I giallorossi serrano le fila e con la compattezza che ormai ha contraddistinto il campionato si prendono meritatamente la salvezza beneficiando degli episodi, raccogliendo così dei meriti anche per le prestazioni passate

Il Lecce è salvo e finalmente può partire la festa dopo mesi di sofferenza, risultati avari e problemi strutturali da aggirare facendo leva su compattezza e solidità difensiva. Il successo che ha reso ancora una volta, dopo la prima A nel 1985, Monza teatro di ricordi dolcissimi è arrivato a seguito di una gara da Lecce di Baroni, quello che, nella fase 1 del campionato, ha indossato l’elmetto per affrontare con concentrazione e rispetto, ma senza paura avversari più dotati qualitativamente.

Il rigore-gol di Colombo, arrivato dopo la sontuosa parata di Falcone, ha fatto esplodere di gioia i tifosi del Lecce ad ogni latitudine. Dopo paura e delusioni negli ultimi mesi, la salvezza è arrivata a una partita dalla fine. Lecce-Bologna di domenica 4 giugno sarà così un abbraccio collettivo e non una serata bollente di sofferenza. Per principi di gioco e identità di squadra, il Lecce e Baroni, si può dire, hanno raccolto sul campo monzese ciò che è mancato in tante buone prestazioni non condite dalla cattiveria giusta al momento di graffiare.

I tre punti in trasferta, decisivi per scatenare la festa, sono arrivati in una prestazione dove il Lecce è stato una testuggine. 4 tiri subiti, nessuno su azione, (1 in porta, il rigore di Gytkjaer neutralizzato dal volo Super Falcone) rappresentano il record in una stagione in cui i giallorossi subiscono in media 11 conclusioni. Gli xG premiano la fase difensiva: se al totale di 0.92 raccolto dal Monza si tolgono gli 0.76 del rigore di Gytkjaer restano solo la punizione alta di Caprari al 58’ (0.01), Rovella murato da Blin al 13’ (0.01) e la pedata di Marlon (0.15) finita lontana dalla porta su respinta di Falcone.

Il fine giustifica i mezzi, e Baroni ha vinto nonostante il peggior dato di possesso palla della stagione: 26,11%, percentuale che nel quarto d’ora tra il 61’ e il 75’ ha raggiunto il picco negativo di 17% dopo “l’alto” 45% tra 16’ e 30’. Lasciando il cuoio tra i piedi dei biancorossi, il Lecce ha colto il miglior risultato su palle perse (70, mai così poche contro una media di 110). C’è stata anche quell’aggressività mancata altre volte: 20 falli, 6 in più della media. Numeri magri, fisiologicamente, su passaggi: solo 199 (172 ok) per il Lecce contro i 627 (574) dei brianzoli. Il fallo da rigore di Baschirotto su Colpani al 78′ è arrivato su una sanguinosa palla persa da Banda nel tentativo di appoggiare arretrato su Hjulmand mentre la squadra saliva. La veloce ripartenza del Monza sull’asse Gytkjaer-Pessina ha poi liberato l’ex centrocampista del Trapani, atterrato.

Davanti, Il Lecce a raggiunto 1.41 di xG puntando sull’esplosività dello zambiano a sinistra (due tiri respinti per lui). Al 16’, proprio dalla sinistra, su errore di Pablo Marì, è nata la doppia occasione in cui sia Strefezza (0.31) sia Askildsen (0.17) hanno tirato con il “braccino”. In totale, le conclusioni sono state 8 e il Monza ha protetto bene Di Gregorio (nessun intervento), sconfitto da Colombo al 101’ nel personale derby di Milano tra il portiere scuola Inter e l’attaccante giallorosso in prestito dal Milan. Meglio gli attacchi di posizione (5 conclusioni su 20 attacchi, orchestrati come già detto perlopiù da Banda) e contropiedi (2 tiri su 4 break) che i cross. Su 8 traversoni, solo 1 è stato preciso: Oudin, al 28′ del primo tempo, ha calciato verso Ceesay in area, ma il movimento del gambiano e la marcatura di Pablo Marì non hanno generato tiri.