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Babacar-De Zerbi amore e odio: Lecce-Sassuolo è (anche) la ricerca della vendetta?

L’incrocio con i neroverdi sarà emblematico per l’attaccante senegalese, giunto a Lecce proprio dal Sassuolo, che in estate lo ha “epurato” per volere del suo nuovo tecnico.

Parlare di vendetta è un concetto sempreverde quando si parla di calcio. Quando un calciatore non incide il tanto che ci si aspetta la prima giustificazione, quando appunto si discute pubblicamente e si omettono i fatti di spogliatoio, porta al rapporto con il tecnico. “Eh, ma l’allenatore non lo vedeva“, è la frase magica detta e pensata da tutti, soprattutto se poi il giocatore in esame riesce a esprimersi ad alti livelli in altri luoghi.

Questa scenetta tipica di ogni dinamica sportiva è ciò che si augurano di vivere i tifosi del Lecce con Khouma Babacar e il suo ex allenatore Roberto De Zerbi. Il senegalese ha passato un’estate da esodato nel Sassuolo. Il tecnico lo ha tagliato con fermezza dal nuovo progetto tecnico neroverde, tanto da allontanarlo dal gruppo già dal ritiro (al pari dell’altro neogiallorosso ex sassolese Dell’Orco).

Partiamo dalla suggestione. In settimana, Baba, ricordandosi dell’incrocio con gli emiliani e con De Zerbi, esploderà dalla voglia di far vedere le sue capacità a colui che non ha creduto fino in fondo. E dire che, a fine stagione, l’attaccante diceva: “Mister De Zerbi cerca di migliorare sempre tutti, è un grande allenatore”.

A dicembre scorso, mentre Babacar aveva speso la prima parte della stagione a sgomitare con Boateng e Djuricic per un posto al centro dell’attacco neroverde, De Zerbi lo etichettava così con fiducia: “È un giocatore che ha il potenziale per fare 20 gol in Serie A e vorrei che non li facesse da un’altra parte con un altro allenatore, se dovesse succedere tra due anni non mi sorprenderei… Sarà fatto di tutto per aiutarlo, poi il primo passo spetta a lui”.

Nel mercato invernale, poi, un capitolo importante, ma esterno ai due, della relazione Babacar-De Zerbi. Kevin Prince Boateng passa al Barcellona e il 26enne sembra dover diventare il centravanti principe del Sassuolo. Tra febbraio e marzo però, i segnali diventano chiari.

Periodo buio per Babacar, che evidentemente non sfodera ciò che richiede il tecnico ex Benevento alle sue punte centrali, vale a dire creare spazi per gli inserimenti dei centrocampisti e saper dialogare palla a terra con i compagni, le qualità che spiccavano nel Boa. Tantissime sostituzioni quando Baba parte da titolare, quasi sempre e, dopo l’addio con Boateng, quattro titolarità consecutive senza incidere.

Il 3 marzo, prima della partita col Chievo, De Zerbi cercava l’ultima carica: “Babacar? Dobbiamo cercarlo ancora di più. Spero che possa essere il momento della svolta, ma tutto passa da lui, io sono sempre stato con lui, forse uno dei pochi. Se uno mi dà, io muoio con lui, poi nel pacchetto ci stanno le cose negative e positive”

E sei giorni dopo, a seguito di un 4-0 dove il centravanti si ferma solo a un assist, l’allenatore bresciano sminuisce il caso Babacar ormai nato al Sassuolo: “A lui voglio bene, ha passato un momento di difficoltà, partito Boateng si è sentito addosso tutta la responsabilità e non trovando la via del gol si è intristito. Ho cercato di stargli vicino, a volte facendolo giocare e a volte no, dipende anche dal tipo di partita che ci aspetta, non c’è nessun caso Babacar”.

Il finale della stagione poi non vede nessun colpo di coda e il bottino stagionale si ferma a sette gol, centrati perlopiù nel girone d’andata. Dell’estate appena passata, infine, si è già detto: il ritiro nel mini-gruppo dei fuori rosa, le mancate convocazioni per le amichevoli e il tira e molla con Carnevali e con il Lecce prima del sì partorito a poche ore dalla chiusura del mercato. Babacar rimane di proprietà del Sassuolo e passa in prestito alla corte di Liverani, con riscatto fissato a 7 milioni in caso di salvezza.

Il passato ora va messo da parte: Lecce-Sassuolo segue il pari agrodolce rimediato in casa della Sampdoria. Babacar, titolare due turni fa contro la Juventus, ha giocato solo nel finale a beneficio di Lapadula, lavorando più in fase difensiva che alla ricerca di quel gol su azione ancora non colto nel Salento dopo il rigore sbagliato e poi ribadito in rete a San Siro.

Quale migliore occasione di gonfiare la rete al cospetto di Roberto De Zerbi? Sarebbe una vendetta sportiva, di quelle raccontate nella scenetta iniziale o, in fondo, delle convinzioni nella testa del trainer che sarà avversario saranno rimaste?

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