GIOCO E RISULTATI. “Principi in cambio di vittorie? Dico sempre: ci alleniamo per arrivare bene alla partita. Ho visto tanti giocatori che si allenavano bene e poi si cagavano addosso. Mangiamo bene, lavoriamo bene, poi arriva la partita. Vuoi andare a ballare fino alle 4 con la tua ragazza? Benissimo. Ma devi arrivare bene. Ma io me ne accorgo, è una lotta tra di loro. Chi ha talento non corre e lascia farlo agli altri? No, non funziona così”.
BAGGIO. “Essere allenato da Mazzone, aver giocato con Baggio: ecco cosa rimane. I titoli? Restano le persone con cui hai lavorato. I titoli ti danno la voglia di lavorare. Ma l’esperienza di aver lavorato con loro… Ho conosciuto Baggio dopo 7 operazioni. Non poteva camminare. Se gioca così – pensavo – non oso immaginare ai tempi della Fiorentina, della Juventus. Quanto condiviso con lui è stato indimenticabile. Baggio è sempre presente. Non gli ho pagato nemmeno il biglietto. L’altra volta era allo stadio”.
MAZZONE. “La prima volta mi disse che non mi voleva. Barcellona, fascia di capitano, un fenomeno arriva a Brescia e mi dice: non ti volevo! Parlavamo con Massimo prima, era vecchia scuola. Ora ci sono gli analisti, il white angle. Era carisma. Due parole con un impatto. Ora questo l’abbiamo perso. Non c’è una situazione per la quale dici: Mazzone era così. A volte ti coccolava, a volte no. Ora non ci sono allenatori come lui”.
Ah ecco