Tra le tante novità, ancora tutte da scoprire e, certamente anche valutare, apportate dal neo allenatore del Lecce Luca Gotti la più impattante è stata sicuramente la nuova veste tattica conferita alla squadra giallorossa. O meglio, le nuove vesti, perché in 180 minuti Blin e compagni si sono già mostrati a tifosi e addetti ai lavori in formato ben differente rispetto alle precedenti ventotto uscite targate D’Aversa. Il quale, a posteriori, possiamo dire abbia pagato soprattutto il non aver avuto di fatto un “Piano B” rispetto al canovaccio 4-3-3/4-2-3-1 che, finché c’è stata la condizione psico-fisica ideale, ha dato frutti importanti.
Al contrario, anche certamente spinto dalla necessità di ridare equilibrio ad un undici che aveva smarrito le succitate certezze ed anche coesione, Gotti è partito dalla semplicità di ritrovare le distanze in attesa di ritrovare l’essenza della squadra. Così nell’esordio salernitano è stato subito 4-4-1-1, a cui si è arrivati pur sacrificando Piccoli in un ruolo sulla carta non suo. Certo, una virata netta che non ha favorito la freschezza della manovra ma intanto ha consentito al Lecce di subire il meno possibile in relazione ad ansie, pressioni e difficoltà del momento.
Serviva dare man forte ad una mediana allo sbando, spesso tagliata da ogni dove soprattutto nella sua parte centrale che ha spesso registrato un Ramadani solo contro tutti. Così ecco Blin al suo fianco, con i due supportati sia dagli esterni in linea che da Oudin poco più avanti. O addirittura da un terzo di fianco, com’è stato Gonzalez in un finale campano in cui non sono arrivate più occasioni avversarie anche grazie al lavoro di spola del catalano pronto sia ad alzarsi per primo in pressing che a scendere in linea con i due colleghi fino a formare un inedito 4-5-1.
Il Lecce più bello di questa mini fase di passaggio lo abbiamo però visto lunedì. I salentini, rincuorati dalle abilità psicologiche della nuova guida e rinvigoriti dalle due settimane di lavoro quasi al completo, sono stati lanciati dal 4-4-2 capace di annichilire le ambizioni di una Roma a dir poco graziata. Oltre all’equilibrio già visto all’esordio e ancor più cementato, il nuovo sistema ha esaltato le qualità della maggior parte dei singoli. Oltre ad una difesa finalmente protetta (Pongracic ai massimi livelli, Gallo scatenato, il vecchio Baschirotto), si è visto un Dorgu nato per quella posizione, un Almqvist (l’ultimo, intimidito dai recenti tempi duri) tornato utile grazie alla minor continua necessità di uno contro uno in nome di fraseggio e raddoppio difensivo, un tandem offensivo devastante benché impreciso e i mediani oleati al massimo.
Non solo 4-4-2, però. Quando le energie di Piccoli si sono esaurite e gli spazi lasciati dagli avversari proponevano l’idea di una soluzione più offensiva di Dorgu, ecco Sansone trequartista e Oudin ala per il ritorno al 4-2-3-1. Un segnale chiaro di come rispetto al passato vi fosse necessità di alternativa più che di rottura, elementi tra l’altro riconosciuti dal tecnico del Polesine. Così nell’ultima parte di Lecce-Roma, in cui tra l’altro i locali hanno subito il minimo e creato altre 4-5 clamorose opportunità, riecco la veste che la squadra potrebbe anche riproporre nel futuro prossimo. Segno che il nuovo Lecce di Luca Gotti è tutto tranne che fermo. In campo e davanti alla lavagna.
Pensate se avessimo ancora Iurlano presidente e non sto Sticchi Damiani, col cavolo che la lega ci trattava in questo modo. Iurlano sapeva farsi rispettare
A Milano si puo’ anche perdere..MA tutte le altre partite che sono dei vari scontri diretti e tutte alla portata..VINCEREEE E SALVARSIII
Molto bene non dobbiamo dare riferimenti agli avversari forse dovevamo prenderlo prima Gotti ma meglio tardi che mai mi piace l’idea di cambiare modulo anche perché gli avversari conoscevano a memoria il nostro 433 d’Aversa non lo voleva capire era troppo testardo
Spero Lecce deve vincere a Milano
È un lavoro su un telaio costruito e collaudato dai due precedenti allenatori, che hanno raccolto risultati eccelsi con una rosa di ragazzi un tempo sconosciuti. Questo telaio può ora permettersi maggiore duttilità con il nuovo tecnico. In attesa di potenziarsi il prossimo anno.
Persona saggia e integerrima, sta pensa picca a Corvino!
L’ importante che batti il Milan a S.Siro👍😁
Ho scritto per mesi che il 4 3 3 che il Lecce utilizzava per essere validissimo aveva bisogno di un Banda o di un Almqvist favolosi e in forma. Questo è accaduto nelle prime gare, anche un po’ fortunate. Poi è diventato un dramma. Cambi a specchio, uguali e quando Kaba perdeva palla diventava difficile per il centrocampo chiudere la falla sul centro destra. Gendrey veniva trovato fuori posizione e da quel lato abbiamo preso goal in percentuali altissime. Oltretutto ora battiamo i calci d’angolo in area e difendiamo su palle ferme con sette, otto uomini a protezione della porta, sta a vedere che Falcone sentendosi protetto ha provato uscite mai fatte. Non solo modulo, ma anche visione tecnica data dai due mediani e dalle due punte che in gare diverse si sono alternate nel ruolo.
Il 443 è l’unico modulo che il Lecce non può applicare perché non ha gli interpreti giusti!!! Bravo Professore 👏 Avanti con le tue Idee e non ascoltare nessuno della Societa’. Di sempre di SI, ma LASSALI PERDERE CU STU 433!!!! 👏🟡🔴
Avanti Lecceeeeeee continua così…….bravo Gotti….
A DIMOSTRAZIONE CHE D’AVERSA GNIGNA 0…..X NON ARRIVARE A CAPIRE CHE ORMAI ERAVAMO PREVEDIBILI, OLTRE A CAMBI SBILENCHI E GIOCATORI FUORI RUOLO….GRANDE GOTTI…LO SAPEVO💛❤💪
È quello di cui avevamo bisogno… Non dare punti di riferimento agli avversari… Ormai sapevano come fermarci Ancor prima di scendere in campo
allenatore intelligente cambia modulo c non funziona bene ormai il 4 3 3 lo avevano capito e prese le misure
Per qualcuno molto saccente non era una questione di modulo ….
Corvino lo chiama durante le partite e gli dice di cambiare modulo e lui cambia subito🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤦
Complimenti a Mister Gotti, in pochi giorni di lavoro è riuscito a dare un’anima e una nuova missione al gruppo.. 👏🏻🔝