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D’Aversa contro il Parma da ex dopo quattro anni indimenticabili

In Coppa Italia, l'allenatore incontrerà per la prima volta i crociati, portati dalla Serie C a due salvezze consecutive in Serie A. Anche se l'avventura-bis non fu felice, resta una lunga pagina di storia scritta insieme.

Roberto D’Aversa arrivò al Parma in Serie C da allenatore rampante reduce dal 14°posto in Serie B con la Virtus Lanciano dell’anno prima. Il pescarese fu la soluzione desiderata dal club dopo l’esonero di Apolloni, sollevato dall’incarico nonostante il primo posto in classifica a causa di prestazioni ritenute sotto le aspettative e due sconfitte consecutive con Padova e Ancona. D’Aversa esordì con tre punti in casa della SudTirol e conquistò la prima vittoria al Tardini al secondo tentativo nel derby (3-1) contro il Modena, gara in cui, oltre a Calaiò e Corapi, andò a segno l’ex prodotto del vivaio giallorosso del primo Pantaleo Corvino Davide Giorgino. Corsi e ricorsi storici.

L’ambizione della Serie B diretta per D’Aversa fu rotta dagli 80 punti del Venezia di Filippo Inzaghi, capolista a +10 dagli emiliani a fine regular season. Guidato in campo da Alessandro Lucarelli, capitano del Parma anche l’anno prima in D, il gruppo superò la prima fase dei playoff nelle gare sui 180’ con Piacenza e Lucchese. Nelle final four di Firenze, semifinale da brivido contro il Pordenone (vittoria ai rigori e proteste friulane per un rigore decisamente dubbio non concesso nel finale a Buratto atterrato da Frattali) e pass per la Serie B staccato in finale. 2-0 all’Alessandria con gol di Scavone e Nocciolini.

In cadetteria, all’ossatura dei Lucarelli-Iacoponi-Mazzocchi-Scozzarella-Calaiò si aggiunsero gli arrivi di Gagliolo e Di Gaudio dal Carpi, Dezi dal Napoli in mediana con Barillà e l’attacco fu rimpolpato con Ciciretti, Ceravolo (dal Benevento), Siligardi (Verona) e Roberto Insigne (l’anno prima al Latina). Dopo tre sconfitte consecutive e sei punti nelle prime due, i ducali restarono nel gruppone di medio-alta classifica alternando periodi bui (quattro pari e un k.o. a dicembre 2017) e filotti di vittorie (sei successi in sette gare tra la 32° e la 37°).

La sconfitta contro il Cesena poi ultimo in classifica al Manuzzi (2-1) a due dalla fine sembrò costringere il Parma ai playoff, ma, clamorosamente, lo stesso Cesena bloccò il Palermo sullo 0-0 alla penultima e all’ultima, mentre gli emiliani vincevano alla Spezia, una rete di Floriano del Foggia fermava il Frosinone sul 2-2. Alla fine la classifica dietro all’Empoli capolista recitava così. Parma e Frosinone 72, Palermo 71, Venezia 67. Un gol di vantaggio negli scontri diretti contro i ciociari (la doppietta di Di Gaudio) permise il doppio salto in due anni a D’Aversa e al Parma con festa improvvisa al Tardini e coda poco onorevole della squalifica comminata a Calaiò per tentata combine della partita contro lo Spezia. Resta l’impresa e il temperamento del giovane tecnico capace di affermarsi e far gioire una realtà pochi anni prima abituata ad altri piazzamenti.

Alla prima avventura nella massima serie, per D’Aversa fu allestita una squadra di buon valore con elementi esperti dall’estero (Gervinho, Bruno Alves), Inglese in attacco  e giovani guidati dal tecnico alla maturazione: Bastoni e Dimarco. Proprio Dimarco regala la prima vittoria in A contro l’Inter e l’andata si chiude con ben 24 punti. Nel ritorno c’è il calo, i punti in 19 turni sono 16 e la salvezza matematica arriva alla penultima giornata grazie alla vittoria con la Fiorentina (autorete di Gerson), nove turni dopo il successo più recente (1-0 al Genoa alla 27°) e l’obiettivo avvicinato a suon di pareggi.

Nel 2019/2020, D’Aversa perde Dimarco e Bastoni (in difesa arrivano Laurini, Dermaku e Darmian) ma in avanti coltiverà il talento di Kulusevski, affiancato al Cornelius, altro attaccante insieme a Inglese. Dopo la 14°posizione dell’anno prima, il Parma chiude all’11° posto con una salvezza super serena, guidata appunto dal talento di Kulusevski, dai gol del danese e dai tagli offensivi di Gervinho e Kucka, fari del calcio propositivo di D’Aversa. Dopo quattro anni, la storia tra il trainer e il Parma conosce una pausa. Ad agosto 2020, secondo quanto scritto sulla nota ufficiale del club mancano  “coesione, unità di intenti, sintonia ed entusiasmo reciproco alla base dei successi raggiunti insieme negli ultimi quattro anni” e al Tardini, dal Lecce, arriva Fabio Liverani.

Il romano ha poco tempo per imporre le sue idee di calcio e dopo 12 punti in 16 partite il Parma richiama D’Aversa. Accolto come il salvatore della patria, si flagella ancora per non essere riuscito ad riattivare l’animo del gruppo, che gli ha consentito in passato di raggiungere traguardi straordinari. Chiude da ultimo in classifica, con soli 8 punti in 22 partite. Una media insufficiente, inferiore a quella di Liverani, che giustifica la retrocessione di un Parma che non era più il suo. Ha trovato un gruppo piatto, senza quasi motivazioni e senso d’appartenenza, rivendicato in ogni modo ma mai brandito con orgoglio. Non riuscì – come spesso disse – a trasmettere al gruppo la sua filosofia.

La fine triste, con tanti punti persi nel finale e la fisiologica discesa in B, non cancellarono i ricordi bellissimi di D’Aversa a Parma che, a maggio del 2021, si congedò così: “Il gialloblù mi ha regalato la parte più bella, interessante e intima della mia carriera; mi ha riempito l’anima di emozioni e mi ha insegnato a essere cittadino di un luogo straordinario come Parma, città popolata da donne e uomini eccezionali che ha un posto nella storia delle Eccellenze del nostro Paese. A Parma, al Club e a tutti i tifosi crociati dedico questa lettera di saluto, un arrivederci a presto che mi coglie commosso e inerme dinanzi a questa dolorosa separazione. Amerò per sempre questi colori, amerò tornare nella mia Parma. Amerò seguire le sorti di questo Club che è composto da persone magnifiche e competenti e che grazie al presidente Krause e alla sua straordinaria famiglia tornerà presto in Serie A. Amerò immaginare Collecchio animato da decine di ragazze e ragazzi che tornano finalmente ad allenarsi e a giocare a calcio in libertà, assistiti da allenatori, dirigenti e staff capaci di sostenerli anche negli impegni fuori dal campo, a cominciare dalla scuola”.

Due anni e mezzo la sua ultima panchina ducale (Sampdoria-Parma 3-0 del 22 maggio 2021), D’Aversa incontra per la prima volta il Parma da ex. Le emozioni, tante, non mancheranno, anche se, in conferenza stampa si cercherà ovviamente di minimizzare e, in campo, il Lecce di mister Roberto ha bisogno di benzina dopo la sconfitta contro il Torino. L’augurio del 48enne nato a Stoccarda è di giocare anche l’anno prossimo la sfida con il Parma, ma in Serie A e alla guida del Lecce. Entrambe le squadre inseguono l’obiettivo, i salentini alla ricerca della seconda salvezza consecutiva, i ducali, ora capolisti in B a guida Fabio Pecchia, puntano al ritorno dopo tre anni.

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5 mesi fa

Cambia tutto e fai giocare chi non ha giocato quasi mai,serve una sveglia nello spogliatoio e poi è giusto che tutti abbiamo le possibilità di mettersi in mostra

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5 mesi fa

Bisogna lavorare caro mister, è i sentimenti di lasciarli a casa

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