
L’Albiceleste sul tetto del mondo come nel 1978 e nel 1986, quando Pasculli ci mise lo zampino da calciatore del Lecce
Trentasei anni dopo a Buenos Aires e dintorni si può tornare ad urlare “Somos campeones del mundo!”. Da stasera infatti l’Argentina si è presa il mondo del calcio vincendo il trofeo più ambito, quella Coppa alzata nel cielo qatariota dopo la lotteria dei rigori (ed una gara che dire epica è poco) contro la Francia. Arriva così la terza stella sullo stemma dell’AFA, che si somma a quelle del 1978 e del 1986 quando il trionfo arrivò anche grazie…al Lecce.
Tra i protagonisti in Messico dell’Albiceleste guidata in panca da Bilardo ed in campo da Maradona c’era anche un calciatore giallorosso, quel Pedro Pablo Pasculli che non era riuscito a salvare i salentini ma che li avrebbe riportati in alto. Come in alto portò anche la sua Argentina, certo non come D10S Diego (quella fu la rassegna del mitico gol-serpentina e della “Mano de Dios”) e nemmeno come il match winner della finale Burruchaga, ma anche il giallorosso fece il suo.
Eccome, considerando che, nell’unica gara disputata da titolare, siglò il gol decisivo agli ottavi del serratissimo match disputato contro i cugini uruguayani. Il suo 1-0 non gli valse la conferma nelle successive gare con Inghilterra, Belgio e Germania Ovest, ma permise comunque alla Selecciòn di andare avanti coltivando un sogno poi realizzato ed al Lecce di prendersi un piccolo posto nella straordinaria storia dei Mondiali di calcio. La stessa storia che oggi risplende a tinte biancocelesti.
