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Il Lecce e il “mai arrendersi”: un’arte fondamentale per sopravvivere in Serie A

In un campionato così difficile per un piccolo club come i giallorossi, rimanere a galla in gare sofferte e provare a strappar punti fino all’ultimo potrebbe essere decisivo ai fini della salvezza. Ieri con il Milan Mancosu e compagni hanno imparato come si fa.

La storia del calcio è stata scritta in larga parte anche (e, a livello emozionale, soprattutto) da vittorie o da punti strappati all’ultimo respiro. Proprio lì, al fotofinish, quando tutto sembra finito. Con quel colpo di reni finale dettato dalla forza della disperazione ma, ancor più, dalla voglia di non arrendersi mai.

Il Lecce ha fatto suo questo argomento ieri, nella splendida cornice di un San Siro non tutto esaurito ma comunque colmo di tifosi. E proprio la folta presenza di salentini sugli spali ha certamente aiutato i ragazzi di Liverani a realizzare un’impresa, strappando un punto forse non meritato ai punti, ma sicuramente giusto premio per voglia e coraggio.

Il “mai arrendersi”, appunto. Un concetto fondamentale nella vita e dunque anche nello sport, per ogni atleta o team. Un concetto che diventa vera e propria arte per chi, come i giallorossi, non ha supremazia tecnica dalla sua parte, e probabilmente a certi livelli non l’avrà mai per forza di cose.

Lo si è visto ieri, probabilmente per la prima volta quest’anno. Nel primo tempo Gabriel e compagni sono stati presi a pallonate, con il brasiliano assolutamente decisivo nell’evitare un passivo maggiore. Tra fortuna e abilità del proprio portiere, i giallorossi hanno comunque saputo resistere nel momento di maggiore difficoltà, e il solo 1-0 all’intervallo è risultato vero e proprio toccasana.

Come spesso accade, i match sanno offrire possibilità di far la propria gara anche alla squadra meno dotata. E così il Lecce e la sua resistenza nel buio sono stati premiati da una ripresa molto positiva. Il gol di Babacar non era certamente passaggio inevitabile, ma comunque l’atteggiamento mai domo è stato d’aiuto per arrivarci.

Poi il nuovo black out, favorito da propri demeriti e da altrui meriti, al quale la banda di Liverani ha saputo nuovamente, e prontamente, reagire con cuore e coraggio. Provandoci fino all’ultimo e, come spesso può accadere quando si è inferiori ma pur sempre audaci, venendo premiati.

Il tutto potrebbe assumere contorni quasi filosofici, ma non è così. Lo sanno quei tifosi che non smettono di incitare la squadra per ogni minuto, soprattutto nelle fasi più concitati. E lo sa l’allenatore che, consapevole della volubilità dei destini calcistici, suggerisce ai suoi di interpretare con concentrazione le varie fasi del match, per sapere quando colpire.

Tutta praticità, dunque. Una praticità che, chi lo sa, avrebbe potuto portare in dote altri punti pesanti e prestigiosi, qualora in match come quelli con Inter, Napoli e Atalanta i giallorossi avessero contenuto il passivo nei momenti clou. Anche perché poi, quando resti aggrappato all’obiettivo fino all’ultimo, la possibilità di essere premiato è sempre lì in agguato. Magari nascosta dietro un mancino fulmineo del tuo terzino.

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