Sfortuna ed episodi discutibili hanno indirizzato la gara con la Sampdoria. Non devono però consolidarsi come scuse: nessuno può mantenere la Serie A facendo così poco.
E no Lecce, così proprio non va. Per analizzare meglio il modo in cui i giallorossi si sono mostrati alla ripresa delle ostilità ci eravamo dati tempo fino al 2 luglio. Ad oggi. Al day after la gara con la Sampdoria: la prima sfida che poteva davvero esplicitare le possibilità di salvezza di una squadra che veniva da quattro gare non alla propria portata. Il risultato è stato sotto gli occhi di tutti: in quel modo non ci si salva.
Facciamo una premessa doverosa: il Lecce degli ultimi mesi è stato bersagliato da fattori avversi, in molti dei casi difficili da prevedere e controllare. A partire da una pandemia che ha interrotto il campionato in un momento in cui i giallorossi, al netto delle ultime due goleade, vantavano tutto sommato un trend incoraggiante, con 3 successi nelle ultime 5. Il lockdown non ha certamente giocato da fattore positivo per chi, come una neopromossa, non può vantare rosa lunga e attrezzata come quella di club più navigati.
E quindi vai di infortuni (ma qui il ruolo giocato dalla malasorte sarebbe tutto da comprovare: meglio sorvolare). E, come se non bastassero, ecco gli episodi arbitrali. Con il Milan Meccariello è in fuorigioco? Di pochissimo, ma sì. E il rosso di Lucioni alla Juve? Betancur lontano dalla porta ma lanciato, ci può stare. Con la Samp, però, è arrivato un errore di quelli pesantissimi come il mancato rosso a Bonazzoli. Condito, in seguito, dal rigore al limite (per usare un eufemismo) di Paz. Rocchi bocciato e Lecce pesantemente penalizzato.
Bene, lette le premesse? Ecco, ora scordatevele. Perché in sede di lotta per la salvezza ognuno di questi fattori rischia di diventare un dannoso alibi. Se tifosi e addetti ai lavori possono, a dirla tutta, anche prenderli in considerazione per non essere troppo severi, sensazionalisti, catastrofici nei giudizi, lo stesso non possono farlo i protagonisti in campo. E nemmeno mister Fabio Liverani, che di certo deve trarre ben più da una squadra che, continuando a giocare in modo così prevedibile incappando in errori grossolani (si veda il rigore di Tachtsidis su tutti) non può poi avere così tante chance di salvarsi.
Appuriamo che l’episodio di Bonazzoli non sia mai esistito. Cosa che, tra l’altro, è realmente “non accaduta” nella testa di Rocchi. Ebbene, di certo non si può dire che quella del Lecce sia stata una prestazione all’altezza. Un Lecce che ha regalato completamente un tempo agli avversari per poi agire di rincorsa. Come se di questi tempi avesse poi tutte le energie per farlo.
Nessuno pretende un Lecce perfetto, o scintillante nel gioco come visto con il Torino o a Napoli. Quello di c’è bisogno è però una squadra più compatta, più determinata, più sul pezzo. Una squadra che creda nei suoi mezzi, per quanto limitati possano essere, e cerchi di sfruttarli al massimo, cosa che non sta facendo. Poi come andrà andrà. Ma perdere occasioni del genere, girando a metà dei giri in testa a testa da sei punti, quello proprio no. Ed un buon punto da cui ripartire per fare meglio può essere, intanto, mettersi alle spalle tutte le scusanti. Perché non ci si renda conto di non aver dato tutto quando poi sarà troppo tardi.
Il lockdown, le porte chiuse, la VAR: sì, ma il Lecce non sta facendo abbastanza per salvarsi
Sfortuna ed episodi discutibili hanno indirizzato la gara con la Sampdoria. Non devono però consolidarsi come scuse: nessuno può mantenere la Serie A facendo così poco.
E no Lecce, così proprio non va. Per analizzare meglio il modo in cui i giallorossi si sono mostrati alla ripresa delle ostilità ci eravamo dati tempo fino al 2 luglio. Ad oggi. Al day after la gara con la Sampdoria: la prima sfida che poteva davvero esplicitare le possibilità di salvezza di una squadra che veniva da quattro gare non alla propria portata. Il risultato è stato sotto gli occhi di tutti: in quel modo non ci si salva.
Facciamo una premessa doverosa: il Lecce degli ultimi mesi è stato bersagliato da fattori avversi, in molti dei casi difficili da prevedere e controllare. A partire da una pandemia che ha interrotto il campionato in un momento in cui i giallorossi, al netto delle ultime due goleade, vantavano tutto sommato un trend incoraggiante, con 3 successi nelle ultime 5. Il lockdown non ha certamente giocato da fattore positivo per chi, come una neopromossa, non può vantare rosa lunga e attrezzata come quella di club più navigati.
E quindi vai di infortuni (ma qui il ruolo giocato dalla malasorte sarebbe tutto da comprovare: meglio sorvolare). E, come se non bastassero, ecco gli episodi arbitrali. Con il Milan Meccariello è in fuorigioco? Di pochissimo, ma sì. E il rosso di Lucioni alla Juve? Betancur lontano dalla porta ma lanciato, ci può stare. Con la Samp, però, è arrivato un errore di quelli pesantissimi come il mancato rosso a Bonazzoli. Condito, in seguito, dal rigore al limite (per usare un eufemismo) di Paz. Rocchi bocciato e Lecce pesantemente penalizzato.
Bene, lette le premesse? Ecco, ora scordatevele. Perché in sede di lotta per la salvezza ognuno di questi fattori rischia di diventare un dannoso alibi. Se tifosi e addetti ai lavori possono, a dirla tutta, anche prenderli in considerazione per non essere troppo severi, sensazionalisti, catastrofici nei giudizi, lo stesso non possono farlo i protagonisti in campo. E nemmeno mister Fabio Liverani, che di certo deve trarre ben più da una squadra che, continuando a giocare in modo così prevedibile incappando in errori grossolani (si veda il rigore di Tachtsidis su tutti) non può poi avere così tante chance di salvarsi.
Appuriamo che l’episodio di Bonazzoli non sia mai esistito. Cosa che, tra l’altro, è realmente “non accaduta” nella testa di Rocchi. Ebbene, di certo non si può dire che quella del Lecce sia stata una prestazione all’altezza. Un Lecce che ha regalato completamente un tempo agli avversari per poi agire di rincorsa. Come se di questi tempi avesse poi tutte le energie per farlo.
Nessuno pretende un Lecce perfetto, o scintillante nel gioco come visto con il Torino o a Napoli. Quello di c’è bisogno è però una squadra più compatta, più determinata, più sul pezzo. Una squadra che creda nei suoi mezzi, per quanto limitati possano essere, e cerchi di sfruttarli al massimo, cosa che non sta facendo. Poi come andrà andrà. Ma perdere occasioni del genere, girando a metà dei giri in testa a testa da sei punti, quello proprio no. Ed un buon punto da cui ripartire per fare meglio può essere, intanto, mettersi alle spalle tutte le scusanti. Perché non ci si renda conto di non aver dato tutto quando poi sarà troppo tardi.
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