Javier Ernesto Chevanton, come Mirko Vucinic, inizia la sua disamina dall’indelebile legame con Lecce e il Lecce: “Ho avuto la fortuna di giocare con Mirko e di girare anche in altre squadre, ma la maglia del Lecce non me la sono mai tolta di dosso. Oggi lavoro in società come allenatore, vivo qui e non cambierei mai Lecce con gli altri posti in cui sono stato. Lecce? Una città che mi ha adottato come un figlio. Devo tanto a Lecce che mi ha fatto conoscere a livello internazionale, e al Danubio che mi ha cresciuto.”.
Dopo la stagione 2003/2004, Cheva era il pezzo pregiato del Lecce. Dopo tante idee sfumate in Serie A, alla fine Pantaleo Corvino firmò il trasferimento al Monaco, una delle tappe oltre al Siviglia. In Andalusia, Chevanton ha condiviso lo spogliatoio con il compagno, a suo dire, più forte in carriera: “L’esperienza nel Principato? Lì ho giocato con Vieri nell’anno in cui si fece male e saltò il Mondiale poi vinto dall’Italia. Ho avuto anche la fortuna di giocare con Di Vaio. Dovevo andare all’Inter ma poi si fece l’accordo col Monaco, io cercavo il salto di qualità per giocare la Champions League e ho colto questa possibilità anche perché mi permetteva di non giocare contro il Lecce. Col Siviglia è stata anche quella una bella esperienza, in Spagna si lavora di più sulla palla e meno fisicamente, lì ho vinto i miei primi trofei internazionali. Il giocatore più forte con cui ho giocato? Vucinic a parte, direi Dani Alves ai tempi del Siviglia”.
Nel 2001, Chevanton fu uno dei due colpi esotici di Pantaleo Corvino insieme a Guillermo Giacomazzi. I due si sono stanziati in città nell’anno della gestione Cavasin, suo primo allenatore: “Siamo arrivati insieme a Lecce, siamo rimasti molto amici e per me lui è un fratello maggiore, mi dava tranquillità in quei periodi in cui ero un po’ pazzo. Un ragazzo d’oro che ha fatto la storia in questo club. massimo rispetto per lui come calciatore e come uomo. Delio Rossi? Viene dalla scuola Zeman, arrivato a Lecce nell’anno in cui andò via Cavasin, lavorammo da subito per la Serie B. MI seppe prendere in quei periodo in cui ero un po’ pazzo aiutandomi a cambiare anche nel modo di pensare. Ti parlava come un padre, una persona diretta”.
La storia di Chevanton con il Lecce prosegue in panchina: “Sono felice perché lavoro per la squadra che amo, qui ho la possibilità di trasmettere la mia esperienza ai ragazzi che alleno, questo è il quarto anno. L’anno scorso abbiamo auto la gioia di vincere lo Scudetto Primavera, oggi alleno l’Under 15, cerco di trasmettere loro la professionalità perché sono il patrimonio di questa società.
La chiusura è affidata alle reti più belli della carriera. Chevanton sceglie la bordata segnata in un derby al San Nicola: “Il gol più bello che ho fatto? Quello al Bari, anche se magari non tutti se lo ricordano. Con la mia nazionale, un gol al Paraguay e, col Siviglia, un gol al Real Madrid”.
Grandi Cheva e Mirko