
“Tutti stanno lavorando nella direzione che deve portare il Lecce a restare in Serie A”, ha affermato l’avvocato Fabrizio Ferrari.
Giannelli Imbula, centrocampista congolese classe 1992, e Andrea La Mantia, attaccante classe 1991, hanno due storie differenti alle spalle. Il primo è da poco arrivato in Salento, il secondo, invece, è stato uno dei protagonisti della cavalcata vincente in Serie B. Ma ambedue sono accomunati dallo stesso manager, l’avvocato Fabrizio Ferrari che, in esclusiva per CalcioLecce.it, ci parla del primo scorcio di stagione dei due suoi assistiti.
Partiamo da Giannelli Imbula.
“Non abbiamo ancora visto il vero Imbula: è reduce da una stagione strana, da un periodo in Inghilterra in cui non aveva giocato in preparazione. Stiamo parlando, insomma, di un giocatore che deve un po’ riprendere l’approccio fisico alla partita”.
Fino ad ora 3 presenze e 129 minuti giocati.
“Siamo nella direzione giusta: il ragazzo sta facendo quello che deve fare, sta lavorando tanto con Liverani. Il mister gli sta dando opportunità, fidandosi di lui in un momento in cui non sta ancora bene fisicamente, ma Imbula è un giocatore di tale alto livello che appena starà bene fisicamente darà sicuramente una mano importante al Lecce”.
Era necessario rispondere alla chiamata della Nazionale congolese?
“Sì, perché vanno rispettate le chiamate di tutte le nazionali. Aggiungo che il tutto era stato anche concordato tra gli allenatori, i quali si sono sentiti e hanno cercato di accordarsi sull’utilizzo del giocatore. Ribadisco che il calciatore non è ancora quello che poi vedremo tra un mese e fino alla fine del campionato: sta acquisendo la condizione necessaria per fare il suo gioco”.
È prematuro parlare del suo riscatto?
“Penso di sì, ma tutti stanno lavorando nella direzione che deve portare il Lecce a restare in Serie A”.
Passiamo a La Mantia: Liverani sta facendo giocare i suoi attaccanti molto larghi, praticamente sulle fasce.
“Il mister sa bene cosa deve fare lui con i giocatori e come deve fare giocare il Lecce: è chiaro che La Mantia è una punta centrale con delle caratteristiche ben precise e non è che sia proprio un corridore di fascia. Ma lo fa perché è un ragazzo straordinario che, giustamente, segue le indicazioni del mister e fa quello che c’è bisogno di fare. Aggiungo, poi, che il modo di giocare in Serie A è diverso da quello con cui si gioca in Serie B: il livello di sacrificio è maggiore”.
Sei presenze, Coppa Italia inclusa, e 236 minuti giocati.
“Sta facendo un lavoro immenso: si sta sacrificando tanto per la squadra e spero che questo sistema porti ad Andrea tante palle gol, così da mettere tanti palloni nel sacco che, come ben sappiamo, determinano molto il morale dei giocatori”.
In estate c’è stato il rischio che potesse lasciare Lecce?
“No, mai: nemmeno un pensiero. Con il Lecce non abbiamo mai preso in considerazione questa ipotesi: non è stato mai dato adito a nessuna discussione, e lo sapevano tutti. Quando mi hanno chiesto informazioni su Andrea, io ho sempre detto sarebbe rimasto in Salento: si è conquistato la A con il Lecce ed era giusto, in accordo con la società, che si giocasse la massima serie in giallorosso”.
