“E’ meglio provare a giocarsela. I granata sono più forti dei giallorossi, su questo non ci sono dubbi, ma il calcio non è una scienza esatta”, ha affermato l’ex giallorosso.
Giorgio Enzo, doppio ex di Torino e Lecce, parla a La Gazzetta del Mezzogiorno (edizione di Lecce) della gara in programma lunedì sera e del passato giallorosso, con la storica promozione nella massima serie.
CUORE GIALLOROSSO. “Al Torino mi legano bei ricordi, ma si riferiscono esclusivamente all’aspetto sportivo, in quanto ottenere il salto in A regala sempre belle emozioni. Il mio cuore, però, calcisticamente parlando, l’ho lasciato a Lecce perché sono rimasto in giallorosso per sei stagioni e, oltre a conquistare due promozioni, ho intessuto rapporti umani che ancora oggi reggono. Senza tralasciare il fatto che l’impresa compiuta in giallorosso nel 1984/1985 resterà per sempre scolpita nella storia di un intero territorio, ma anche in ciascuno di noi protagonisti di un evento memorabile”.
SERIE A. “Il campionato di A è un mondo a parte. Chiunque ci sia arrivato dopo avere fatto la gavetta nelle categorie inferiori se ne è reso conto. Personalmente, ho notato immediatamente tra la B e la massima serie ci fosse un abisso. La cifra tecnica e la fisicità della maggior parte del calciatori è superiore ma, soprattutto, c’è la capacità di punire i rivali al minimo errore. Una matricola paga necessariamente lo scotto del noviziato. Chi in partenza, chi alla lunga. Per le formazioni neo promosse la vita è durissima. L’unica ricetta è il lavoro“.
TORINO-LECCE. “Chiudersi significherebbe andare incontro a sconfitta certa. Pertanto, è meglio provare a giocarsela. I granata sono più forti dei giallorossi, su questo non ci sono dubbi. Il calcio, però, non è una scienza esatta ed il verdetto del campo non rispecchia quelli che, sulla carta, sono i valori”.
Come a Milano? Non sarebbe meglio un centrocampista in più?
ora c’è anche imbula che non è proprio un cesso