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Lecce, obiettivo centrato soffrendo e sognando. Dal Napoli perfetto al tonfo Samp: il pagellone della Serie A 22/23

Empoli e Salernitana le piccole più positive dopo i giallorossi, Lazio e Bologna toste e spettacolari. Verona peggio dello Spezia: i nostri voti.

NAPOLI 10 – Il numero di Diego per chi ha dominato il campionato dall’inizio alla fine come quasi mai accaduto nella storia della Serie A. Spalletti ha creato una macchina perfetta, insuperabile dietro, capace di dominare con un bel gioco e di sprigionare la forza delle sue stelle, Kvara e Osimhen su tutte. Un cammino in campionato talmente dirompente che i quarti di finale di Champions appaiono addirittura come un clamoroso rimpianto europeo

LAZIO 9 – Nettamente la sesta delle grandi sorelle sulla carta, con un Napoli normale avrebbe persino lottato per la vittoria dello Scudetto. Aspetto incredibile alla luce di spese di acquisti ed ingaggi persino inferiori a quelle pur basse dei partenopei. Invece Sarri ha creato un collettivo che ha rinunciato a qualche gol, pur facendosi apprezzare come una delle migliori per gioco, ma ci ha guadagnato in coesione di una retroguardia risultata la seconda del campionato

LECCE 7,5 – Partiamo dall’unico, non trascurabile ma anche di secondo piano, aspetto negativo della stagione, ovvero il periodo nero tra fine inverno e inizio primavera che ha fatto soffrire diversi patemi che, visto l’andamento, potevano benissimo (ma non facilmente né in modo scontato) essere evitati  e fanno calare di mezzo punto il voto rispetto al girone d’andata. Un incipit per chiarire che dare un voto più basso a chi ha fatto divertire i propri tifosi raggiungendo l’obiettivo nel pieno rispetto dei propri parametri (aspetto questo che davvero a molti non entra inspiegabilmente in testa, vedi spasmodica richiesta della punta senza fare mai un solo nome di calciatore economicamente alla portata) è impossibile. Anche perché, lo sappiamo tutti, i 36 punti non rispecchiano quanto visto sul campo

ATALANTA 7,5 – Le precedenti stagioni di spettacolo ed imprese rendono il quinto posto orobico quasi normale. Un risultato, il ritorno in Europa, che invece scontato non lo è affatto ed è il giusto premio per una squadra che ha saputo addirittura lottare contro ogni pronostico per il ritorno in Champions. Il ritrovato gioco del Gasp ha così permesso all’Atalanta di mettersi alle spalle la Juve (a pagamento di penalità) e la Roma (gratis), club da tutt’altre spese ed obiettivi

BOLOGNA 7,5 – Tra le tante squadre che quest’anno hanno faticato all’inizio, i rossoblù sono poi stati colpiti dal dramma legato al peggioramento della situazione Mihajlovic. È arrivato così Motta, che ha faticato più per sbloccarsi che per formalizzare una crescita quasi inarrestabile fino ad accarezzare il sogno europeo. Da Posch a Moro, da Ferguson al finalmente determinante Orsolini sono stati tanti i singoli capaci di mettersi in mostra

MONZA 7 – Mai un’esordiente in Serie A era riuscita a sommare così tanti punti, così come mai un’esordiente in Serie A aveva avuto un budget così importante a propria disposizione. Campionato senza dubbio da incorniciare per i brianzoli, ci mancherebbe, senza però andare troppo oltre quelle che erano le aspettative della vigilia in seguito ad una campagna acquisti tranquillamente da metà classifica. Merito, a dir la verità, quasi tutto di Palladino, che compattando un undici non troppo spettacolare ma abile nella gestione ha inanellato una continuità che aveva caratterizzato, all’opposto, il disastroso inizio di Stroppa che senza i regali del Pairetto versione salentina avrebbe chiuso a quota zero la propria avventura biancorossa in A

FIORENTINA 7 – Non la squadra che aveva brillato nella passata stagione, soprattutto a causa di un avvio che ne ha minato certezze e bel gioco. Alla lunga però i viola sono venuti fuori sfiorando ben due coppe che avrebbero meritato e riuscendo comunque a tenersi sempre più su in classifica, fino ad un ottavo posto che rispecchia comunque valori e costi. Ed anche la manovra è tornata quella bella di un tempo nonostante un paio di elementi cardine abbiano deluso

TORINO 7 – Per lunghi tratti ha dato l’impressione di poter fare di più, magari avvicinando davvero la zona Europa. Una piccola amarezza per il salto di qualità solo accarezzato che non toglie tuttavia valore ad un cammino di tutto rispetto, fatto anche di risultati di prestigio e con diversi giovani lanciati da Juric. Solo tre lunghezze hanno separato i granata dall’ottavo posto che potrebbe voler dire Europa

EMPOLI 7 – Ok, qualche problemino in più rispetto all’anno scorso c’è stato, ma nulla che vada poi così oltre alle normali controindicazioni di un avvicendamento alla guida tecnica con annessi addii di alcuni dei recenti trascinatori. Zanetti ha faticato il giusto, con l’Empoli che ha rischiato un pochino solo in seguito alle cinque sconfitte di fila a fine inverno risolte proprio nell’incontro casalingo vinto con grande merito sul Lecce. Poi chiusura in scioltezza con la squadra più giovane e meno pagata, in entrambi i casi dopo i salentini

SALERNITANA 7 – Mezzo voto in più perché si è trattata della prima salvezza in Serie A non fortunata e rocambolesca della storia del club, elemento mai scontato e utile a sbloccare anche solo psicologicamente chi vuole portare avanti un progetto. Il passo avanti rispetto alla discutibile (anche legalmente) gestione Lotito è netto e tangibile, e si è tradotto nell’allestimento di un collettivo da Serie A, anche se a fare la differenza davvero sono poi stati soprattutto tre elementi: Ochoa, Candreva e (in primis) bomber Dia. Come per l’Empoli i rischi di essere risucchiati nella lotta salvezza sono stati minimi e ridotti quasi esclusivamente alla parte finale della gestione Nicola, coincisa in un primo momento con il clamoroso 8-2 subito a Bergamo

UDINESE 6,5 – L’andamento complessivo è stato decisamente ben lontano da quelle che erano state le premesse degli albori stagionali, in cui i friulani si candidavano prepotentemente a sorpresa di campionato. Poi un mini-crollo traducibile in spaventosa astinenza di successi, riequilibratosi prontamente con l’arrivo dell’inverno per evitare un capitombolo che sarebbe stato storico. Alla fine Sottil si guadagna la promozione all’esordio su una panchina di A, senza strafare eppure facendo intravedere cose interessanti grazie alle solite scoperte terribili, quest’anno capitanate da Lovric

INTER 6,5 – Terzo posto finale che non suona certo come il migliore degli obiettivi per una squadra che aveva la vittoria dello Scudetto come obiettivo e dalle qualità indiscutibili, come dimostra tra l’altro la finale di Champions giocata alla pari con il City. Dodici sconfitte, ovvero una gara persa su tre all’incirca, sono una quantità clamorosa per una big e tolgono certamente valore alla stagione. Un piazzamento Champions pur con cammino da rimonta in un anno d’assolo partenopeo è comunque un obiettivo minimo sì ma raggiunto

MILAN 6 – Caso veramente al limite quello dei rossoneri, che da un lato sì, non hanno mai mollato e sono spesso apparsi anche più quadrati dei cugini (salvo un gennaio orribile). Dall’altro però senza la Juve penalizzata sarebbe stato quinto posto ed Europa League, tonfo clamoroso per chi detiene il Tricolore e non ha perso i suoi pezzi pregiati. Come per l’Inter e per molte altre delle italiane l’ottimo andamento europeo ne alza leggermente il voto

SASSUOLO 6 – Ok che ci aveva abituati molto bene, ma questo è ben lontano dall’essere il solito Sassuolo. Ed infatti, tolto l’anno d’esordio, i neroverdi non erano mai arrivati così in basso in classifica, elemento che cozza con la crescita economica di una rosa comunque costruita a suon di milioni e che ha visto quasi totalmente reinvestiti gli introiti delle cessioni soprattutto nel clamorosamente deludente Pinamonti. Dionisi ha visto troppo poche volte esprimere il suo solito frizzante gioco e solo le giocate di Frattesi, Laurienté e del solito Berardi hanno evitato di vedere gli emiliani molto più invischiati nella lotta salvezza

ROMA 6 – La sfortunata finale d’Europa League consegna ai capitolini una sufficienza che altrimenti sarebbe stata ben lontana. Le spese estive, il colpo Dybala (ma non solo) ed i proclami vari (in tanti in estate parlavano di lotta Scudetto) lasciavano pensare a tutt’altro cammino e tutt’altro gioco messo in campo da un Mourinho mai così innervosito, spesso anche dalla sua stessa squadra. I due derby persi rendono impossibile andare sopra il 6 risicato

JUVENTUS 5,5 – Sul campo (che resta però una situazione virtualizzata dalle penalità) parliamo della squadra terza classificata, che dunque avrebbe ottenuto un piazzamento Champions. Quella stessa competizione che invece l’ha vista quest’anno risultare tra le peggiori in assoluto, non avendo quindi l’attenuante europeo che ha caratterizzato altre italiane autrici di un campionato non propriamente all’altezza. Per carità, l’altalena giuridica non favorisce il buon lavoro di Allegri che tuttavia, ben prima delle problematiche, stava deludendo ed annaspando tra metà classifica e la zona Europa League prima della reazione d’orgoglio

SPEZIA 5 – Probabilmente i liguri, per quanto fatto vedere nell’arco della stagione (ed anche in base a quelle che sono state le regole negli ultimi vent’anni) avrebbero meritato la salvezza più del Verona. Un condizionale che però non si traduce in realtà, fatta invece di un doloroso ritorno in B deciso allo spareggio dopo numerose occasioni sprecate ed un gioco, spesso interessante, non appieno concretizzato nonostante uno Nzola in annata di grazia. Rimpianti sì, ma anche un cammino percorso pericolosamente e fatalmente vicino alla linea di galleggiamento

VERONA 5 – Un po’ per tutti gli addetti ai lavori gli scaligeri avrebbero meritato una retrocessione che però si è spostato sul versante occidentale del settentrione italiano. Lo spareggio ed un girone di ritorno positivissimo hanno fatto la differenza, con Zaffaroni e Bocchetti capaci di compiere un vero, benché fortunato, miracolo sportivo. Squadra “sporca e cattiva”, elementi alla fine risultati decisivi per la permanenza vedi manata salvatutto di Faraoni nello spareggio

CREMONESE 5 – Una delusione, perché le spese per essere una neopromossa c’erano state eccome, addirittura stratosferiche se paragonate a quelle del Lecce. Invece i lombardi hanno pagato l’impatto con la categoria soprattutto in termini di concretezza, dimostrandosi invece all’altezza sul piano del gioco. Il ritardo nel trovare il primo successo è stato alla lunga determinante perché, con un buon finale, la squadra passata da Alvini all’highlander Ballardini era persino riuscita a rimettersi in carreggiata e guadagnarsi qualche piccola chance

SAMPDORIA 3 – Non c’è instabilità societaria che tenga nel giustificare la stagione dei blucerchiati. Da subito in difficoltà, sono l’unica squadra tra le ultime a non dare mai il minimo segnale di potersi giocare una benché piccola chance salvezza. Stankovic ci ha provato ma solo sul piano caratteriale, senza riuscire a trarre qualcosa da quello tecnico che, sulla carta, era al pari almeno delle rivali, giunte tutte ben più su

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