L’amichevole con il Cosenza simboleggia il terzo ritorno al Via del Mare di Stefano Trinchera e Piero Braglia, subentrato ad Asta e di fatto protagonista insieme al d.s. salentino.
Il passaggio a Lecce non sarà mai una tappa banale per Stefano Trinchera e Piero Braglia, oggi direttore sportivo e allenatore del Cosenza, ospite del club giallorosso nell’amichevole organizzata in occasione della sosta nazionali.
LUPI. I calabresi, dopo la bella salvezza dell’anno scorso, cercheranno di ripetersi per conservare la cadetteria, categoria conquistata due stagioni fa grazie alla vittoria nei play-off nel Girone C dominato proprio dal Lecce. Quest’anno la partenza è stata lenta: pareggio nel derby a Crotone e sconfitta casalinga contro la Salernitana di Giampiero Ventura.
ALLORA. I due, oggi fulcro rossoblù, sono stati i primi fiduciari sportivi del nuovo corso societario targato Saverio Sticchi Damiani, inizialmente presidente onorario dell’U.S. Lecce con Enrico Tundo primo dirigente. Il d.s. di Copertino proveniva dalla Virtus Francavilla, dove poi tornò il primo anno dopo l’esperienza giallorossa prima poi di approdare a Cosenza. La sua nomina seguiva lo slogan “il Lecce ai leccesi” messo in atto dalla maggioranza del presente assetto dirigenziale.
MISTER. Piero Braglia, invece, fu l’uomo della provvidenza prescelto dopo l’esonero di Antonino Asta, primo allenatore del Lecce di Sticchi Damiani. Il tecnico toscano rilanciò una squadra che in 6 partite vinse solo 1 volta e che era reduce dal tremendo 4-0 nello scontro diretto col Foggia, che risulterà fatale nella semifinale play-off dopo la vana rincorsa alla vetta, conquistata dal Benevento.
Il tecnico toscano, grintoso, deciso e sanguigno oltre che quasi fissato con il suo 3-4-3, dette un’identità ben precisa alla sua creatura sportiva. Lepore capitano, Abruzzese e Cosenza furono la cerniera difensiva tanto richiesta, Salvi e Papini le arcigne sicurezze in mezzo e Doumbia, Surraco, Moscardelli e Caturano le armi offensive.
Altri nomi, altri tempi, altri ricordi, penserete. Ma sono ricordi necessari per capire la dimensione dove si è ora, apprezzarla al meglio da una parte e spingere a preservarla con le unghie e con i denti dall’altra.
NUMERI OK. Il Lecce è diventato grande mattoncino su mattoncino. Il lavoro di preparazione di Trinchera, che portò a Lecce tanti giocatori, fu figlio della coordinazione con Asta. Braglia fu abile a rivitalizzare e esaltare un roster già costruito. I numeri del suo passato leccese sorridono: 19 vittorie, 9 pareggi e 6 sconfitte in 34 presenze.
Anche grazie a lui, quell’anno, il Lecce, il primo Lecce dei nuovi padroni, provò a competere perdendo con Benevento, promosso, e Foggia, fermatosi in finale e divenuto un incubo l’anno successivo. Ma quella è un’altra storia….
I SALUTI. E fa niente se gli ultimi ricordi di Stefano Trinchera e Piero Braglia furono rispettivamente una netta separazione e un emblematico “del mio futuro non me importa niente (dichiarazione edulcorata)” pronunciato nella pancia dello Zaccheria di Foggia. Il Lecce è pian piano diventato ciò che è oggi anche grazie alla lenta crescita improntata nel primo anno del nuovo corso.
Forza lupi sempre. Avanti Cosenza