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Papini a CL: “In sicurezza, ma la Serie A deve ripartire. Stipendi? Serve l’aiuto AIC, altrimenti…”

L’ex capitano del Lecce, ospite nella nostra diretta di ieri sera, ha detto la sua sul mondo calcio colpito dall’emergenza coronavirus. Stipendi, modi di vivere ipotetici e presenti del Papo.

QUARANTENA. Romeo Papini, ora direttore sportivo dell’Accademia Calcio Terni, scuola football del centro umbro, racconta il suo isolamento: “Sono in casa. E’ un periodo difficile, cominciano ad essere tanti i giorni in casa. Ho la fortuna di avere un po’ di giardino per la mia bimba, ma è dura. Da quando gestisco la scuola calcio, mi ero abituato a un nuovo ruolo: uscivo da casa alle 8 e rientravo alle 21.30-22. Mi manca il campo? Sì, sotto altra forma. E’ molto più impegnativa e prende molto più tempo rispetto a quando fai il calciatore”.

LA SCUOLA CALCIO. L’impegno da direttore in un prestigioso settore giovanile dà tanti stimoli: “Gestisco una scuola calcio grande, abbiamo creato un bacino di ragazzi che va dai 2004 ai 2014-2015. Abbiamo 400 ragazzi più juniores e prima squadra. Ciò mi tiene molto impegnato. Vedo le cose con occhi diversi rispetto a quando giocavo. Ho a che fare con allenatori, presidenti…anche con i genitori. Ora in casa sono tornato ad allenarmi come prima. Ho il tapis roulant, che ora vale oro”.

SE FOSSI STATO IO CALCIATORE DURANTE LA QUARANTENA. Papini si allontana da molti passatempi amati da ex colleghi calciatori, dedicandosi più alla famiglia: Con la famiglia vicino, in casa si sta bene ovunque. La routine del giorno è sempre la stessa. Se fossi stato a Lecce, come sono stato l’ultimo anno da solo. Ecco, così sarebbe stata dura. Io non sono uno che sta sui social o gioca alla playstation. Avrei fatto l’en plein con i film di Denzel Washington. Dato che abbiamo superato il mese di quarantena, però, li avrei finiti…”.

MASSIMA SERIE DA RIPRENDERE. Sull’eventuale ripresa dei giochi, il giudizio dell’ex mediano è chiaro: Penso che la Serie A, nel rispetto delle norme sanitarie, debba assolutamente tornare a giocare. Il calcio è una delle industrie più importanti d’Italia, e la Serie A mantiene tante persone. Penso a massaggiatori, magazzinieri. L’unica categoria che deve ricominciare è la Serie A, anche ad agosto o settembre. Tutte le società devono prendere gli introiti che poi vanno a catena su tutto il resto del sistema calcio“.

STIPENDI. Il discorso si sposta poi sul tema caldo del taglio agli stipendi. Per Papini sembra difficile un compromesso raggiunto singolarmente tra atleti e club: Ogni calciatore si mette d’accordo con la società? Difficile. Abbiamo un sindacato che deve negoziare e fare in modo che le cose vadano per la direzione giusta. Secondo me basta mettere un tetto per il guadagno. In C c’è gente che guadagna 1200 euro, il minimo salariale. Se si mette un tetto massimo di salario assicurato ci si adegua. Chi sta dentro mette i soldi, chi sta fuori può rinunciare a qualcosa. Chi ha accordi pluriennali esosi secondo me può rinunciare a due mensilità.

RISCHI E SOLUZIONI. Infine, si prova a tracciare una retta via: “Auspico che l’AIC trovi una soluzione. Altrimenti saranno i giocatori di Serie C a rimetterci. Le società potrebbero ricattare i ragazzi. La società non prende i soldi dallo sponsor, magari vorrebbe non pagare i calciatori. Questi ultimi, magari giovani, accettano la situazione per strappare un rinnovo. Ci rimettono sempre quelli più in basso. Spero che l’AIC trovi una soluzione equa”. 

Qui l’intervento di Romeo Papini nella nostra puntata:

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