
Il più grande rischio per il Lecce sarebbe pensare di avere la strada in discesa dopo un periodo positivo. Ogni angolo nasconde insidie importanti.
L’ottimismo è il profumo della vita. Quante volte se l’è sentito dire il buon Gianni? E chi fa dell’ottimismo un motore per carburare e superare gli ostacoli della quotidianità ha capito tutto. Non ha capito nulla chi, dietro un incauto ottimismo dettato non da una forma mentis, ma da risultati che, per antonomasia, sono sempre transitori, vuole nascondere problemi che esistono, e spesso sono enormi. Come quelli che costellano la Serie B 2020/21.
In un campionato normale, con 4-5 dirette concorrenti attrezzate ed il campo a giudicare, il momento che il Lecce sta attraversando sarebbe la più proverbiale delle panacee per indirizzare la stagione nel modo giusto. Quest’anno nemmeno una rosa dall’indiscutibile valore ed un’ottima serie positiva autorizzano invece ad avventurarsi in ipotesi del tipo “siamo nettamente i favoriti”. Perché? Troppe le variabili in campo.
Innanzitutto le avversarie, raramente così tante ed agguerrite. Il campionato cadetto è costellato da almeno 7-8 squadre con gli uomini giusti per affrontare una lotta promozione. Se anche solo 2 di queste vadano ad abbracciare il classico “anno di grazia”, anche una stra-favorita potrebbe doversi accontentare dei playoff. Per non parlare dell’unicuum scaturito dall’annullamento del fattore campo, che non gioca certo a favore di una piazza come Lecce, e dell’incognita Covid. Una squadra che si trovi martoriata in un periodo-clou (ed il calendario del Lecce ne “crea” almeno due a girone) può infatti davvero compromettere un obiettivo.
Quindi? Quindi, consapevolezza. Perché per superare da vincenti un campionato così duro, che non può farti stare tranquillo nemmeno a +10, la parola d’obbligo è tenere alta la guardia. Pensare di essere “arrivati” sarebbe il più imperdonabile tra gli errori.
