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Torromino a CL: “Auguro ad ogni calciatore di giocare in una piazza stupenda come Lecce. Ho ricordi bellissimi”

L’ex attaccante del Lecce, ospite nella nostra diretta di lunedì sera, ha ricordato i tanti e importanti momenti vissuti da protagonista con la maglia giallorossa, e non solo.

QUARANTENA E RIPRESA. In questo periodo ci siamo sempre allenati a casa, cercando di stare quanto più in forma possibile. Anche se, con tutto l’impegno che uno può metterci, non è mai come il lavoro di campo. Ed infatti una volta che si riprende avere la difficoltà nell’approccio è normale. I 45 minuti di video conferenza ci hanno aiutato molto, anche se non è mai abbastanza questo tipo di lavoro“.

INIZI DI CARRIERA. “Mi sono innamorato del calcio da piccolo a Crotone, muovendo poi i primi passi nel calcio a Biella, dove i miei genitori si erano spostati per ragioni di lavoro. Ho iniziato nella squadra più rappresentativa della zona, la Biellese, facendo le giovanili fino alla Serie C, con tanto di esordio in prima squadra. Fui notato dal Torino, che mi prese per la Primavera anche se mi faceva quotidianamente lavorare con la prima squadra. Nel frattempo la Biellese retrocesse e, non so perché, decise di non cedermi ai granata. Poi è arrivata la Carrarese e gli anni importanti di Treviso, con le vittorie di due campionati”.

IN ROSSOBLU. “Dopo altri passaggi arrivai a giocare per la squadra della mia città, un orgoglio indescrivibile. Da crotonese, giocare allo Scida per me era il top, poi è chiaro che i risultati sul campo hanno fatto il resto, vedi la strepitosa prima promozione della storia in Serie A. Quello era un club preparatissimo e organizzato, ma francamente la A non era negli immediati programmi. La differenza l’ha fatta un gruppo straordinario, fatto di giocatori fortissimi, e il tecnico, mister Ivan Juric. In prestito ce lo ripeteva sempre: era convinto che quella squadra avrebbe potuto fare cose straordinarie, e così è stato. Ha una tenacia e una preparazione da big, e quanto sta facendo con il Verona di certo non mi sorprende”.

PASSAGGIO AL LECCE. “E’ stata una trattativa complicata, ma a far la differenza è stata da subito la mia volontà di andare a Lecce. Io ero in ritiro con il Crotone di mister Nicola, ma c’era il nodo contratto che mi legava per un solo anno ai rossoblu. E’ chiaro che c’era il dispiacere di lasciare la mia città, di non esordire in Serie A, un sogno per tutti, senza prenderci in giro. Avevo tantissime offerte dalla Serie B, ma avevo bisogno di stimoli nuovi dopo la promozione con il Crotone, che francamente era il top per me. Solo una città come Lecce poteva darmi certe emozioni, lo dissi al mio procuratore. Così lasciammo perdere tutte le altre strade e ci concentrammo per andare in giallorosso, dove tra l’altro ritrovavo mister Padalino, già avuto a Grosseto”.

ESORDI SALENTINI. “Ricordo molto bene l’anno del mio esordio al Via del Mare. Mi dispiace solo per come finì, ma di fronte avevamo un Foggia troppo forte, praticamente perfetto. Ho capito da subito, sin dall’esordio in Coppa a Genova, di aver fatto la scelta giusta. Lecce è una delle piazze che almeno una volta nella vita auguro a tutti i giocatori. E la gioia dei tifosi per la vittoria, la prima in campionato, a Monopoli, mi sembra di riviverla oggi”.

DUELLO CON IL FOGGIA. “Francamente non credo sia andata qualcosa in particolare storto in quella stagione. Di certo c’è da dare i meriti al Foggia, che fece un girone di ritorno infrangendo ogni record. C’è però da dire che arrivammo allo scontro diretto decisivo non al top, anzi. Rigiocandola 100 volte, per 100 volte avremmo perso. Qualora ci fossimo arrivati però nelle condizioni del girone d’andata, sarebbe potuta essere una svolta al contrario, in nostro favore. Poi certo, non solo quello, perché in quell’annata c’erano delle carenze di rosa e personalità, non lo nascondiamo. Anche big come Mancosu, o come noi attaccanti, non erano ancora al top. Mancavamo di quell’esperienza che abbiamo invece avuto in futuro”.

CHE COPPIA CON CATURANO. “Credo che sia io che Sasà, soprattutto in coppia, avremmo potuto fare ancora di più insieme. E questo è un rammarico che mi porto dentro da quando entrambi abbiamo salutato il giallorosso. Lui è un attaccante devastante, per qualsiasi categoria. Il brindisi? Nacque per caso, da una cena in ritiro. Brindammo, dicendo che se la domenica dopo avessimo segnato, avremmo festeggiato con quel gesto. E così è andata. Ha portato bene”.

DELUSIONE ALESSANDRIA. “Quella, al contrario, è una gara che, giocandola mille altre volte avremmo sempre stravinto. E’ una gara che mi ricordo come l’avessi giocata ieri. Abbiamo dominato, eravamo molto più forti di loro ma siamo davvero stati sfortunati, ancora non capisco come abbiamo fatto a non vincere. Ricordo ancora i volti degli avversari, che nel sottopassaggio dello stadio se la stavano facendo sotto. Purtroppo i rigori sono una lotteria, e non ci hanno sorriso. E sono convinto che se lo avessero fatto, noi saremmo andati dritti in Serie B“.

MISTER RIZZO. “All’inizio di quel campionato eravamo stati sfortunati con la Virtus Francavilla, facendo bene invece con il Trapani per poi crollare a Catania. Di certo quello era un campionato in cui sentivamo fortissime le pressioni di dover vincere a tutti i costi. E questo ha fatto parecchio all’inizio, spingendo credo il mister alle dimissioni”.

LIVERANI. “E’ un big assoluto. Sa trasmetterti tranquillità, ma pretende anche molto. La sua forza è la mentalità di gioco, e la voglia di far fare sempre alla sua squadra il tipo di partita che vuole, imprimendo le sue idee. Ci sono bastati pochi allenamenti per capire che era l’uomo giusto per riportare in alto in Lecce. Personalmente mi è servito molto averlo come tecnico, mi ha fatto capire i movimenti dell’attaccante. In ogni allenamento mi faceva capire l’importanza di attaccare la profondità, l’attacco alla porta, l’incrocio con l’altra punta, anche in ottica suo ruolo. Sul resto mi dicevo che già ero bravo, dunque dovevo migliorare sul resto e lui mi è servito tantissimo a crescere ancora”.

LA RESCISSIONE E PACILLI. “Era il periodo clou della stagione, ed io stavo riscontrando qualche problemino fisico. Ricordo che rimasi fuori a scopo precauzionale a Caserta, in un match già importantissimo. Cercai di recuperare, e durante il ritiro di Roma forzai un po’ i tempi e i ritmi per aiutare la squadra. In allenamento sentii un dolore fortissimo, subendo il distacco del tendine dell’adduttore, poi riscontrato nel post Reggina. Tornando da Reggio Calabria, dopo aver svolto gli esami, ero con Meluso a guardare l’allenamento dei compagni, non potendo lavorare. Allora, guardando Pacilli che si allenava da solo, chiesi al direttore se fosse possibile, vista la mia impossibilità a giocare, reintegrare in rosa Mario al mio posto, per dare una possibilità in più alla squadra. La rescissione con accordo sul nuovo futuro contratto era l’unica strada, e io mi fidai appieno del club, accettando senza alcun dubbio. Sono passato quasi per eroe per questo gesto, ma per me era il minimo per aiutare il Lecce“.

PERIODO DIFFICILE E GIOIA LIBERATORIA. “Non fu un periodo semplice, il clima era giustamente pesante visti i fallimenti passati e noi dovevamo per forza fare punti. Non vincendo a Reggio sarebbe stato tutto difficile, anche se sapevamo che il Catania non le avrebbe vinte tutte. Ci andammo a prendere sul campo quanto meritavamo. E poi la festa con la Paganese, una gioia immensa. Di quel giorno ricordo bene la felicità delle nostre mogli, delle nostre famiglie. Noi cerchiamo sempre di non portare a casa la pesantezza delle situazioni di squadra, tipo quella nel periodo del ritiro romano, ma non sempre ci riesce. Per questo quella promozione fu una liberazione bellissima”.

SERIE B E ADDIO. “La cavalcata con il Lecce mi ricorda molto quella con il Crotone, perché anche in giallorosso non era una squadra costruita per la promozione diretta. Eppure c’è stata la dimostrazione che gli ingredienti c’erano tutti, che era un gran gruppo che poteva fare cose straordinarie. Personalmente ho giocato poco, anche perché in ritiro lavorai a parte perché venivo dall’infortunio. Mi sono sempre tenuto a disposizione di tutti, ma chiaramente a gennaio dovevo fare un tipo di valutazioni differenti. Sono andato via a malincuore, nessuno dalla società mi ha imposto nulla sia chiaro. Però io ho bisogno di essere una parte importante del progetto, di sentirmi importante, dunque separarsi è stato giusto”.

RICORDI PIU’ BELLI. “Il fischio finale con la Paganese, poi la tripletta con il Francavilla e tutte le amicizie che ho lasciato a Lecce. Il legame con una città in cui tornerò spesso, anche perché ci ho comprato casa”.

VESPE. “Alla Juve Stabia venivo da sei mesi di inattività, ci ho messo un po’ per prendere la condizione e le gare da giocare erano poche. E’ stato troppo breve, il tempo di essere in forma che era già tutto finito. Di buonissimo c’era sicuramente la vittoria del campionato“.

HULK. “E’ un soprannome che mi diede Sky quando ero a Crotone, il tutto collegato alla stazza fisica. Mi è piaciuto da subito ed è durato negli anni, impreziosito dal coro che mi hanno fatto a Lecce e che è rimasto nel cuore di tutti”.

TERNANA. “E’ un’altra piazza che merita ben altri palcoscenici rispetto alla Serie C. Quest’anno la terza serie, nel girone c, equivale a una B vera e propria. E’ normale aver trovato delle difficoltà in questo senso. Spero si possa tornare a giocare i playoff, perché lì potremo sicuramente dire la nostra. Io ho trovato poco spazio anche per il 3-5-2 del mister. Il mio andamento ha molto a che fare con questa scelta tecnica“.

LECCE E SERIE A. “E’ un campionato difficilissimo, tosto. Il Lecce ha tutte le carte in regola per giocarsela fino alla fine. Non sarà semplice, questo è sicuro, ma i giallorossi stanno facendo un grandissimo lavoro, merita di mantenere la categoria e credo ce la possa davvero fare”.

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Giannii
Giannii
3 anni fa

Che giocatore… Ma soprattutto grande uomo!

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