Il portiere del Lecce, di fede romanista e per questo beccato ogni tanto dalla tifoseria biancoceleste, si è esaltato all’Olimpico contro i “rivali” essendo decisivo nel personale derby nonostante il solo punto conquistato

Se il Lecce dopo 35 partite non ha ancora subito più di due reti (record per una neopromossa in A) parte del merito va a Wladimiro Falcone. Il 28enne è stato tra i migliori in campo della formazione salentina nella particolare partita giocata contro la Lazio da romano e romanista. Oltre agli interventi salva-risultato, Falcone è stato sollecitato tantissimo, tecnicamente e psicologicamente, durante la massima pressione laziale fino al 2-2 di Milinkovic-Savic.

Come accaduto in altre occasioni, Falcone ha tenuto a galla il Lecce in momenti difficili. Dopo il rigore sbagliato da Strefezza e il gol subito a firma Immobile, il 28enne ha compiuto il primo miracolo d’istinto e posizionamento al 43′, pochi minuti prima del pari di Oudin. Palla persa in uscita da Umtiti, Milinkovic-Savic si gira e tira in diagonale verso il palo lontano dall’interno dell’area e Falcone, in controtempo con il corpo bilanciato a difesa del primo palo, allunga il piede destro e arpiona il potenziale raddoppio del serbo.

Studio, sangue freddo e senso della porta anche nella parata del minuto 75. Durante le prime percussioni della Lazio nell’area leccese, Immobile si porta a spasso la retroguardia in maglia rossa ma deve poi arrendersi ancora al piede di Falcone, che allarga braccia e gambe per coprire lo specchio e tocca con lo scarpino sinistro. Resta il rimpianto per il peso specifico di due parate potenzialmente da vittoria, ma, dopo il palo di Pedro, Falcone è stato incolpevole sulla respinta di Romagnoli precedente al colpo di testa del 2-2 di Milinkovic-Savic.