Federico Brancolini inizia dai primi passi palla al piede per poi ricordare il passaggio fondamentale da adolescente: “La mia passione per il calcio è nata grazie a mio fratello e mio cugino – si legge nell’estratto che riportiamo-. All’asilo avevo anche il mio migliore amico che giocava, mi convinse a provare e da lì ho cominciato. Ricordo le mie prime scarpe da calcio, me le regalarono i miei nonni a sorpresa, non c’era un evento particolare come un compleanno. Ricordo che erano ancora grigie e azzurre, bellissime, della Nike. Sono andato via da Modena a 15 anni per trasferirmi a Firenze”.
Il sogno di diventare calciatori cosa sacrifici: “Andare via da casa quando si è così giovani è impegnativo. Ricordo che i primi mesi piangevo tutti i giorni quando uscivo dal campo andando a cercare contatti con la mia famiglia. Mi trovai a vivere in un collegio, ho vissuto i primi due anni in convitto con altri ragazzi seguito da un tutto. Avevamo la camera in compagnia. Facevo una vita diversa da quella che facevo a Modena. L’ultimo anno a casa ero già in prima squadra, è completamente differente la vita da professionista però quando vivi con la tua famiglia”
Brancolini parla poi dei passatempi preferiti: “Dopo il diploma, facendo il calciatore, in realtà di tempo libero ne ho. Ci alleniamo la mattina o il pomeriggio e resta una metà della settimana libera a meno che non si faccia doppio allenamento, per ora è sempre stato raro se non in ritiro. Giocare a calcio è faticoso mentalmente, hai delle pressioni che non fanno parte della vita di un ragazzo normale. Nel tempo libero cammino, mi piace lo sport in generale, mi tengo attivo e vado in centro, quando la mia ragazza è qui a Lecce andiamo al cinema. Nell’ultimo periodo ho ricominciato a studiare inglese”.
E poi i consigli da dare ai ragazzi che vorrebbero intraprendere la carriera sportiva: “Dico solo di goderselo, perché se non te lo godi vivi male. Ti deve piacere la fatica sia fisica sia mentale. Cresci velocemente ma è una crescita che devi fare. Ci sono allenamenti fisici e mentali, ma il consiglio è di goderseli e divertirsi. Il calcio insegna lo stare con altre persone, in un gruppo, ed è positivo. Il calcio, anche se oggi ci sono episodi contrari, insegna sportività e lealtà. Quando sei piccolo bisogna inculcare tutto questo nella propria testa, perché se cresci con ideali sbagliati è difficile cambiarli. Devono essere bravi nelle scuole calcio, se cominci da giovane. E’ fondamentale all’inizio il saper stare con le persone”.
Ho fatto una ricerca…non ha mai giocato da nessuna parte!!!