Djuric da Curacao rappresentò uno dei colpi falliti da Pantaleo Corvino. Giunto con il pesante appellativo di nuovo Vieira, l’oranje non vide mai il campo.
Prima dell’arrivo di Thom Haye la scorsa estate, la liaison tra il Lecce e l’Olanda era rappresentata da Djuric Winklaar. Chi? Direbbero in molti, specialmente giovani e giovanissimi. Winklaar, originario dell’isola di Curacao nelle Antille Olandesi, è stato portato in Italia da Pantaleo Corvino (ebbene sì, non tutte le ciambelle escono col buco) dal settore giovanile dell’Heerenveen per 3 miliardi di lire.
Winklaar arrivò nel Salento insieme a Billy, Giacomazzi, Chevanton e Cimirotic con il paragone, ahinoi azzardato e pesante, di “nuovo Patrick Vieira“, Alberto Cavasin, suo primo tecnico, non fu mai convinto delle abilità, al pari di Delio Rossi. Questione di adattamento, si potrebbe pensare. Il Lecce manda in prestito il ragazzo in Serie C, ma gli esperimenti Sora e Spal falliscono miseramente, come anche il rimpatrio olandese all’AGOVV.
Una normale storia di sfortuna calcistica, si potrebbe dire. Qualche maligno potrebbe farneticare un pensiero sul nomignolo di nuovo Vieira affibiatogli. Non Patrick Vieira, leggendario elemento di quantità di Arsenal, Inter e Juventus, ma Hugo Vieira, meteora portoghese della Sampdoria.
A 26 anni, quindi, Winklaar mette da parte il calcio, praticato a livello dilettantistico, e diventa elettricista. Il respiro però del football internazionale rimane. La nazionale di calcio delle Antille Olandesi, divenuta poi la selezione di Curacao, disputa (e perde) i match di qualificazione alle competizioni FIFA e CONCACAF e, quindi, Winklaar vola di tanto in tanto sull’oceano per respirare quell’aria che a Lecce…sembrava troppo bella.
