Il vicepresidente del Lecce ha parlato dei successi della squadra a Salento News palesando il suo orgoglio

PERCORSO. “E’ stato un percorso trionfale, grandissimo. Non è stato semplice ma ce l’abbiamo fatta. Come società abbiamo dato un segnale forte dando più enfasi alla salvezza che alla promozione. E’ stato difficile salire in A ma è stato ancora più difficile mantenerla contro club che hanno proprietà miliardarie con cui non si può competere economicamente, a meno che non si opti per fondi, soci di grande rilievo o indebitamento. Noi siamo una società di professionisti che amano il territorio che fanno onesti sforzi. Oltre questo non possiamo fare. Le strade per raggiungere i risultati sono essenzialmente tre: il messaggio è questo. La prima, rischiare il tutto per tutto, indebitarsi e poi ripartire dalla D con azzeramento dei debiti. Abbiamo avuto tanti esempi in Italia. Ciò a Lecce non avverrà mai finché ci siamo noi”.

PRESTITI. “Il secondo discorso lo abbiamo fatto noi nel nostro primo anno in Serie A, accogliendo molti prestiti. La direzione sportiva era orientata con quel tipo di risorse a utilizzarle più per prestiti. Sono venuti Babacar, Barak, Saponara, Deiola, Farias, Deiola. E’ una politica che per inesperienza si è portata avanti che può portare alla salvezza, ma se retrocedi non ti fa rimanere nulla. E’ pericolosissima e ci ha prodotto delle perdite che abbiamo recuperato con una politica differente”.

IDEA. “Da quando c’è Pantaleo Corvino abbiamo adottato una politica più rischiosa, molto. Rifondare il settore giovanile, infrastrutture, macchinari, palestra e acquisire giocatori di proprietà con mezzi limitati. Una parte serviva a coprire le perdite Covid e ciò che è successo nelle passate stagione. Per noi non avere ricavi da stadio è stata una perdita enorme. Il decreto liquidità ha spostato dei costi facendoli diventare debiti ma dei ricavi sono mancati totalmente. Pantaleo ha fatto un lavoro egregio insieme al suo staff, a Trinchera. Il Lecce ha riportato un settore giovanile in A1, salvato e poi scudettato. La prima squadra è tornata in A con una politica molto più difficile. Anche se fossimo retrocessi, e poteva accadere, ci saremmo guardati degli occhi avendo un parco giocatori da cui ripartire: Hjulmand, Blin, Gendrey, Strefezza, Di Francesco, Gonzalez, Banda e altri forti della Primavera. La componente determinante è stata anche la coesione con i tifosi, sempre numerosi e colorati ovunque in Italia, anche la stampa ci ha dato una mano. Con i prestiti non rimane nulla, noi abbiamo un parco da cui ripartire. In B non saremmo falliti. Quando scendemmo nel 2020 i bilanci erano sanguinosi”

GIOCHI DEL MEDITERRANEO. “Sta seguendo tutto il presidente. Siamo nelle migliori mani possibili, ha una capacità di far rispettare il Lecce. Noi siamo una società ormai riconosciuta ed apprezzata. Ricordiamo gli arbitraggi del primo anno in A. Il presidente sta facendo un lavoro incredibile sul riconoscimento d’identità per far riconoscere il Lecce come società importante”.

SODDISFAZIONE. “Ce lo siamo meritato. La meritocrazia è un valore importante. Ci sono state delle politiche diverse. Nessuno nasce esperto, noi abbiamo pagato l’inesperienza e senza Covid ci saremmo salvati il primo anno in A. Ora l’unica via maestra è avere squadre giovani e avere un settore giovanile. Pantaleo Corvino è il numero 1 su questo. Se avessimo delle proprietà tipo il Monza con 15 milioni di euro prenderemmo il Vlahovic del futuro. Noi siamo degli onesti lavoratori e mettiamo le risorse che possiamo investire”.

FUTURO. “Noi ci siamo dati un obiettivo, goderci la salvezza. I playoff della Primavera hanno assorbito le nostre forze e tra pochi giorni ragioneremo sul futuro”