Che il Lecce avesse fatto un colpaccio clamoroso per la propria difesa potendo contare su Marin Pongracic lo si era capito già dalle prime uscite della passata stagione, quando il centrale croato aveva da subito sommato prestazioni convincenti a ripetizione. Solo quest’anno, con l’acquisizione del cartellino a titolo definitivo, l’operazione ha raggiunto i massimi connotati a livello qualitativo. Ed a confermarlo c’è il terreno di gioco.

L’inizio di campionato del classe 1997 è stato a dir poco positivo, contestualizzando non poi così lontano dal risultare impeccabile considerato che gioca in una squadra che spinge e non poco. Pongracic ha dimostrato una continuità strepitosa, non saltando un minuto in Serie A ed assicurando solidità alla difesa anche grazie alla sua leadership. Di testa è quello che ha sofferto meno, acume ed esperienza tattica gli hanno permesso di contenere anche gli avversari più veloci di lui e poi la qualità da centrocampista puro lo hanno reso elemento imprescindibile per la manovra.

Una sorta di regista basso, capace di lanciare al millimetro se non pressato o di duettare senza paura con i propri centrocampisti per tenere il pallino del gioco quanto più possibile. E poi le licenze di avanzare palla al piede, vere e proprie sgroppate (ma che eleganza!) che tagliano in due la squadra avversaria e che ancora non sono state sfruttate a dovere, vedasi l’errore nella scelta di Piccoli nel calciare da fuori anziché cercare l’assist vanificando la superiorità numerica creata dall’ex Borussia Dortmund. Ed eravamo già sul 2-2.

Ovviamente c’è da migliorare, tipo negli ultimi dodici metri che lo hanno visto protagonista di ottime opportunità (con il Napoli e con il Sassuolo le più clamorose) in almeno cinque circostanze. Perché non si smette mai di crescere, nemmeno quando rappresenti un lusso per la tua squadra.