Al Mapei Stadium il Lecce meritava di più, come con la Sampdoria. Infortuni, errori arbitrali, rimpalli, lockdown: dimenticarsi queste “scuse” per spendere ogni energia cercando l’impresa.
Parliamoci chiaro, senza fronzoli. Il Lecce così non si salva, ma con dosi di fortuna (errori arbitrali compresi) equilibrate sarebbe arrivato ad oggi con 27 punti e non 25. Perché meritava il pari con la Samp e anche ieri, secondo chi scrive, non ha totalmente demeritato, anzi.
Al Mapei Stadium si è vista una squadra finalmente viva, finalmente determinata, e soprattutto finalmente consapevole della strada da intraprendere per cercare di arrivare ad un risultato che necessita come l’ossigeno. Purtroppo questo non è arrivato. Ci sono stati al contrario i soliti errori e la solita dose di sfortuna che hanno prestato il fianco al gioco del Sassuolo, apparso spettacolare sì, ma solo a tratti. Da lì il 4-2 finale.
Ora archiviamo la prestazione di un nulla sotto la sufficienza di ieri, e guardiamo al futuro. Ecco, questo futuro rischia di essere compromesso dalle parole che, in queste settimane, hanno preso la scena in casa Lecce. Le direzioni di gara avverse, gli infortuni, addirittura, ieri, i rimpalli. Fattori più o meno determinanti, nessuno lo mette in dubbio. Ma che rischiano di diventare degli alibi.
Sì, perché sono elementi di distrazione importantissimi, che si insinuano nella mente di chi scende in campo ed il cui pensiero non deve certo risiedere nell’essere bersagliati dalla sfortuna. Ma, semmai, nel lasciare sul rettangolo verde fino all’ultima goccia di sudore. O nello spendere ogni minima energia in sede d’allenamento per migliorarsi, come singolo e come collettivo.
Non si può accettare l’idea che Paz debba per forza fare un fallo inutile come quello su Ferrari (e De Paoli). O che Falco, con i perfetti movimenti di Farias e Babacar, sia costretto a cercare il tiro nonostante i tre avversari di fronte a lui. O ancora che Calderoni non riesca minimamente ad opporsi a Muldur (mica Maicon). Il tentativo di fuorigioco dopo quattro minuti sarebbe un insulto anche solo nominarlo in questa lista.
Ebbene, le parole, i pensieri, il lavoro di Mancosu e compagni dovrebbero essere tutti e solo in una direzione. Quella del lavoro e dell’impegno per arrivare al fischio finale di Lecce-Parma e dirsi, a prescindere dall’esito del campionato: “Non abbiamo lasciato davvero nulla di intentato“. Una cosa impossibile da fare finché questa squadra avrà scusanti. Il che non vuol dire certo dare addosso senza senso, chiedere esoneri con match da preparare in un giorno e mezzo, accusare dirigenti a spada tratta o sfiduciare ulteriormente i calciatori.
Per fare certe valutazioni ci sarà tempo, ci saranno altri momenti. Così come saranno altri, in caso di eventuale (speriamo di no) retrocessione, i momenti in cui dire “però, ci è girato davvero tutto male”. Ma non ora. Perché distrarsi anche solo un attimo dall’unico obiettivo è troppo rischioso. E non c’è nulla di peggio, soprattutto per una cenerentola come il Lecce, del rimpianto di non aver fatto anche l’impossibile per andare oltre la sfortuna. Crederci, lavorare e magari piangersi meno addosso. Punto.
Due rientri nn fanno una squadra
Ragazzi la Lazio è decimata crediamoci che Martedì avviene il miracolo … due vittorie consecutive e siamo salvi…❤️ forza raga crediamociiiiiiiiiiii Forza ❤️
????????????
Babacar é un’offesa al gioco del calcio. Tachsidis è ancora peggio
Bravo
Un bel articolo, complimenti.
È veramente un gran piacere leggere sul vostro sito.
Resta comunque il fatto che abbiamo una difesa imbarazzante e un attacco sterile.
Il centrocampo ovviamente non si salva, perché non aiuta né la fase difensiva che quella offensiva.
Questo Lecce non mi appassiona… indipendentemente dal risultato… Il più brutto Lecce degli ultimi trenta anni… questo è il mio pensiero ovviamente.