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Tachtsidis, l’importanza di un azzardo vinto. Ora il ritorno in A

Il greco ha preso in mano i tempi del Lecce del duo Liverani-Meluso centrando il riscatto personale, che potrebbe completarsi con la conferma nella massima serie.

Dura la vita del regista quando in panchina siede uno dei massimi esperti italiani di quel ruolo. Dura, appunto, o fantastica, se l’obiettivo è quello di recuperare quota e ritornare nell’Olimpo del grande calcio. Potrebbe sintetizzarsi così la parabola recente di Panagiotis Tachtsidis, giunto a Lecce dopo uno dei periodi più bui della carriera. E dire che la scorsa stagione Panos battagliava in Champions League con Barcellona e Juventus.

E poi? Mettiamo in ordine gli avvenimenti. L’Olympiacos ha tesserato il calciatore nell’estate del 2017 dopo un vano corteggiamento del Torino. A negare l’approdo in granata ci fu il ‘niet’ di Sinisa Mihajlovic, poco colpito dal passo del greco, inadatto a suo dire per una squadra muscolare e pronta a pressare a tutto campo. Dopo tanto peregrinare nel Bel Paese, così, arrivò la squadra del Pireo. Sotto la gestione di Oscar Garcia, Tachtsidis si alterna con Romao e Martins e colleziona 25 presenze. In Champions, gioca tutto il girone di ritorno.

Nel calciomercato estivo del 2018 comincia il tunnel. A sessione scaduta, Evangelos Marinakis, patron dell’Olympiacos e uno degli uomini più influenti in Grecia, svincola il centrocampista e permette il tesseramento con il Nottingham Forest. Cosa c’è di strano? Il proprietario degli inglesi è proprio Marinakis. La gestione arbitraria del contratto e il controllo di due squadre ha permesso così l’aggiramento delle regole. Tachtsidis, però, in Inghilterra rimarrà a 0 presenze (solo una panchina contro lo Sheffield United).

A gennaio arriva così la scommessa di Meluso e del Lecce. Prestito con acquisizione che diventa definitiva in caso di promozione in Serie A e Tachtsidis messo subito al centro del progetto tattico di Fabio Liverani, che nonostante il ritmo partita pressoché assente lo lancia subito in Lecce-Benevento 1-1. Il debutto lascia intravedere già il valore. Piedi di altra categoria, tanta sicurezza e pacatezza nel ricercare la giocata migliore ma allo stesso tempo quella dose di “cattiveria” che aiuta i giallorossi nei momenti catartici.

Il play ellenico permette così l’evoluzione di Petriccione a mezzala sinistra e il centrocampo del Lecce vola. Alla seconda presenza, a Salerno, lampi di genio squarciano la serata. Due assist per i gol che espugnano lo stadio “Arechi” e applausi a go-go specialmente per l’imbucata centrale che manda in gol Palombi. Liverani osserva e sorride: Tachtsidis è il suo alter ego e, come spesso confermato, il bersaglio di consigli, critiche e desideri di miglioramento. Ecco, il prezzo da pagare per avere come allenatore un elemento che in mezzo al campo ha fatto le fortune di Lazio, Fiorentina e Palermo.

Inizialmente, arrivano critiche a Tachtsidis. Troppo lento, troppo sicuro, troppo propenso all’errore sanguinoso, si dice. Il numero 7 passa avanti e risponde con la solita concretezza. Il peso specifico dell’apporto si avverte clamorosamente in Lecce-Cosenza 3-1, l’ultima delle tre gare in casa che hanno fatto balzare in alto la banda Liverani. Tachtsidis entra al 59′ e mette subito lo zampino sul vantaggio di La Mantia al 60′ e sul bis dell’ariete al 64′. Le critiche sembrano un secolo fa. E quando manca, vedi Padova, il gioco dei salentini ne risente.

Negli ultimi impegni gli standard rimangono altissimi. L’ex Catania apre la scatola difensiva del Carpi, esce alla lunga contro il Brescia e danza su palloni bollenti nel match-promozione contro lo Spezia. Tachtsidis conquista per la prima volta la Serie A, ci aveva provato con l’Hellas Verona nel 2011, l’anno prima della parentesi zemaniana alla Roma, e ora conta di rimanerci con continuità. Magari, senza il continuo cambiare di maglie che ha caratterizzato una carriera inizialmente sfortunata e con qualche errore di troppo.

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