ALLENATORI. “Io sono diventato abbastanza autocritico e ho capito che devi prendere qualcosa da ognuno. Per un calciatore è difficile esserlo, perché di solito è sempre colpa degli altri (ride, n.d.r.). Ho avuto allenatori molto bravi e preparati ed anche meno, ma ho imparato da tutti. Perché anche i meno bravi possono aver avuto peculiarità in certi aspetti dalle quali apprendere. Fare un nome sarebbe una scorrettezza per gli altri, però…”.
NOMI. “Beh, Passarella in Nazionale, Zeman e Beretta. Poi Guidolin, Delio Rossi, De Canio. A livello internazionale quello che mi ha trasmesso Passarella non ha eguali. Concetti, visione diversa dalla mentalità italiana per esempio. Ed anche dal suo secondo di allora, Sabella, poi divenuto ct argentino”.
ZEMAN. “Già dagli anni del Foggia aveva questa filosofia offensiva. Qualcosina ha cambiato, se non altro perché è cambiato il calcio. Lui dal punto di vista offensivo è stato un maestro. Tante cose oggi le vedi in tanti allenatori che provano ad essere più spregiudicati e meno catenacciari rispetto agli standard del calcio italiano. Lui aveva il suo modo di vedere il calcio, la sua filosofia. Poi, oltre a tutto il suo pensiero, non nascondo una cosa, ovvero che qualche limite dal punto di vista difensivo lo aveva. A livello concettuale, ti chiedeva delle cose a livello tattico che erano un controsenso alla logica. Ma era il suo modo di fare il calcio”.
Ane camina
..non citi lerda perché non ti conviene
In tanti mo’…