L’attaccante, passato in carriera anche dal Lecce, non sarà in panchina nel Salento insieme a José Mourinho in quello che è il suo primo incrocio da allenatore al Via del Mare
Il ritiro dal calcio giocato a soli 27 anni fu un dramma per Emanuele Foti calciatore. L’attaccante centrale conobbe la Serie A a 17 anni con la Sampdoria e, l’anno dopo, partecipò alla salvezza del Vicenza con 6 provvidenziali gol da gennaio a giugno. In carriera, partendo sempre dalla Sampdoria, Foti si trasferì in prestito senza mai trovare una continuità realizzativa e giocando con costanza a Piacenza, Treviso ed Empoli. Nell’estate del 2012, dopo la doppia retrocessione a seguito del calcioscommesse, Foti fu uno degli ultimi rinforzi, a titolo definitivo, scelti dal primo Lecce di Serie C della gestione Tesoro.
Nel terzo livello nazionale, Foti fu il perno offensivo del 4-2-3-1 di Franco Lerda. Arrivarono gol a raffica con numeri da capogiro: 8 in 9 presenze insieme ai compagni d’attacco Falco, Bogliacino e Chiricò in una squadra che pareva dovesse ammazzare il girone A di Lega Pro. Il calo dei giallorossi iniziato a dicembre con le tre sconfitte consecutive con FeralpiSalò, Sudtirol e Carpi coincise con i primi problemi alla schiena per l’attaccante, che saltò la sconfitta in Emilia contro la squadra che nella finale playoff decretò il mancato ritorno in Serie B. Nel Lecce del girone di ritorno mancarono le reti e il lavoro di Foti. L’oggi 34enne provò a giocare sul dolore e, dopo la fine del campionato con annesso mancato rinnovo contrattuale, scelse l’intervento chirurgico.
“I guai sono iniziati nel 2013. La prima parte della stagione con il Lecce ero riuscito a ritagliarmi uno spazio importante in una squadra che puntava subito a tornare in Serie B dopo la retrocessione –raccontò Foti in un’intervista ricordando l’ottimo approccio con la Serie C-. Poi, però, sono iniziati i problemi alla schiena che mi sono portato fino al termine della stagione, giocando anche se non ero al meglio della condizione. Nell’ottobre di quell’anno ho optato per un intervento chirurgico che risolvesse il mio problema di ernia al disco. La realtà, però, ha dimostrato che c’è stato errore medico per il quale sono ancora in causa legale. Nel 2014 a Chiasso ho provato a stringere i denti, ma la situazione non è mai migliorata e così ho deciso di smettere”
La delusione fu grande: “La realtà è che però per colpa di un errore medico io una seduta di allenamento completa non posso più sostenerla: anche adesso a causa dei 192 centimetri d’altezza se gioco con mia figlia troppo a lungo devo piegarmi e fermarmi per il fastidio che accuso. Fra una seduta di fisioterapia e un consulto in diversi mi prospettavano l’eventualità che non sarei più stato in grado di fare il calciatore, diventata poi una certezza. E’ stata una brutta botta perché anche se ero preparato la speranza è l’ultima a morire“.
Messi da parte troppo presto gli scarpini, Foti lavorò subito per costruirsi una seconda vita nel calcio, sempre sul campo, ma in panchina. Con Marco Giampaolo, ritorna nel 2016 alla Sampdoria da collaboratore tecnico e segue le sorti dell’allenatore abruzzese al Milan e al Torino. All’inizio del 2022, la svolta. A seguito dell’interruzione del rapporto di João Sacramento con la Roma, entra a far parte dello staff di José Mourinho come allenatore in seconda della squadra capitolina. Quando Mou è squalificato, Foti siede in panchina e colleziona due 1-0 con Spezia e Atalanta e, circa un mese fa, ha conseguito la qualifica da allenatore UEFA A.
Chi di squalifica “ferisce” di squalifica “perisce”. Foti è stato stoppato per un mese dal Giudice Sportivo dopo la semifinale persa in casa dalla Roma contro la Cremonese “perché, al 33′ del secondo tempo, alzatosi dalla propria panchina, rivolgeva agli Ufficiali di Gara, urlando, ripetute espressioni offensive: per avere, inoltre, come rilevato dai rappresentanti della procura federale, rivolo, al 29′ del primo tempo, dopo la segnatura della rete della Cremonese, frasi minacciose verso una dirigente della squadra avversaria; per avere inoltre proferito al 34′ del secondo tempo, dopo aver ricevuto la notifica del provvedimento di espulsione, ripetute espressioni blasfeme allontanandosi dal recinto di giuoco; per avere, infine, dopo il termine della gara, posizionatosi davanti allo spogliatoio del Direttore di gara, rivolto al medesimo ulteriori espressioni offensive con tono minaccioso”.
Ricordo ancora la tripletta all’Entella,mentre tutti noi aspettavamo il terzo esordio di Cheva,lui venne sotto la curva mimando Sant’Oronzo…GRANDE💛❤️