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Cassetti a CL: “Il Lecce può salvarsi, e che sostanza Barak! Il Bari mi voleva da calciatore, ma per rispetto…”

L’ex terzino di Lecce e Roma, ospite nella nostra diretta di mercoledì, si esprime sullo stato dell’arte del mondo calcistico, tra l’emergenza coronavirus e il presente, con un aneddoto che risale ai gloriosi anni salentini.

QUOTIDIANITA’. “E’ molto complicato, sarebbe bello se si potesse riprendere ma ci sono tanti punti interrogativi. Il campionato sarebbe quasi falsato del tutto a seguito della sosta. Tre mesi di inattività sono tanti e poi le partite ravvicinate per finire potrebbero prospettare tanti infortuni. Dall’altra parte, se si vede globalmente sotto l’aspetto economico, tutte le società hanno piacere a chiudere e i diritti tv fanno comodo ai conti del club. La prima cosa da tutelare è la salute. Se dovessero scendere i contagi e la situazione stabilizzarsi, si potrebbe riprendere nonostante tutte le difficoltà”.

ALLENAMENTI. “Le sessioni a casa non possono sostituire il lavoro in campo. Ricordo quando mi fermavo l’estate ci tenevamo allenati col programma del preparatore, ma allenarsi da soli non è la stessa cosa che scendere in campo coi compagni usando il pallone. Star fermi tre mesi è molto complicato a livello psicologico, non è piacevole. Il calciatore è abituato a vivere lo spogliatoio, che è una famiglia. Staccarsi non è facile”.

IN CASO DI POSITIVITA’. “E’ tutto complicato. La quarantena per il solo calciatore in caso di contagio?. Lo stesso discorso potrebbe esser fatto per tutta la gente che va a lavorare. Il calciatore è un dipendente della società e fa quello per lavoro. In Germania continuano ad esserci delle positività ma si va avanti. Tutto è da valutare. Aspettare lo zero alla voce contagi ci chiuderebbe a casa per anni. Con questa situazione bisogna convivere. Sono cose che Lega e Comitato Tecnico Scientifico devono valutare”.

STIPENDI. “La soluzione giusta? Mi sembra l’avesse detta Galliani, un dirigente che ha fatto la storia del calcio. I club documentano le perdite e, in base alle percentuali perse, si tagliano gli stipendi ai tesserati nella stessa maniera. Così si andrebbe incontro tutti nella stessa direzione”.

LOTTA SALVEZZA E SORPRESE. “Dopo il Verona, che è andato oltre ogni aspettativa, c’è il Lecce. I gialloblù sono andati benissimo, non avrei mai immaginato un rendimento così. E’ merito di Juric, che ha trovato la quadra giusta con i giocatori. Ho visto giocare il Lecce nella vittoria a Torino. Ci si può salvare tranquillamente, questi tre mesi però cambiano le gerarchie. Barak ha dato sostanza in mediana, caratteristica che mancava. Il Lecce può farcela semmai si riprenderà”. 

LE ALTRE. “Il Brescia mi è sembrato spacciato: con Corini giocava bene e non è stato fortunato. I continui cambi tra Grosso e Lopez, misti al mancato intervento a gennaio, hanno complicato la situazione. Secondo me il Brescia si è trovato in A senza programmarlo. Una volta saliti in A bisogna puntellare la squadra con elementi di categoria. Peccato che Nicola ha risollevato il Genoa, non lo stavo vedendo bene prima”. 

IL BARI E L’INTER.Andare al Bari? Mi era stato proposto da calciatore dopo il Lecce. Io nasco tifoso di una squadra. Io ero dell’Inter, pensate quando mi giocai gli scudetti contro. Lì però era un tifo andato nel dimenticatoio anche perché i neroazzurri mi trattarono male dopo una dimostrazione d’interesse proprio durante i tempi leccesi. Ho sempre rispettato il tifoso che io ero tifoso da ragazzino. Io non potevo mai, da calciatore andare dall’Hellas al Chievo Verona, dalla Roma alla Lazio o dal Lecce al Bari. Mi chiamò Regalia dopo il primo anno al Lecce. Poi trovai il direttore qui nel 2005/2006″. 

DA VICE TECNICO IN ALBANIA. “L’esperienza in Albania è stata positiva nonostante la fine del rapporto con Panucci, di cui sono il vice, decretata dalla federazione. Per me era la prima esperienza da allenatore, sono entrato nello staff di Cristian, mio compagno a Roma: avevamo un ottimo rapporto nonostante giocassimo nello stesso ruolo. Già pensavo al futuro mentre ero giocatore e volevo diventare allenatore. Lo sento dentro. Non sono arrivati i risultati in Albania, perdemmo in casa con la Turchia alla prima in casa e siamo stati esonerati, non avendo tante possibilità di riscattarci anche se era complicato nel girone con Islanda e la stessa Turchia. C’era voglia di crescita dopo la qualificazione a Euro2016 e nel gruppo c’erano molti giovani. Per me è stata lo stesso una bella esperienza. Sono sempre nello staff di Panucci e aspettiamo una possibilità“.

I PRINCIPI. “Credo che il lavoro paga sempre. Se poi si riesce a trasmettere questo ai giocatori si è un passo avanti. Un allenatore deve essere bravo a gestire il capitale umano che ha, indipendentemente dai principi che si hanno. Le idee vanno messe al servizio dei giocatori”. 

Qui l’intera puntata

 

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