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GdM – Mileti: “Brescia-Lecce? I salentini hanno una loro identità, mentre i lombardi vivono giorni particolari”

Francesco Mileti, doppio ex di Lecce e Brescia, parla a La Gazzetta del Mezzogiorno (intervista di Antonio Calò) dei contenuti tecnico-tattici della gara di venerdì sera.

BRESCIA-LECCE. «Si daranno battaglia due compagini retrocesse dalla A ed entrambe candidate a tornare immediatamente in massima serie, impresa mai semplice. In questo momento, per quanto è emerso nelle prime due giornate, il Lecce mi sembra un gradino più avanti rispetto al Brescia che, tra l’altro, ha già cambiato allenatore. L’impressione è che la squadra salentina stia trovando la propria dimensione, in quanto il lavoro di Corini sta iniziando a dare i suoi frutti. Il complesso lombardo, invece, dopo avere seguito i dettami calcistici di Delneri, ora dovrà adattarsi a quelli di Lopez, cosa che potrebbe richiedere un po’ di tempo, anche se il trainer uruguayano conosce quasi tutti i propri uomini, per averli diretti in massima serie nella seconda parte dell’annata scorsa».

DUE CLUB FORTI. «Sono due “signore” squadre, in seno al Brescia, però, ritengo che in questo periodo ci sia minore tranquillità, senza dimenticare il fatto che il nuovo percorso tecnico è stato impostato da due settimane. D’altro canto, è pur vero che il cambio dell’allenatore genera una scossa».

MATCH CLOU. «Il match è importante per il blasone e per la caratura delle due piazze, che sono anche entrambe molto calde, ma il cammino da fare è ancora lungo e tortuoso. Pertanto, qualunque sarà il risultato, le prospettive delle due contendenti resteranno intatte, fermo restando che un eventuale successo del Lecce sarebbe duro da digerire in casa Brescia e potrebbe creare ulteriori fibrillazioni».

EX COMPAGNI DI CORINI A BRESCIA. «Lui era alla sua prima stagione nel calcio che conta, dopo avere fatto tutta la trafila nelle giovanili. Si faceva apprezzare per umiltà, abnegazione, voglia di arrivare e personalità. Inoltre, era forte tecnicamente. Riuscì a ritagliarsi uno spazio in un team che era di altissimo livello e che comprendeva calciatori del calibro di Beccalossi, Bordon, Zoratto, Occhipinti, il brasiliano Branco. A guidarci era Giorgi, un autentico signore. A Brescia, tra l’altro, mi lega un ricordo bellissimo sul piano personale, la nascita di mia figlia Francesca».

LECCE CASA MIA. «Giocare nella formazione della propria città, nella quale si è cresciuti dal punto di vista calcistico, è il massimo. In giallorosso ho vissuto momenti fantastici della mia carriera. Sono legato a tre figure in particolare. La prima è quella di Adamo, che mi ha tirato su nel vivaio e che è stato determinante non solo per la mia formazione tecnica, ma anche sul piano della mentalità e del comportamento. Troppi ragazzi talentuosi, infatti, si perdono per strada perché mancano di qualcosa sotto questo profilo. Una volta approdato in prima squadra, poi, devo molto a Di Marzio ed al compianto Corso, due maestri, oltre che allenatori che mi hanno diretto in due annate differenti e che hanno creduto in me, gettandomi nella mischia con continuità».

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