 1-0 per il raggiungimento degli obiettivi, soprattutto nei piani alti delle classifiche. Quel risultato che arrivano quando, per emergenza, equilibrio, stanchezza o ruggine, viene difficile dominare una partita. Un punteggio importantissimo, dunque, che il Lecce di Marco Baroni non era mai riuscito ad ottenere prima di ieri.
Fino al pomeriggio friulano, infatti, il Lecce per vincere era quasi sempre stato costretto a dominare gli avversari, spesso a livelli imbarazzanti. Solo in due casi, nei pirotecnici (per emozioni) incontri con Alessandria e Cittadella, c’era stata la vittoria con il minimo scarto, in match caratterizzati però più da altalene di eventi che dall’incertezza tipica della gara tirata, bloccata. Erano mancati i guizzi decisivi negli 0-0 con Perugia e Frosinone, era mancata l’abilità di controllo (fondamentale quando non si riesce ad affondare) con Como, Ascoli e Brescia. Tante volte sfiorato, mai raggiunto.
Con il Pordenone è stata però un’altra storia, con pro e contro. Sicuramente a Strefezza e compagni è mancata la qualità negli ultimi dieci metri, così come la fluidità per sommergere l’avversario di occasioni (anche se 9 non sono affatto poche, anzi). Di buono, anzi di buonissimo, c’è però che in mancanza di efficacia offensiva c’è stata la compattezza di ridurre al minimo le opportunità per la controparte. Che, così, ha potuto provarci davvero una sola volta in 90 minuti, nonostante il buon coraggio mostrato dopo l’intervallo. La strada per emulare il Pisa, che grazie a ben cinque 1-0 comanda la Serie B, è ancora lunga. Il Lecce, però, sa ora di avere un’alternativa fondamentale nelle sue uscite meno brillanti.
Meglio di niente