Pantaleo Corvino ha parlato di un percorso importante per arrivare all’obiettivo. Dopo una salvezza che ha permesso delle importanti entrate, il Lecce sta cercando di crescere con sicurezza e senza fare il passo più lungo della gamba. Costi quel che costi, è la strada tracciata dalla proprietà sin dall’inizio della collaborazione con il responsabile dell’area tecnica, al secondo ciclo della sua seconda parentesi professionale a Lecce. Anche se non scalda gli animi della tifoseria come gol e acquisti sulla carta da urlo (che ci sono anche stati a dire il vero), la sostenibilità dei conti è (e sarà) vitale per, da una parte, dare un valore più alto, in parole povere plusvalenze, ai successi di squadra nel breve, e, dall’altra, attutire eventuali cadute ed avere un tesoretto su cui basare eventuali ripartenze.

In altre squadre al momento in lotta per non retrocedere come il Lecce, a gennaio si parla prioritariamente di uscite e bilanci in rosso da risanare. E’ così a Salerno, dove Sabatini tenterà la nuova impresa, è così a Cagliari, dove deliberatamente si parla di nuovi arrivi solo in caso di uscite, è così a Verona dove Baroni deve fare l'”illusionista”. Nella città dell’Arena, le cessioni dei calciatori più importanti sono solo uno dei problemi che affronta la società presieduta da Setti. Rimanendo nell’alveo delle stagioni recentissime, il quadro non cambia se si guarda alle retrocesse della stagione 2022/2023. Tra transazioni del credito e nuove indagini (Sampdoria), il rischio-C nonostante un fondo americano alla guida (Spezia) e la passione, sana ed onerosa finanziariamente, di uno degli ultimi presidenti mecenati (Cremona).

Guardarsi così attorno non deve indurre all’errore di sedere sugli allori perché si è impegnati in un gruppone di squadre in lotta. Ci sono società solide con altri patrimoni finanziari come Udinese, Genoa e Sassuolo. A tal riguardo, il club sta lavorando per permettere a Roberto D’Aversa una squadra capace di interpretare il suo calcio propositivo anche contro avversari dai conti e dal prestigio più nutrito. Rispetto all’anno scorso, il Lecce ha una rosa qualitativamente superiore, ma non deve essere una “consolazione” fare i conti quest’anno con il problema del gol rispetto alle minori, a tratti carenti, occasioni confezionate una stagione fa. Parlare di percorso è giusto, in campo è questo il campionato del Lecce. Ed è bello affrontare il percorso in gran parte con pedine di proprietà, con un modo di fare e una passione che vanno al di là del singolo, non avendo a disposizione la “stella”, il giocatore capace di vincere da solo le partite. Il pericolo resta però dietro l’angolo e, complice anche l’ottimo avvio, il desiderio del breve è condurre un andamento per quanto possibile non nella zona rossa per evitare paure e un diverso approccio in campo.

“Mi preoccuperei se il Lecce non creasse delle opportunità in casa di alcune formazioni importanti di questo campionato, come è capitato contro l’Inter, Atalanta e Lazio. Io vedo le prestazioni, il mio pensiero può essere criticato, ma torno a dire, per me conta il percorso”. In ottica prospettica, è impossibile leggere diversamente il campionato del Lecce partendo sempre dai valori creatisi anno dopo anno. “Per me conta di più la prestazione importante prima di tutto – ha chiosato Corvino- e inorridisco quando qualche giornalista scrive e che è meglio vincere giocando male che fare prestazioni senza conquistare punti, perché gli obiettivi si ottengono con un percorso. I tifosi sono sempre usciti dallo stadio soddisfatti di quello che hanno visto”. 

La consapevolezza buona del percorso va però parametrata giorno dopo giorno con l’innalzamento delle difficoltà in campionato. Stando ai numeri, la Serie A 2023/2024 avrà una quota salvezza più alta della stagione passata. Dopo 20 giornate, le ultime tre squadre sono Hellas Verona a 17, Empoli a 13 e Salernitana a 12. L’anno scorso la classifica in coda recitava Hellas Verona 13, Sampdoria 9, Cremonese 8. Immaginando, salvo smentite sul campo, un’accelerata nelle retrovie nel girone di ritorno, si potrebbe prospettare la cara e vecchia “quota 40” come risultato minimo per salvarsi. E per arrivare a quota 40, sopra la base delle prestazioni servono gol e punti. Società, area tecnica e squadra ne sono ben consce. Servirà solo lavorare tutti uniti.