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GdM – Di Chiara: “Nell’86 vincemmo così. Oggi il Lecce…”

“I capitolini hanno addosso una pressione smisurata. Roma è una piazza micidiale, da questo punto di vista”, ha affermato l’ex calciatore giallorosso.

Stefano Di Chiara, ex calciatore del Lecce (1983-1987), parla a La Gazzetta del Mezzogiorno (intervista di Antonio Calò) del passato e del presente: dal famoso Roma-Lecce del 20 Aprile 1986 al Roma-Lecce di domenica prossima.

SGAMBETTO ALLA ROMA.Eravamo consapevoli di essere nettamente inferiori. Tutti ci davano per spacciati ed esaltavano una Roma, che stava meritando il titolo tricolore. Ma il nostro era un gruppo di uomini veri, orgogliosi, legati alla maglia. Intendevamo vendere cara la pelle, evitando di fare brutte figure. Nessuno aveva osato nemmeno sognare una impresa che sembrava impossibile”.

VITTORIA PER 3-2.Prendemmo gol dopo pochi minuti, infilati da Graziani. A metà tempo, spinto alle spalle da Pruzzo, diedi una ginocchiata in pieno volto a Ciucci, il nostro portiere di riserva, al quale Fascetti aveva concesso una chance. Fu costretto ad uscire e fu sostituito da Negretti, che poi parò tutto. Una manciata di minuti dopo, su lancio di Miceli, mio fratello Alberto pareggiò di testa, proprio lui che, nella sua carriera, di gol così ne ha realizzati pochissimi. Prima del riposo, Pasculli fu steso in area e Lo Bello assegnò il rigore, che Barbas realizzò”.

SECONDO TEMPO.Durante l’intervallo, ci caricammo a vicenda, decisi a tenere botta il più a lungo possibile. All’andata, tra l’altro, avevamo perso e Boniek ci aveva un po’ derisi, cosa che non avevamo dimenticato. Ripreso il gioco, triplicammo con Barbas. Nello stadio calò il silenzio. Il clima era irreale e per dei guerrieri come noi tutto ciò costituì una carica in più. Pruzzo ridusse le distanze ad una manciata di minuti dalla conclusione, ma ci imponemmo per 3-2. La squadra di Erikson perse lo scudetto, in quanto nel turno seguente non riuscimmo a fermare la Juventus al Via del Mare. Ogni singolo fotogramma della sfida del 20 aprile 1986 è scolpito nella mia memoria”.

DOMENICA ROMA-LECCE.Da quello che si capisce dall’esterno, a distanza, anche il gruppo attuale allestito dalla società salentina è coeso, come lo era il nostro. Del resto, le qualità morali dei singoli componenti della rosa sono alla base di ogni risultato, tanto quanto la qualità dei calciatori, soprattutto in una formazione di provincia che deve battagliare per salvarsi”.

OTTIMO GIRONE DI RITORNO.Sul piano mentale, i salentini stanno attraversando un momento magico. Quando si vince lievita l’entusiasmo, cresce la convinzione, riescono facili anche le cose complicate. I capitolini, di contro, hanno addosso una pressione smisurata. Roma è una piazza micidiale, da questo punto di vista. Quando le cose vanno male monta la protesta dei tifosi, che in questo periodo sono anche mortificati dal fatto che la Lazio, l’altra compagine cittadina, sta volando. Il Lecce dovrà credere in se stesso ed iniziare la contesa con piglio garibaldino. Dovrà fare capire di non avere timori di alcun tipo. Se l’undici allenato da Liverani dovesse sbloccare il risultato, per i padroni di casa potrebbe diventare notte fonda, in quanto il pubblico inizierà a rumoreggiare, a fischiare”.

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