Tra poche ore ricomincerà il campionato del Lecce. Dopo i lunghi mesi del lockdown e le battaglie tra istituzioni del calcio e Governo per una ripartenza che comunque scontenta, per più ragioni, molti tifosi, la parola passerà al campo.
Le luci del Via del Mare si riaccendono e il Lecce ritornerà in campo. In una realtà ancora mozzata, senza pubblico (e senza parte degli addetti ai lavori, tra cui noi…), Mancosu e compagni ricominceranno a lottare su ogni pallone per provare a regalare a tutti i tifosi, purtroppo troppo lontani dagli spalti, la salvezza che chiuderebbe nel modo migliore un cerchio di successi iniziato nel settembre del 2017 con l’arrivo di Fabio Liverani e già caratterizzato da due, storiche, promozioni consecutive dalla Serie C alla Serie A.
L’impresa, molti di voi lo sanno, è riuscita già a Giampiero Ventura e a un gruppo di folli combattenti capaci di primeggiare nelle due categorie. A differenza di quella cavalcata, però, quest’anno i condottieri sono rimasti, per coronare il tutto con la permanenza nella massima serie che rimarrebbe scritta a caratteri cubitali negli annali del calcio salentino e non solo.
Di storico in questi tempi, ahinoi, non c’è solo il cammino della formazione giallorossa negli ultimi anni. Il campionato di Serie A riprende dopo tre mesi per una conclusione figlia più dei, legittimi sia chiaro, interessi economici che ruotano attorno al pallone. Di sportivo, decoubertiniano, anche regolare ci sentiamo di dire, ci sarà ben poco. Un campionato staccato e poi ripreso, il nostro Paese non l’ha visto neanche durante le due Guerre Mondiali. E speriamo non lo vedrà mai più, perché vorrà dire che Lecce, il Salento e l’Italia e il mondo intero abbiano trovato un modo per sconfiggere il Coronavirus, nemico contro cui ora conviviamo forse ignari della sua potenza.
Di contraddizioni, in questa Fase 3 della pandemia, ne stiamo vedendo, e la negazione assoluta della presenza del popolo giallorosso allo stadio, disciplina neanche toccata da un’ipotetica regolamentazione, ne è solo un elemento. Fatto sta, che noi addetti ai lavori, voi che state leggendo quest’articolo e tutti coloro che stasera accenderanno la televisione per vedere il “nuovo esordio” del Lecce, seppur con il cuore nero per le ferite indelebili, sanitarie e non, che il Covid ci ha lasciato, dal campo, da questa famigerata Serie A mozzata, senza emozioni, vogliamo solo una cosa: la salvezza del Lecce.
Durante il lockdown, almeno ci sforziamo di crederlo o dirlo con fare quasi di autoconvincimento, abbiamo preso valore delle cose più importanti e assistito agli eventi con una coscienza diversa. Trasponendo questo principio sul Lecce, abbiamo appreso, sebbene crediamo non ci sarebbe stato bisogno, la stoffa e la coerenza della dirigenza, capeggiata da Saverio Sticchi Damiani. Abbiamo apprezzato lo stato di salute economico-finanziario del club, che avrebbe affrontato con orgoglio gli effetti negativi di un ipotetico stop e affronta con altrettanta forza tutte le criticità economiche legate a questo campionato atipico.
Spostandoci sul campo, infine, nessuno potrà prevedere gli effetti dello stop sull’operato dei ragazzi di Liverani. Abbiamo discusso sulla questione prestiti, mai scevra di dietrologie e postille al regolamento che rischiano di complicare lo scacchiere in vista delle gare decisive. Abbiamo discusso sui cinque cambi, soluzione fisiologicamente da adottare a causa degli impegni ravvicinati. Il Lecce sarà danneggiato? Forse, ma solo il campo sarà Cassazione.
Da stasera, e fino a fine campionato, le nostre mille domande, si sgretoleranno. Si comporrà un’unica, insindacabile salvo complicanze sanitarie con ricorso alle soluzioni alternative, risposta senza appelli. Della risposta, ci auguriamo di leggere solo una lettera, perché abbiamo fretta di metterci alle spalle questa brutta annata: A. E’ sicuramente la priorità. Forza Lecce!
