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Gonzalez a CL: “Innamorato del Lecce, lotto per salvarlo. Orgoglioso di essere un simbolo del progetto giovani”

Tra le più belle sorprese del campionato dopo un approdo in giallorosso straripante da leader della Primavera, Joan Gonzalez rappresenta uno dei gioielli che Marco Baroni sta valorizzando ed a cui non ha mai rinunciato. Abbiamo intervistato in esclusiva per voi il promettente catalano del Lecce

Nato a Barcellona, Joan Gonzalez è cresciuto a 15 chilometri da essa, a Sant Cugat del Vallès. Come nasce la tua passione per la sfera più amata al mondo?

“I miei genitori mi hanno sempre detto che da subito mi sono messo ad inseguire il pallone, quindi con la passione per il calcio ci sono praticamente nato. Poi, quando avevo all’incirca quattro anni, mi hanno portato per la prima volta alla scuola calcio e da lì non ho più smesso”.

Sant Cugat, Cornellà e Barcellona nella tua formazione giovanile: quand’è che hai capito che saresti diventato un calciatore professionista?

“Francamente non ho mai pensato al professionismo, né da bambino né da ragazzo. Mi ha sempre divertito giocare a calcio, per me è stata tutta passione. Quando mi sono reso conto di ciò che stava accadendo di fatto professionista già lo ero. E’ stato un passaggio naturale del quale non mi sono nemmeno accorto. Certamente si trattava del mio sogno di sempre che si realizzava, ma io ho sempre pensato a divertirmi e ad andare avanti”.

Quali sono gli insegnamenti che ti porti dietro dalla mitica Masia, la struttura di formazione del vivaio barcelonista? Sogni di tornare in blaugrana un giorno?

“La scuola Barcellona mi ha dato tantissimo, soprattutto sotto il profilo tecnico e di gestione della palla. Lì si gioca molto il pallone, in gara come in allenamento, anche quando si corre lo si fa con la palla tra i piedi. In più, pur avendo giocato sempre da centrocampista nella mia carriera, per un anno ero stato arretrato a difensore centrale. Lì ho acquisito esperienza per la fase difensiva che non sapevo fare bene, ed ora sono un giocatore migliore anche grazie a questo step. E’ chiaro che tornare al Barça da calciatore della prima squadra sarebbe un sogno perché lì ho casa, famiglia, amici ed inoltre sarei nel club migliore al mondo”.

Per caratteristiche non rappresenti però il prototipo del classico prodotto del settore giovanile del Barcellona. Come hai vissuto questa tua peculiarità in quegli anni?

“E’ vero, a Barcellona c’erano molti giocatori che avevano più qualità e puntavano su essa, mentre io ci mettevo più forza e corsa, caratteristiche che non tutti avevano. Forse la mia fortuna, quello che mi ha permesso di sbarcare nel calcio dei grandi, è stato proprio questo mix di elementi”.

Dal Barcellona al Lecce per crescere partendo anche lì dalle giovanili. Com’è stato questo passaggio?

“Il Lecce per me non era un club sconosciuto, sapevo già qualcosa dei giallorossi anche perché per tanti anni avevo giocato a FIFA. Per me arrivare qui è stata una grande opportunità di crescita che ho voluto cogliere al volo, sia per migliorarmi che come occasione di vivere all’estero, per la prima volta lontano da casa. C’era differenza tra i due club, ovviamente, ma anche più possibilità di ampliare il mio bagaglio e di esordire in una prima squadra. Oltre che, naturalmente, un grande progetto che punta sui giovani”.

Com’è stato l’impatto con il calcio italiano?

“Il periodo di adattamento c’è sempre, ma credo che per me sia stato più facile già dall’anno in Primavera proprio per le mie caratteristiche che possono considerarsi congeniali al tipo di calcio che si fa in Italia”.

Dalla capitale della Catalogna a quella del Barocco: come ti sei trovato a vivere nel Salento?

“Mi sono innamorato subito, in primis della gente: buona, amichevole, capace di starti vicino sempre, ovunque e comunque. Anche quando vado a mangiare fuori i camerieri sono sempre super gentili. Tutti cercano di farti sentire a casa. La città poi è carina e tranquilla, simile alla mia Sant Cugat. Lecce mi è piaciuta subito e non cambierei questa scelta con nulla al mondo”.

Com’è stata la tua prima impressione del progetto del club?

“Mi avevano spiegato che giocare in Primavera era importante, ma che per me come per gli altri neo arrivati si trattava di un trampolino di lancio per arrivare in prima squadra. Io così ho da subito dato il massimo, senza pensare all’esordio in B o in A ma solo a giocare tranquillamente e fare il meglio”.

E così è arrivato un campionato da protagonista condito da emozionante salvezza in Primavera 1…

“E’ stata davvero una bella esperienza, con il finale che ci siamo meritati. Racconto un aneddoto per descriverlo: all’ultima giornata stavamo giocando e vincendo 2-0, aspettavamo il risultato di Napoli-Verona ma, visto che il Napoli si giocava tutto ed il Verona niente, sapevamo sarebbe stato difficile salvarsi senza disputare i playout. Intorno al 70′ mi accorgo però che l’autista in lontananza si mette ad esultare, seguito dai tifosi sugli spalti. Abbiamo capito che il Napoli stesse perdendo, il resto è storia”.

Come quella che sta cercando di scrivere l’attuale formazione Primavera. Stai seguendo i giovani giallorossi? C’è anche un tuo connazionale, Munoz, che sta cercando di seguire il tuo percorso…

“Quando posso vado sempre a vederli, quando invece siamo fuori per trasferte o in ritiro prepartita la guardo in tv perché mi piace molto come squadra. Stanno facendo bene, giocano un bel calcio e sono primi per questo. Auguro loro il meglio e li aspetto in prima squadra. Munoz è un bravissimo giocatore e lo si vede di partita in partita. Spero possa fare come me ed approdare in prima squadra”.

Sei il primo calciatore del Corvino-bis ad essere arrivato in Primavera per poi imporsi anche in prima squadra. Cosa si prova ed essere un po’ il simbolo che incarna il progetto giallorosso?

“Mi sento ovviamente orgoglioso per questo e spero di non essere l’ultimo ma solo il primo di tanti. E’ bello essere un po’ il simbolo, ma sappiamo bene che Corvino non ha iniziato certo con me a fare questo tipo di lavoro”.

Dalla Primavera alla prima squadra, subito con un ruolo da protagonista. Come hai vissuto questo salto?

“E’ difficile da spiegare a parole. C’è una grande sensazione di orgoglio, pensi alla famiglia e agli allenatori che ti hanno aiutato nel tuo percorso. Sono emozioni che si provano solo con l’esordio. Anche se ero in ritiro, infatti, non mi aspettavo di essere subito chiamato in causa, quindi il tutto è stato ancor più emozionante”.

Il tuo impatto con la Serie A è stato molto positivo, a tratti clamoroso. Come sei riuscito a farti trovare subito pronto?

“Chi pur essendo giovanissimo ha un impatto migliore con la Serie A è perché è spensierato. Non devi infatti pensare di poter commettere errori, di poter sbagliare un controllo. La tranquillità è importantissima, devi solo pensare a correre e dare tutto te stesso”.

E’ poi arrivato anche il primo gol da professionista, sotto la Nord ed a recuperare lo svantaggio iniziale con il Monza…

“Sotto il profilo personale è stato un giorno bellissimo. Poteva essere ancora migliore perché poco dopo il pari ho avuto l’occasione di raddoppiare portando la squadra alla vittoria. In ogni caso il Via del Mare, i tifosi…è stato tutto stupendo”.

Come molti dei tuoi compagni hai accusato un periodo di flessione nelle ultime settimane. A cosa è dovuto?

“Onestamente sì, c’è stato un calo anche se posso assicurare che non abbiamo mai mollato e secondo me le prestazioni magari non saranno state buone, visto che abbiamo perso, ma noi ci siamo sempre stati. A farci perdere punti, infatti, per me sono stati degli errori isolati che prima non abbiamo commesso. La squadra infatti sta lottando, non ci sentiamo per nulla appagati perché vogliamo salvarci il prima possibile e stiamo bene sia mentalmente che fisicamente, lo staff è bravo a prepararci in questo. Ora riprendiamo il cammino e tutto andrà bene”.

Svolgi un ruolo delicato nel 4-3-3 di mister Baroni che alle mezzali chiede tanto dispendio di energie…

“Sì, ci chiede molto lavoro in entrambe le fasi e di dare tutto. Ci dice sempre di non risparmiarci perché quando siamo stanchi possiamo fare cenno e lui ci cambia”.

Ora la pausa per le Nazionali è alle spalle. Che Lecce vedremo alla ripresa?

“Il Lecce di sempre, quello che la gente vuole vedere, ovvero quello che lotta su ogni pallone e che vuole fare sempre meglio per raggiungere l’obiettivo. Ad Empoli sarà una gara difficile come tutte. Anche loro vengono da un periodo un po’ di calo, per questo i punti saranno importantissimi. Noi vogliamo solo lottare e vincere”.

In questi giorni si è parlato molto di un tuo inserimento nel nuovo corso della Spagna Under 21. Sei pronto per essere protagonista anche con le giovani Furie Rosse?

“Ovviamente mi piacerebbe, come per tutti i ragazzi è sempre molto bello rappresentare il proprio Paese. Io lavoro con il Lecce e cerco sempre di farmi trovare pronto”.

Come vedi invece il tuo futuro a livello di club?

“Sono un ragazzo che pensa al presente, mentre al futuro guarda poco. Posso assicurare che lotterò fino all’ultima partita, poi si vedrà cosa accadrà in futuro. I tifosi del Lecce possono stare tranquilli, questa città e questa squadra mi piacciono tantissimo”.

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Rocco
Rocco
1 anno fa

Vai Joan🔥

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1 anno fa

Bravo bravissimo

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1 anno fa

Ragazzo diventa un grande qui a Lecce e farai tanta strada!
Forza! 💛❤️

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1 anno fa

Tanto cuore,forza e impegno. Bravo ♥️👏

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1 anno fa

In fase calante da un bel po di partite…peccato perché era partito benissimo. Speriamo possa tornare quello di inizio stagione. Più preciso a centrocampo e più pericoloso in fase offensiva.

Marco
Marco
1 anno fa

Che bella che è sant Cugat del Vallès! Ci dobbiamo andare!

cottafava
cottafava
1 anno fa

troppe chiacchere ultimamente. parlare meno e dimostare di più

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1 anno fa

40 milioni o resta a Lecce

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1 anno fa

Daje, Joan 💛❤️

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1 anno fa

Grande Joan sei un bravissimo ragazzo lo si legge dal anima che ci metti in campo

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1 anno fa

grande talentino!

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1 anno fa

Forza Joan, sei forte! torna a dimostrarci chi sei

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