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Ok Lecce, ma manca quel passetto finale da Serie A. Mosse e chiusura finale…

Il Lecce allunga a quattro la striscia positiva, ma non riesce a strappare i tre punti. Bene quando si tratta di esprimersi, c’è da migliorare il momento della partita, necessariamente da vivere, dove bisogna contenere e ripartire.

ANIMUS DA SERIE A. Liverani lo ha evidenziato nel post-partita. Al Lecce manca poco per riuscire a portare a casa i successi. A detta del tecnico, manca quell’esperienza, mista a cattiveria agonistica e sicurezza in campo, adatta per portare a termine le missioni nella massima serie. Se si pensa che anche ieri 8/11 della formazione titolare (più i cambi Falco e Riccardi) provenivano dalla Serie B, non si può che allinearsi al pensiero, di natura non totalmente negativa perché, dall’altra parte, restano il quarto risultato utile consecutivo e la summenzionata crescita sul piano del gioco dalla cintola in su.

Leggi qui le dichiarazioni post-gara di Liverani

INFORTUNI. La lettura della partita è stata irrimediabilmente complicata dall’incomprensione Liverani-Babacar, che ha portato dopo 15′ all’ingresso di Falco. Al 40′, poi, il forfait di Tabanelli. In più, con Tachtsidis squalificato, a Zan Majer, claudicante dopo una settimana in differenziato, sono stati chiesti gli straordinari. Lo sloveno ha retto fino al 71′. La coabitazione di fatica accumulata dal terzo impegno settimanale, mista alle defezioni a partita in corso, ha creato non pochi grattacapi a Liverani, costretto ad arretrare Mancosu per inserire Shakhov al momento dello stop di Taba.

SCELTE DI FORMAZIONE. La voglia di rivalsa di Babacar con il Sassuolo aveva convinto Liverani a soprassedere sul guaio fisico avuto venerdì, poi causa della sicurezza nella sostituzione indesiderata. In mediana, Majer era fondamentale per mantenere stretti i reparti in costruzione e per dare una mano nei raddoppi difensivi al pari di Tabanelli. Le alternative erano poche. La coperta, già corta, nel secondo tempo è diventata cortissima. Il 2-1, giunto grazie a un pressing offensivo comandato da Majer indomito nel rubare palla sulla trequarti ospite, è un premio meritato all’atteggiamento tattico che il Lecce sfodera. Focalizzate ciò quando tra poco si analizzerà la seconda parte.

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TOP E FLOP. Dal gol splendido di Lapadula alla punizione fantastica di Falco. Il Lecce si gode le perle dei suoi avanti, finalmente in gol dopo la moria iniziale. Una certezza è invece ormai Petriccione, schierato da play e attento in regia e interdizione nonostante sia arrivato stremato alla fine. Delle condizioni non perfette di Majer si era già detto, il suo sacrificio è stato emblematico per dare equilibrio alla squadra. Passi indietro invece per Shakhov, nascostosi tra le linee e quasi mai al centro della manovra. Pochissimi palloni toccati per lui.

TUTTI DIETRO. Nel secondo tempo, con un cambio a disposizione, il Sassuolo in crescita e i suoi col baricentro basso, Liverani aveva a disposizione una sola carta. La giocata-Riccardi ha ricordato i vecchi tempi dei vantaggi difesi in C e B. Alt, qui siamo di fronte a critiche, tentiamo, ragionate. Il cliché comunicativo si sa: il catenaccio va bene solo quando giunge a buon fine e finisce nelle analisi tattiche solo quando non funziona. Per applicare al Lecce la risposta a questo “aforisma” bisogna arrivare all’ultimo paragrafo.

SASSUOLO E BENEVENTO. I critici ricorderanno addirittura la prima giornata della scorsa Serie B. In Benevento-Lecce 3-3, Liverani inserì Cosenza al posto di Pettinari, punta, sull’1-3. Il Lecce allora novizio in cadetteria arretrò per conservare il doppio vantaggio al Vigorito, ma i sanniti, con campo a disposizione, conquistarono il pari. Con le dovute proporzioni, gli emiliani si sono comportati in modo simile. Avendo campo a disposizione, gli attacchi sassolesi sono aumentati (prodigioso Calderoni su Defrel prima del pari). Al contrario, se attaccato, il Sassuolo ha palesato sofferenze anche e soprattutto nel convulso finale dove Marlon ha negato il 3-2 all’assist di Mancosu che pareva vincente.

IL RIMPIANTO? La partita vive di momenti, lo sappiamo, e vince chi capitalizza di più e chi sa essere camaleontico, specialmente con avversari più forti sulla carta. Ma, oggi, sarebbe umano pensare: “mancava proprio la gamba giusta per provare ad attaccare un altro po’ l’avversario?” 

CON DUE CAMBI IN PIU’. L’intensità del calcio moderno, più fisico e meno tecnico rispetto agli anni passati, porta tutti a far propria una definizione: le partite non si giocano più in undici, bensì in quattordici. L’alto dispendio energetico della settimana lunga, con tre cambi a disposizione nella ripresa, poteva essere compensato bene. Sia chiaro, è facile fare le analisi ai posteri, vale anche per l’ardito paragone di prima, ma dall’altra parte, spesso, in questi anni si è capito che il Lecce non è una squadra fatta per la difesa arroccata. Oltre (o invece di) Riccardi, probabilmente Liverani avrebbe tentato l’arginamento dell’incontenibile Boga con un terzino di spinta. È chiaro che se al momento Meccariello è sopra le gerarchie rispetto a Rispoli e Benzar il tecnico avrà le sue ottime ragioni, ma è altresì innegabile che i due calciatori, seppur più di spinta che di copertura, avrebbero contrastato (o provato a) l’ivoriano con la stessa arma. Le uscite di Tabanelli e Babacar hanno però, lo ripetiamo, reso la coperta corta prima e cortissima nel momento clou del match.

 

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Pedro
Pedro
4 anni fa

Improponibile Meccariello terzino dx, una frana.
Occorre poi un valido ed esperto (di serie A) centrocampista vista la scarsa affidabilità e disponibilità di Imbula e delusione Shakov ( avrebbero dovuto risolvere i problemi del centrocampo…)

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