INFANZIA E SACRIFICI. “L’amore per il calcio è partito da piccolissimo. Appena iniziavo a camminare avevo il pallone tra i piedi, mio fratello e mia mamma sono appassionati di calcio. Ero già bravo? Così dicono. Giocavo in attacco, mi piaceva Gianluca Vialli, mi rasavo i capelli per lui. Gli idoli erano quelli: Vialli, Baggio, Del Piero. A 18 anni lavoravo in fabbrica e giocavo con il Castelfranco Emilia, era la mia prima esperienza al Nord dopo l’Eccellenza col Copertino. Si allenavano alle 7 perché molti lavoravano al mattino e mi misi a lavorare anche io. Abitavo in un garage adibito a casa senza riscaldamento, vedevo i sacrifici della gente”.

CUORE. “Il Lecce per me è tutto, è la mia squadra del cuore. Andavo in curva a vedere le partite con mio fratello e con i miei genitori, anche in trasferta. E’ un amore. Ho tatuato lo stadio Via del Mare e Piazza Sant’Oronzo: è sulla mia pelle. Indossare la maglia del Lecce era un sogno da bambino realizzato. Ho sognato il Via del Mare sul campetto delle Case Magno e immaginavo la curva esplodere. Il mio obiettivo era quello e ho lavorato sodo per realizzarlo”.

IL GOL INDIMENTICABILE. “A 24 anni abbiamo vinto la Serie B con De Canio ed ero felicissimo dopo la prima chiamata. Non credevo ai miei occhi e alle mia orecchie. Vedere la maglia del Lecce con scritto Lepore è stato emozionate. All’esordio feci gol e mostrai la maglia ‘Ultrà Lecce’, era tutto scritto. Era un sogno anche tornare da capitano e far tornare la squadra in B dopo tanti anni di calvario in Lega Pro. Fu emozionante, anche duro in alcune situazioni, ma ho sempre pensato al bene del Lecce prima di tutto. Il lavoro paga sempre. Non mi ha regalato niente nessuno. Quando vengo a Lecce sento l’affetto della gente e vuol dire che ho lasciato un buon ricordo. Vuol dire che ho lasciato un buon ricordo. Succede questo in qualunque piazza sono stato e ho vinto”.

LECCE DI OGGI. “Il Lecce lo vedo benissimo, sono stato a vedere Monza-Lecce, anche quella col Torino. Serve stare sereni, vicini alla squadra. D’Aversa è un battagliero, non molla mai e la squadra fa lo stesso. Dietro c’è una società importante, prima tifosi e poi dirigenti. Non è da tutti avere uomini così innamorati della propria squadra. Un acquisto che ultimamente mi ha impressionato? Nell’ultimo mercato posso dire Dorgu e Krstovic, quest’ultimo è molto forte”.

IDOLO E COMPAGNO. “Un mio idolo è stato Fabrizio Miccoli, ho avuto la fortuna di giocarci insieme un anno. Calciava le punizioni divinamente, le sue punizioni erano rigori. Ho cercato di rubargli qualcosa e ogni tanto qualche punizione la segno anche io. Con Fabrizio in squadra potevi migliorare e basta”

L’AUGURIO PER LA STAGIONE DEL LECCE. “Credo e spero di festeggiare la salvezza al più presto e chissà ambire a qualcosa di più importante. Salvezza il prima possibile e poi divertirsi”.