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Sospensione della Serie A? Scenario realistico, precedenti e problematiche non solo di campo

L’escalation di eventi degli ultimi giorni legati all’emergenza Coronavirus mettono alle corde le istituzioni del calcio. A partire dalla riunione di domani servirà studiare le strategie per portare a termine la stagione.

L’incertezza regna sovrana attorno al calcio. La situazione legata all’epidemia COVID-19 ha messo in ginocchio l’Italia e la Serie A. La disputa dei recuperi a porte chiuse, giunta dopo una serie di batti e ribatti tra Ministero dello Sport, Lega e FIGC, è stata in dubbio fino alle 13.45 di ieri, orario in cui si è deciso di battere il calcio d’inizio di Parma-SPAL.

Sia chiaro, la situazione non ha precedenti nella storia sportiva del Paese. La più grande epidemia scoppiata in Europa dal dopoguerra, oltre a, purtroppo, mietere vittime e contagiare con velocità, ha bloccato quasi tutte le attività sociali, a diversi livelli.

La Serie A, al momento, è interessata dalla disputa delle gare a porte chiuse sino al 3 aprile. Il Ministro dello Sport Spadafora, però, spinge verso la sospensione, ipotesi che al momento non è caldeggiata dalla Lega Serie A.

Attendendo in questi giorni (oggi la riunione al CONI, domani il summit in FIGC), degli sviluppi sull’eventuale prosieguo del campionato, proviamo a esaminare lo scenario. Martedì, in occasione della riunione straordinaria del Consiglio federale, si valuterà la possibilità di chiedere lo stop al governo. Perché la richiesta? In ballo, ovviamente, ci sono le tv, che in caso contrario potrebbero avere i presupposti per un risarcimento.

Al di là del passaggio appena descritto, si farà il punto sulle azioni da intraprendere fino alla fine del campionato. C’è sempre paura per l’ipotesi di un tesserato contagiato. In tal caso, giocatore, allenatore o massaggiatore che sia, sarebbe inevitabile lo stop della kermesse.

SCIOPERO, NON SCIOPERO. Nella nottata di sabato, il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori Damiano Tommasi ha spinto i calciatori allo sciopero con un post su twitter. L’idea, nonostante delle dichiarazioni di solidarietà (Balotelli su tutti) non ha trovato grande seguito. I giocatori, con senso di responsabilità, sono scesi in campo e, di fatto, c’è stata la retromarcia di Tommasi.

La disputa delle gare previste per l’8 marzo, concretizzatasi soltanto nelle ultime ore, però non calma le acque. I calciatori, spaventati per il contagio in aumento, fanno valere le proprie istanze.

SOSPENSIONE FINO AL 02/04 E POI? Un’ipotesi molto accreditata, lo ripetiamo, si può parlare solo di ipotesi ad oggi, potrebbe essere la sospensione sino al 3 aprile.

Si abbasserebbero i toni dello scontro, ma dall’altra parte, c’è il niet della Lega. In FIGC, prima di sponsorizzare quest’idea, si vaglia la possibilità di ricevere una forbice di tempo dall’UEFA per terminare la stagione.

RICHIESTA DI SLITTAMENTO DI EURO 2020. Menzionare l’UEFA apre l’incrocio con gli Europei, in programma dal 14 giugno 2020. L’istituzione europea, per il momento, non prende in esame questa possibilità. Dall’altra parte, però, si nota che l’emergenza COVID-19 sta pian piano varcando i confini di tutti gli stati. Altre leghe calcistiche saranno quindi coinvolte.

Una potenziale soluzione, come descritto da Repubblica, sarebbe la possibilità di comprimere la formula di Euro 2020 facendo slittare l’inizio per allungare così le stagioni dei club.

Quest’idea collimerebbe con la situazione italiana. Sospensione di tutte le partite di calcio (a questo punto anche delle Coppe) fino al 3 aprile, data in cui in Italia scade il decreto sull’emergenza, e richiesta ufficiale di valutazione per nuove date per l’appuntamento delle nazionali. Anche perché, allo stato attuale, dal 1 giugno i giocatori devono essere liberi da impegni coi club per aggregarsi alle selezioni.

Lo slittamento degli eventi, con l’Europeo magari al 2021 o in autunno, permetterebbe il recupero dei campionati con più date utilizzabili. Rimandare la competizione per l’emergenza Coronavirus permetterebbe di avere un ampio ventaglio di date ancora utilizzabili per i match non disputati fino al 3 aprile.

INCASTRO DI CALENDARIO. In caso di diniego dall’UEFA, le federazioni nazionali hanno l’obbligo di valutare un calendario alternativo. A seguito di eventuale sospensione, poi, si valuterebbe una remota situazione che porterebbe a impegni ogni tre giorni. Sarebbe una forzatura non gradita da club e calciatori.

Quest’adattamento spingerebbe al limite del fattibile il calendario, internazionale e italiano. La Coppa Italia potrebbe essere posta a chiusura del campionato, con finale fissata al 1 giugno, quasi alla deadline per i calciatori chiamati a Euro 2020, o addirittura prima dell’avvio della stagione sportiva 2020/2021.

FINE DEI GIOCHI. L’annullamento del torneo nelle sue giornate rimaste, seppur remota, resta una chance in piedi, considerata con serietà dalle istituzioni, anche se la Lega Calcio sarebbe intenzionata ad andare avanti fino alla fine con le porte chiuse per evitare il rischio contagio.

Qui si aprirebbe il vaso di Pandora, brutto da immaginare ma ahinoi possibile anche alla luce della summenzionata ipotesi di contagio di un calciatore di A, come accaduto per Favalli della Reggiana (Girone A di Serie C).

VERDETTI. Sarebbero da decidere i verdetti sportivi. Una parte dei presidenti magari spingerà al congelamento della classifica attuale, altri all’utilizzo della graduatoria alla 24° giornata, precedente all’inizio dei rinvii, o altri ancora all’annullamento del torneo. Cristallizzare la graduatoria permetterebbe a tutte le 20 squadre di mantenere la categoria, ma nessuno avrebbe lo scudetto.

La classifica, come accaduto nel 2006, dovrebbe essere stilata dal Consiglio federale. L’obbligo non vige per l’assegnazione del tricolore, al contrario delle competizioni europee. La FIGC avrebbe l’obbligo di consegnare all’UEFA una classifica con dei piazzamenti atti a permettere la partecipazione di 4 squadre nella prossima Champions League e 2 (più 1 ai preliminari) di Europa League. Non una questione semplice.

La situazione, in tal caso, sarebbe controversa, a tratti anche contraria allo spirito dello sport. Il tema che tocca da vicino i tifosi del Lecce, poi, toccherebbe la zona retrocessione. Con quali basi si convaliderebbe una graduatoria invece dell’altra? Perché non optare per l’altra idea di considerare solo il girone d’andata, almeno per garantire un cerchio chiuso con tutti che giocano contro tutti? Sono tutte domande alle quali al momento non si può rispondere se non con ipotesi e con piccoli segnali indotti dall’analisi dello scenario.

Tra le tante strade percorribili, avevamo parlato del congelamento del campionato con una sorta di “nulla di fatto”. Una questione spinosissima. Come si dovrebbero comportare le squadre in lizza per un risultato storico, come la Lazio quasi al vertice? O dall’altra parte, il Benevento primo in B con 17 punti di vantaggio, perché dovrebbe perdere il diritto a partecipare alla Serie A in caso di promozione?

Il Consiglio non dovrà farsi trovare impreparato già da domani. La soluzione dovrà mettere d’accordo tutti. La questione è di competenza della Federcalcio e Gravina intende portarla all’ordine del giorno. Tocca alla Figc indicare la strada, tra titolo, Europa e retrocessioni.

DANNO ECONOMICO. A completare il quadro, non può mancare una riflessione. L’eventuale annullamento del campionato di Serie A 2019-2020 avrebbe ovviamente un fortissimo impatto economico sui conti delle società di calcio italiane, in termini di mancati incassi per i biglietti, ma anche di possibili ripercussioni sul fronte dei diritti tv.

Come affermato da Calcio e Finanza, Le linee guida relative all’assegnazione dei diritti tv del campionato di Serie A per il triennio 2018-2021 (poi assegnati a Sky e Dazn) non contengono esplicite previsioni circa possibili risarcimenti ai broadcaster in termini di annullamento del torneo. Dall’altra parte, è indubbio che in caso di stop al pallone, le emittenti non avrebbero a disposizione i contenuti che, giocoforza, hanno portato milioni di clienti a sottoscrivere gli abbonamenti.

Fatte queste premesse, la Lega di Serie A non sembra legittimata a procedere alla sospensione o all’annullamento senza subire ripercussioni legali da parte dei broadcaster. Tali decisioni porterebbero a inadempienza contrattuale con conseguente richiesta di riscarcimenti milionaria da parte di Sky e Dazn.

La situazione sarebbe diametralmente diversa, però, se lo stop ai campionati arrivasse dal Governo per motivi superiori.

NEL 1915. Concludiamo con una pillola di storia. Mai, nella storia della Serie A a girone unico (dal 1929/30), si è arrivati ad una sospensione dei campionati. In caso di sospensione, però, sarebbe la seconda volta nella storia che il massimo campionato italiano di calcio verrebbe interrotto per cause di forza maggiore: la prima è stata nel 1915, per via dell’entrata in guerra dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale.

All’epoca, le sorti sportive finirono con uno scudetto assegnato al Genoa, ma che ancora oggi fa discutere. Il 23 maggio 1915 si sarebbe dovuta giocare l’ultima giornata del Girone Semifinale Nord. Le partite in programma erano Genoa-Torino e Milan-Inter: la prima del girone avrebbe dovuto poi disputare la finale scudetto contro la Lazio, squadra vincitrice del Girone Semifinale Centro-Meridionale. La classifica del Girone Semifinale Nord era: Genoa 7, Torino 5, Inter 5, Milan 3. Quella stessa giornata, l’Italia dichiarò guerra all’Impero austro-ungarico: il campionato fu costretto a fermarsi.

A reclamare il tricolore, però, c’è anche la Lazio. Una volta conclusa la guerra, si riprese a giocare. Lo scudetto del 1915, però, fu assegnato, senza alcun documento ufficiale lasciato alla storiografia, al Genoa, al momento primo del Girone Nord. A scandagliare fonti, si dice che la decisione avvenne anche per manifesta superiorità dei liguri sulla Lazio. Dalla capitale, però, furono vane le richieste di assegnazione in ex-aequo del campionato.

 

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